“OH NO, ANCHE OBAMA SI PRESENTA ALLA CASSA DI WALL STREET”: IL LIBERAL “HUFFINGTON POST” INFILZA L’EX PRESIDENTE CHE HA CHIESTO 400 MILA DOLLARI PER PARLARE DI SANITA’ – PER CONTRASTARE I PIANI DI TRUMP OBAMA PARTE IN TOUR: PRIMA L’EUROPA (A MILANO IL 9 MAGGIO) E POI IL MESSICO

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Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera

 

OBAMA IN POLINESIA OBAMA IN POLINESIA

«Oh no», esclama il sito liberal «Huffington Post»: anche Barack Obama si presenta alla cassa di Wall Street. L' ex presidente ha chiesto e ottenuto 400 mila dollari per parlare di sanità in una conferenza organizzata dalla finanziaria Cantor Fitzgerald. Quell'«anche» è un sospiro per una delusione inaspettata. Barack come Hillary e Bill Clinton.

 

L' anno scorso Bernie Sanders in campagna elettorale aveva ironizzato su Hillary, la sua avversaria: «Goldman Sachs ti ha pagato 600 mila dollari per una serie di discorsi. Li avrai scritti meglio di Shakespeare». In teoria Obama è un privato cittadino e i suoi guadagni non dovrebbero essere materia di una discussione. Ma in realtà l' ex presidente ha dichiarato di voler fare politica, contribuendo così a formare la futura classe dirigente del Paese. Dunque la domanda di Sanders vale «anche» per Obama.

 

2. OBAMA GIRAMONDO

Paolo Mastrolilli per la Stampa

 

Obama non ha citato Trump, ma il discorso di ieri a Chicago era il primo passo di una strategia per contrastare il Presidente repubblicano e rilanciare i democratici. Un piano gestito attraverso la Foundation di Barack, che ha pianificato anche una serie di viaggi all' estero pensati per sottolineare le differenze con l' agenda di Donald e ostacolarlo.

 

OBAMA IN POLINESIA OBAMA IN POLINESIA

La Foundation è guidata dagli ex consiglieri Ben Rhodes e Valerie Jarrett, e riceve ormai tutti i soldi dei donatori democratici. Pochi danno ancora ai Clinton, a cui i democratici rimproverano di aver perso un' elezione che dovevano vincere, anche se il 2016 non era l' anno di Hillary e forse avrebbe fatto meglio a non candidarsi, come le avevano consigliato le sue amiche Cheryl Mills e Margaret Williams.

 

Secondo fonti interne, la strategia immediata è organizzare una serie di viaggi all' estero per contrastare i piani di Trump, andando in paesi e parlando di temi che contraddicono la sua agenda. Il 9 maggio sarà al Global Food Innovation Summit di Milano per parlare degli effetti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare, ma anche per sostenere il Pd in vista delle prossime elezioni. Il 25 maggio andrà a Berlino da Angela Merkel, nel giorno in cui Trump arriverà a Bruxelles per il suo primo viaggio in Europa alla Nato, e il 26 in Scozia, ossia la regione anti-Brexit, mentre la premier britannica Theresa May sarà a Taormina per il G7.

 

hillary e obama hillary e obama

I suoi consiglieri gli hanno proposto poi un viaggio in Messico, probabilmente a settembre. Ovvi i temi: i migranti, il muro di Trump, il rischio che faccia vincere le prossime presidenziali all' estremista anti americano Obrador. Poi sta valutando di andare in Argentina, dove in teoria Macri rappresenta l' alternativa moderata all' era dei Kirchner, ma ha rapporti tesi con la nuova amministrazione. L' obiettivo è alienare a Trump l' intero Sudamerica.

 

Il Partito democratico ormai lo controlla Obama, col suo ex ministro Tom Perez alla guida del Dnc (Democratic National Committee). La strategia domestica è fare nulla, e non aiutare mai Trump, come fece il leader repubblicano al Senato McConnell con Barack. Perché senza i democratici Donald deve convincere i repubblicani più ideologici ad approvare le sue iniziative, tipo la riforma delle tasse e le infrastrutture, con l' alto rischio che si ripeta quanto già accaduto con la sanità. L' obiettivo è che l' agenda fallisca, aiutando i democratici a riprende un' aula del Congresso nel 2018. In teoria il Senato sarebbe più facile, perché i repubblicani hanno una maggioranza di soli 2 voti, ma nel 2018 sono in palio soprattutto seggi dei democratici, che quindi rischiano di più.

 

OBAMA IN POLINESIA OBAMA IN POLINESIA

Alla Camera invece, dove in teoria l' impresa sarebbe più difficile perché il Gop ha una maggioranza di 45 seggi, ci sono più possibilità. E la Camera in questa fase conta più del Senato, perché è l' aula dove si cominciano le procedure per l' impeachment. La speranza dei democratici infatti resta che fra la Russia, e i conflitti di interessi, Trump faccia qualche errore che apra la possibilità di incriminarlo.

 

Per le presidenziali del 2020 è presto, ma chi si sta agitando molto sono Andrew Cuomo e Cory Booker tra gli obamiani, ed Elizabeth Warren nella sinistra. La strategia di Obama però è ricostruire il partito dal basso, dalla base, come faceva quando era community organizer, per riportare all' ovile i suo elettori andati con Trump e i colletti blu.

 

L' incognita vera è la politica estera. Per i democratici il raid in Siria aveva solo una motivazione interna, cioè distrarre dall' inchiesta sulla Russia e rilanciare la popolarità del Presidente, ma la crisi con la Corea del Nord potrebbe avere conseguenze peggiori.

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