OBAMA-DRAMA - LA LEADERSHIP MONDIALE USA NON C’È PIÙ ED OGGI NON ESISTE PAESE IN GRADO DI RIEMPIRE IL VUOTO - EUROPA, CINA E GIAPPONE SONO COMPLETAMENTE IMPEGNATI IN DELICATI PIANI DI RIFORME INTERNE

Ma soprattutto gli americani, per la stragrande maggioranza, non vogliono una presenza più attiva del loro Paese sulla scena politica internazionale. Il 52% è convinta che gli Stati Uniti debbano «farsi gli affari loro e lasciare che gli altri Paesi seguano la loro strada», una cifra che nel 2002 era al 30%….

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Ian Bremmer per La Repubblica

 

HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL

«Il problema che ci si pone oggi non è se l’America guiderà ancora il mondo, ma come lo guiderà, se vorrà assicurare la nostra pace e prosperità, e se vorrà diffondere pace e prosperità in tutto il mondo». Così si è espresso il presidente Barack Obama durante un recente discorso sul futuro della politica estera americana.

 

obama allenamento 9 obama allenamento 9

Sebbene alcuni, sia dentro che fuori gli Stati Uniti, siano felici di vedere l’America assumere un ruolo più defilato, altri invece preferirebbero sentire un presidente americano promettere di mantenere la leadership che solo una potenza globale può permettersi, dando per scontato che solo un vero leader sia in grado di fare rispettare la legalità, imporre il compromesso e assicurare la forza militare indispensabile a garantire la stabilità geopolitica ed economica del pianeta.

 

Si tratta ovviamente d’una questione cruciale, poiché oggi non esiste governo, o alleanza provata di governi, in grado di riempire il vuoto lasciato da un possibile ritiro dell’America. L’Europa era occupata a gestire i cambiamenti in seno alla zona euro ancor prima che le elezioni del Parlamento europeo facessero emergere le crescenti frustrazioni dei cittadini nei riguardi della governance europea. Cina e Giappone sono completamente impegnati in delicati piani di riforme interne.

OBAMA E PAPA BERGOGLIO OBAMA E PAPA BERGOGLIO

 

Altre potenze emergenti — tra cui India, Brasile e Turchia — sono anch’esse prese da preoccupazioni interne. Tutti questi Paesi potrebbero sostituirsi all’America, ma nessuno di loro è in grado di assumere una vera leadership mondiale.

 

Ma qualunque siano le riflessioni esternate dal presidente Obama ai suoi sostenitori, diversi sono oggi i fattori che limitano la capacità di Washington d’affrontare nuove sfide e nuovi impegni — in Ucraina come in Siria, nel Mar Cinese meridionale come nel cyberspazio.

 

Innanzitutto i leader politici, nella maggioranza dei Paesi in via di sviluppo, sanno benissimo che resteranno al potere ben oltre il termine dell’attuale presidenza americana, e che l’effettiva influenza di Obama a Washington comincerà a declinare non appena Hillary Clinton e altri politici repubblicani di spicco avranno annunciato

la loro candidatura alle prossime elezioni. Questo accadrà entro la primavera del 2015.

 

Smog in Cina Smog in Cina

Di conseguenza, i leader degli altri Paesi si guarderanno bene dal mettere a repentaglio la loro popolarità interna per sostenere i programmi dell’amministrazione Obama.

Secondo, Washington continua a danneggiare la reputazione internazionale dell’America.

 

La spaccatura politica del Paese ha minato la fiducia nella capacità del presidente di realizzare le sue promesse. L’utilizzo dei droni da parte delle forze armate ha incrinato i rapporti con alcuni alleati, e la tolleranza (o ignoranza) di Obama per le attività di spionaggio degli Stati Uniti — anche a danno di capi di Stato alleati — gli ha alienato le simpatie di molti di loro.

 

È difficile incoraggiare una più stretta collaborazione internazionale nel cyberspazio, quando gli Stati Uniti intercettano le telefonate della cancelliera tedesca e del presidente brasiliano.

Smog a Guzhou Cina Smog a Guzhou Cina

 

In un mondo in cui nessuna singola potenza, nemmeno gli Stati Uniti, gode del prestigio necessario per persuadere altri Paesi a seguire una certa linea politica, persino una superpotenza ha bisogno di partner capaci e disposti a condividere gli oneri della leadership in sintonia con le sue direttive.

 

Tenendo conto della deprecabile guerra in Iraq voluta da George W. Bush — benché apertamente osteggiata dai cittadini americani — e i palesi doppi pesi e doppie misure dell’amministrazione Obama, oggi riemergono tra gli alleati tradizionali degli Usa scetticismo e diffidenza, come non accadeva dalla fine della Guerra fredda.

EURO CRAC EURO CRAC

 

Ma soprattutto gli americani, per la stragrande maggioranza, non vogliono una presenza più attiva del loro Paese sulla scena politica internazionale. Un sondaggio Pew pubblicato all’inizio dell’anno ha rivelato che una percentuale record d’intervistati (il 52 per cento) è convinta che gli Stati Uniti debbano «farsi gli affari loro e lasciare che gli altri Paesi seguano la loro strada», una cifra che nel 2002 era al 30 per cento.

OBAMA COLOSSEO OBAMA COLOSSEO

 

Obama è stato eletto per metter fine alle vecchie guerre, non per cominciarne di nuove, e gli elettori mostrano scarso entusiasmo all’idea d’inviare soldati americani e finanziamenti a risolvere problemi lontanissimi da loro e di difficile comprensione.

 

DAVID LETTERMAN E BARACK OBAMA DAVID LETTERMAN E BARACK OBAMA

L’infelice risultato di tutto ciò è che oggi Washington invia segnali contraddittori, sia al popolo americano che al mondo. Gli elettori amano ancora sentirsi dire che l’America è potente ed «eccezionale». È facile per i politici di entrambi gli schieramenti sbandierare simili proclami. Ma gli americani non sono affatto d’accordo su che cosa renda il loro Paese eccezionale e su come debba essere impiegata la sua forza militare.

ROTTURA EURO ROTTURA EURO

 

Di conseguenza, le affermazioni dei politici in carica sul ruolo indispensabile dell’America sullo scacchiere internazionale non coincide con la riluttanza del governo ad accollarsi costi e rischi laddove non esistono minacce aperte e dirette alla sicurezza del Paese.

 

Gli Obama al memoriale di Fort Hood in Texas Gli Obama al memoriale di Fort Hood in Texas

Il governo Obama ha aggravato la confusione, inviando messaggi contrastanti sulla sua agenda in politica estera. La tanto celebrata strategia del «perno asiatico», il piano di spostare le risorse politiche, economiche e militari verso l’Asia orientale, è in piena attuazione.

 

Ma l’attenzione del governo, puntata su Russia e Iran, e l’ennesimo fallimento delle ultime trattative fra israeliani e palestinesi, che non sembrano intenzionati a mettersi d’accordo, lasciano intravedere una Casa Bianca assai smarrita

sul da farsi.

 

OBAMA E MICHELLE OBAMA E MICHELLE

Risultato: gli alleati americani non sanno più dove e quando Washington sarà disposta a intervenire, i nemici dell’America non vedono l’ora di saggiare i limiti della risolutezza del governo americano, mentre gli elettori si chiedono per che cosa stanno votando. In un mondo già carente di leadership , i focolai dei conflitti sono destinati a divampare più intensamente e più a lungo che in passato. E queste non sono buone notizie per nessuno.

(traduzione di Rita Baldassarre) 

 

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