ONDA SU FRONDA - IL DISAGIO DEI “RIBELLI” GRILLINI VERSO GLI ALLEATI LEGHISTI È COSÌ FORTE CHE IL TEMA DELL'ADDIO NON È PIÙ UN TABÙ - DI MAIO NON PUO’ DORMIRE SERENO: AL SENATO LA MAGGIORANZA E’ DI SOLO SEI VOTI - LA CRISI DEL SENATORE DEL FALCO SUL DECRETO SICUREZZA: “SE C'È LA FIDUCIA, USCIRÒ DALL'AULA…”

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Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

gregorio de falco 5 gregorio de falco 5

Il dilemma amletico dei dissidenti va in scena per un giorno intero tra l'Aula e la buvette del Senato. Votare o non votare? Smarcarsi dalla linea del Movimento 5 Stelle rischiando l'espulsione, o arrendersi ai diktat di Casaleggio e Di Maio? Alle cinque della sera il senatore-comandante Gregorio De Falco si concede una specie di sorriso: «Ahimè ho smesso, altrimenti al momento del voto di fiducia uscirei a fumare una sigaretta».

 

Ecco, la decisione è (quasi) presa. Non sarà un vero e proprio strappo, bensì un piccolo buco nella tela stellata, perché la scelta di Palazzo Chigi di porre la questione di vita o di morte del governo sul decreto sicurezza, per contenere la fronda, obbliga i quattro ribelli a rivedere le strategie.

 

LUIGI DI MAIO LUIGI DI MAIO

A Palazzo Madama il voto sul provvedimento coincide con quello di fiducia e chi si esprime contro rischia, in teoria, la sanzione massima: cartellino rosso, processo, espulsione. E dunque, dopo tanto dichiarare e minacciare, forse l' unica via d' uscita sarà imboccare la porta dell' Aula. «Uno accuserà un mal di testa e un altro dovrà correre al bagno - prevede un cinquestelle allineato e coperto - Ma alla fine, vedrete, i voti persi non arriveranno a dieci».

 

paola nugnes paola nugnes

Briciole? Non proprio. Nel Pd era cominciata così, poi la fronda sull' ala sinistra è cresciuta e, anno dopo anno, strappo dopo strappo, si è giunti a una dolorosa scissione. Luigi Di Maio è preoccupato e ha ragione di esserlo, visto che al Senato la maggioranza sulla carta è di sei voti appena e, tra i suoi, più d'uno era pronto ad approvare a voto segreto emendamenti delle opposizioni.

 

Il disagio verso gli alleati leghisti è così forte che il tema dell' addio non è più un tabù. «Comunque vada non finirò mai nel gruppo Misto, ho tante cose da fare fuori di qui», riflette a voce alta Matteo Mantero, il senatore di Savona che ha appena pubblicato il romanzo fanta-apocalittico Falene.

 

Altro che testuggine romana. Molti pentastellati ritengono indigeribili le riforme della Lega e il gruppo del M5S rischia di perdere pezzi. Elena Fattori, la biologa che è un po' la pasionaria degli ortodossi contrari al dl sicurezza, giudica la minaccia di espellere i dissidenti «un segnale di debolezza» e studia il Carroccio con attenzione ornitologica: «Bisogna stare attenti al cuculo che depone le sue uova nel tuo nido e poi ti caccia via».

 

STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

Un monito a Salvini e un altro al capo politico dei grillini: «Il M5S non è fatto dai suoi leader, ma dal suo popolo...Siamo tutti a termine, anche Di Maio». E De Falco, che giorni fa sul Corriere aveva scandito un analogo avviso di sfratto al leader: «Non sarò io a dire a di Maio "che fai, mi cacci"?».

 

Il capitano di fregata, diventato famoso per aver intimato al comandante Francesco Schettino di tornare a bordo della Costa Concordia, aveva maturato l'idea di votare contro il decreto. Tanto che il sottosegretario a Palazzo Chigi, Stefano Buffagni, a Radio Capital lo aveva messo verbalmente alla porta: «Se vota no? Sono certo che si dimetterà e tornerà a fare il suo lavoro». De Falco ha risposto in rima, rifiutandosi di commentare «questa roba» e accusando Buffagni di «superficialità criminale».

 

DI MAIO SALVINI DI MAIO SALVINI

Il livello dello scontro è questo. Eppure l'ex «eroe» del mare ricorda di aver dato fiducia al governo ritirando i suoi emendamenti, nella speranza che il testo venisse migliorato. E adesso? «Se c'è la fiducia, uscirò dall' Aula». Per i vertici del M5S sarebbe comunque una grave insubordinazione, degna di essere sottoposta alla presunta saggezza dei probiviri. I quali però difficilmente potrebbero deliberare espulsioni al Senato, dove i numeri scarseggiano.

 

Anche Paola Nugnes era determinata a votare contro il provvedimento, ma con la fiducia dovrà acconciarsi a uscire dall' Aula: «Però posso assicurare che tutti i miei colleghi, nel merito di questa legge ostica e di matrice leghista che finirà per produrre più irregolari, la pensano come me». Sul perché Di Maio si sia arreso al voto di fiducia Nugnes dice senza imbarazzi quello che tanti nel Movimento ammettono soltanto sottovoce: «Non si vuole far vedere che Forza Italia e Fratelli d' Italia votano a favore».

 

 

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