LE PAURE DI SU-DARIO - FRANCESCHINI STA PROVANDO IN TUTTI I MODI A SPOSTARE I PARTITI VERSO UN GOVERNO “COSTITUENTE” CON L’OBIETTIVO DI CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE E LASCIARE UNA SOLA CAMERA - LO SPAURACCHIO DEL PD: “M5S E LEGA CANCELLANO IL ROSATELLUM E TORNIAMO A VOTARE TRA LUGLIO E OTTOBRE...”

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Ilario Lombardo e Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

DI MAIO SALVINI DI MAIO SALVINI

Il problema principale, adesso, è che vogliono entrambi la stessa presidenza: quella della Camera. Poi, certo, tutti e due precisano che hanno parlato solo di questo, non del governo. Ma è chiaro che quella delle presidenze è la prima, cruciale tappa per capire se un governo ci sarà. La telefonata di Matteo Salvini a Luigi Di Maio è arrivata alle 20,15 di ieri, dopo che il leader della Lega aveva già spianato la strada a una possibile alleanza. E ha cementato la convinzione che un patto di tendenza sovranista è più che possibile. Ormai è probabile. Serviranno diversi incontri, per ora non ancora fissati. Ma quanto filtra è indicativo.

 

GENTILONI FRANCESCHINI GENTILONI FRANCESCHINI

I due leader, che si parlavano direttamente per la prima volta, su un punto concordano: «Abbiamo i numeri per fare una legge elettorale tra noi due e tornare al voto quando vogliamo». Sia Salvini sia Di Maio sanno che i loro sono gli unici partiti non atterriti dall'ipotesi delle urne.

 

Il che darebbe ragione ai timori espressi da Dario Franceschini, che sta provando in tutti i modi a spostare i partiti verso un governo costituente, per cambiare la legge elettorale e lasciare una sola Camera. I 5 Stelle per ora non vogliono pensare a questa prospettiva che pure, lo sanno, farebbe piacere a Sergio Mattarella. Meglio, anche per spaventare i dem, andare a vedere le carte di Salvini, «e vediamo come reagisce il Pd».

FRANCESCHINI RENZI FRANCESCHINI RENZI

 

«Questi fanno la legge e torniamo a votare tra luglio e ottobre» ha detto Franceschini ad alcuni colleghi. È così? Sicuramente la legge elettorale con la Lega è il piano B di Di Maio. La paura dei grillini semmai è un'altra, che Salvini chieda l'unica cosa che il M5S non è disposto a concedere: un passo indietro di Di Maio.

 

«Se io sono disposto a non fare il premier, la stessa cosa deve dire lui». È una condizione ancora indigeribile per i 5 Stelle, disposti invece a mettere mano al programma e firmare il famoso «contratto alla tedesca» che chiedeva Di Maio. L'asse avrebbe anche la benedizione di Beppe Grillo, stufo dei tentennamenti del Pd e pronto a una politica di adattamento con i leghisti. E intanto oggi partiranno le consultazioni dei due capogruppo grillini, Giulia Grillo e Danilo Toninelli.

 

MATTARELLA MATTARELLA

Vista da parte leghista, la soluzione preferita resta sempre un Salvini I di centrodestra che va in Aula a chiedere i voti che mancano. L'ipotesi però appare sempre più improbabile, e Salvini sa che il suo nome è il meno adatto per mettere insieme una maggioranza. E allora via con il piano di riserva, ammiccare ai grillini: se son governi fioriranno («È l' ultima ratio prima di nuove elezioni», spiega uno stratega leghista con uso di latino), ma nel frattempo si mette paura a Fi.

luigi di maio sergio mattarella luigi di maio sergio mattarella

 

L' accordo sulla spartizione delle presidenze sarebbe già fatto se, come si diceva, non ci fosse una poltrona per due, quella della Camera. «Ho ricordato a Salvini che il M5S è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti e il 36% dei deputati», dice Di Maio. Ma Salvini vedrebbe bene a Montecitorio uno dei suoi fedelissimi, qualcuno di più vicino a lui che Roberto Calderoli, l' unico leghista papabile per Palazzo Madama.

 

Magari non Giancarlo Giorgetti, indispensabile come futuro ministro, probabilmente dell' Economia, ma Massimiliano Fedriga, già capogruppo alla Camera che è considerato, guarda caso, il leghista in migliori rapporti con i grillini. E, ri-guarda caso, i leghisti fanno sapere che una «priorità» è «tagliare vitalizi e spese inutili», musica per le orecchie pentastellate. Chi non crede assolutamente a un governo Lega-M5S è Romano Prodi. Il Professore lo confida a un amico: «Berlusconi non lo consentirà a nessuna condizione».

Giancarlo Giorgetti Giancarlo Giorgetti

 

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