1. PERCHÉ BEPPE GRILLO, ALL’IMPROVVISO, CONVERGE SUL SISTEMA ELETTORALE TEDESCO?
2. INNANZITUTTO PERMETTE DI RIDIMENSIONARE IL “PESO” DI BERLUSCONI E METTE ALL’ANGOLO ALFANO E I CENTRISTI, CONTRARI ALLA SOGLIA DI SBARRAMENTO AL CINQUE PER CENTO
3. LA VERA MOSSA DEL M5S E’ SFIDARE L’ELETTORATO DI CENTROSINISTRA: QUANTI ELETTORI DEL PD, NELLA FUTURA INGOVERNABILITA’, SARANNO DISPOSTI A SCIROPPARSI IL “RENZUSCONI”?
4. DAVVERO GLI ELETTORI DEMOCRAT, CHE HANNO COMBATTUTTO IL BANANA PER VENTI ANNI, ORA SOGNANO DI GUIDARE L’ITALIA CON LUI, SOPRATTUTTO SE IL PROSSIMO ESECUTIVO AVRA’ PER LE MANI LA MANOVRA LACRIME E SANGUE PER IL 2018 CHE BRUXELLES PRETENDE?

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1 - LA DOPPIA MOSSA DI GRILLO PER SPIAZZARE BERLUSCONI

Ugo Magri per “la Stampa”

 

GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI

Altro che «Renzusconi», altro che trattative sottobanco tra Forza Italia e Pd: la grande accelerazione di queste ore la imprime proprio chi veniva considerato un alieno, estraneo a tutti i giochi, cioè Beppe Grillo. Il suo via libera al modello elettorale tedesco ottiene il plebiscito degli iscritti che nella consultazione online si sono detti a favore in 27.473 (soltanto 1532 i contrari). M5S non si schioderà da quella posizione. Adesso basta pochissimo per dichiarare «game over»: è sufficiente che domani sera, nella direzione del suo partito, Renzi scelga pure lui il «tedesco».

GRILLO RITWITTA IL FOTOMONTAGGIO VECCHIOTTO DI RENZI E BERLUSCONI FUSI INSIEME GRILLO RITWITTA IL FOTOMONTAGGIO VECCHIOTTO DI RENZI E BERLUSCONI FUSI INSIEME

 

La maggioranza per un sistema di voto proporzionale, con sbarramento al 5 per cento, sarebbe a quel punto vastissima, nel Parlamento e nel Paese, tale da rimpicciolire l' apporto di Berlusconi. Sotto tale aspetto, l' iniziativa grillina ridimensiona non poco il Cav, che già si godeva il centro della scena, e lo ferisce nell' autostima.

 

L' assist a Renzi Il protagonismo a Cinquestelle non si spegne qui. Grillo preme sul pedale del gas pure per quanto riguarda la data delle urne. Indica il 10 settembre come ideale «election day» in quanto, argomenta sul suo blog, sarebbe «un atto di delicatezza istituzionale»: i nostri «onorevoli» non farebbero più in tempo a maturare «la vergogna del vitalizio» che scatta dal 15 settembre in poi.

 

YALTA CON BERLUSCONI RENZI GRILLO YALTA CON BERLUSCONI RENZI GRILLO

L' affermazione fa rizzare i capelli in testa a chiunque capisca di diritto parlamentare, perché notoriamente la legislatura non termina il giorno delle elezioni (come crede il blog), ma quando si riuniscono per la prima volta le nuove Camere. Dunque votare il 10 settembre non basterebbe comunque, bisognerebbe anticipare addirittura a Ferragosto. Però la sostanza è che, pure qui, Grillo lancia un assist a Renzi. Il quale pare abbia già segnato una data sul calendario: il 24 settembre, quando pure i tedeschi andranno alle urne.

 

I RISCHI DEL VOTO SUBITO

brunetta con la moglie brunetta con la moglie

La convergenza sembra pressoché totale. Conferma Brunetta, per conto di Forza Italia, che «un vantaggio di votare in autunno sarebbe proprio quello di sincronizzarsi con il ciclo elettorale degli altri Paesi europei». Salvini e Meloni, almeno nei proclami, non vedono l'ora di menar le mani. Del Pd e dei Cinquestelle si è detto. A remare contro le urne rimane soltanto Alfano, cui Renzi ha inflitto l'ennesimo sgarbo: avevano concordato di vedersi stamane per parlarne con calma, però Matteo ha disdetto l' appuntamento senza un apparente perché.

 

ettore rosato ettore rosato

È la prova di quanto sia duro il braccio di ferro con i centristi. Unico incontro della giornata si annuncia tra il capogruppo Pd alla Camera, Rosato, e la delegazione Cinquestelle per bruciare le tappe sulla legge elettorale, senza la quale il Presidente non scioglierebbe le Camere. In realtà Mattarella pone (fin qui senza alzare pubblicamente la voce) un' ulteriore condizione: che votando prima della naturale scadenza non ci facciamo troppo male.

 

L'Europa e i mercati si aspettano dall' Italia una manovra seria per il 2018, che andrà presentata entro il 15 ottobre per non incorrere nelle ire di Bruxelles e, soprattutto, per non trovarci in balia della speculazione. Votando a fine settembre o, peggio ancora, un paio di settimane dopo come suggerisce Franceschini, la scadenza di metà ottobre non sarebbe onorata.

 

mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

A presentare la legge finanziaria provvederebbe il governo dimissionario, in carica solo per gli affari correnti, dunque un atto di puro «pro forma». Dopodiché toccherebbe al successivo governo rimetterci le mani e far votare dal nuovo Parlamento la manovra. Sempre che venga fuori una maggioranza e l'Italia non si avviti nel gorgo dell' ingovernabilità. Ma ai nostri eroi, questi sembrano dettagli: al massimo poi si vedrà.

 

2 - SPRINT DI RENZI

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

«Se Mdp non vota la fiducia sui voucher, la legislatura è finita. Faremo la legge elettorale in pochi giorni e torneremo al voto. Anche il 10 settembre, io non ho paura». Costretto a seguire il G7 di Taormina in tv, Matteo Renzi ha avuto tempo per elaborare la strategia delle prossime settimane. Che prevede - spiega in privato - una scaletta mozzafiato: la manovrina entro giugno, assieme alla riforma "tedesca" a mille all' ora. «Alla Camera bastano pochi giorni - ripete Ettore Rosato agli ambasciatori berlusconiani - e poi al Senato chiudiamo a inizio luglio».

 

mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

L' obiettivo del leader di Rignano è sempre lo stesso, perché lo insegue dal 4 dicembre scorso: le elezioni anticipate. Il 10 settembre, appunto, per non lasciare ai Cinquestelle l' argomento polemico dei vitalizi. Altrimenti - e sembra strada assai più praticabile - il 24 settembre, comunque entro il 22 ottobre. Un rush su cui vigila però il Quirinale. Con una riforma a prova di Consulta, Sergio Mattarella non si opporrà al voto, ma chiederà ai partiti un' assunzione di responsabilità preventiva per mettere al riparo scadenze decisive come la nota di aggiornamento al Def e la manovra d' autunno.

 

PIERO GRASSO SENATO PIERO GRASSO SENATO

Tutto il piano ruota attorno a un diktat di Renzi: il Pd non deve cedere di un millimetro sui buoni lavoro. «Saranno D' Alema e Bersani - ha scandito - a determinare la fine di Gentiloni». Per questo, le parole di Roberto Speranza rendono il segretario dem euforico, per paradosso: «Ci chiamiamo Articolo 1, cioè lavoro e democrazia, vi pare che possiamo cedere? Non c' è fiducia che tenga, non ci fermiamo». Non si fermeranno, e sanno che difficilmente si può tornare indietro: «Spero che alla Camera si possa cambiare il testo - dice Arturo Scotto - Altrimenti voteremo contro. Così cambia la maggioranza? Diciamo che non siamo più vincolati».

 

ALFANO RENZI FOTO LAPRESSE ALFANO RENZI FOTO LAPRESSE

Ecco, i tasselli iniziano a comporsi. E portano tutti alle elezioni anticipate. L' incidente parlamentare tanto atteso è ormai pronto, ma forse siamo già oltre. Con il sostegno di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi al sistema tedesco, infatti, anche al Senato i numeri sorridono alla riforma elettorale. La scaletta che ha in mente Renzi prevede l' ok di Montecitorio entro metà giugno, poi quello di Palazzo Madama a luglio appena iniziato. Piero Grasso difficilmente consentirà questo timing, però. Ed è attorno a questa certezza che si radunano i nemici del voto anticipato.

 

Le grandi manovre dei "frenatori" sono partite. Angelino Alfano è infuriato, perché una soglia al 5% rischia di tagliarlo fuori da tutto. E anche Andrea Orlando che medita in queste ore le dimissioni da Guardasigilli - prepara lo strappo sul "tedesco", che rischia di non servire a causa del sotegno grillino alla riforma. Se davvero il "pacchetto Renzi" supererà i marosi parlamentari, allora si aprirà un' altra partita, tutta giocata sui tempi delle elezioni e sulle scadenze "economiche".

 

andrea orlando andrea orlando

Per votare il 10 settembre, le Camere vanno sciolte entro la terza decade di luglio. Questa è la teoria. Nei fatti, però, è difficile immaginare una campagna elettorale davvero sotto l' ombrellone. Più probabile la data del 24 settembre. E qui entra in gioco il Colle. Al Quirinale non è piaciuto il modo con cui Renzi, per avallare le proprie mosse, ha chiamato in causa il Presidente, fin quasi a tirarlo per la giacca. Ma adesso il Capo dello Stato pensa soprattutto a come mettere al riparo il Paese da scivoloni sui conti pubblici.

 

Il rischio, infatti, è che un risultato elettorale incerto allunghi a dismisura i tempi per un nuovo governo. Per questo, il Colle auspica che i partiti si impegnino a garantire anche a Camere sciolte l' approvazione della nota di aggiornamento al Def e la manovra. Come? I renziani chiedono a Gentiloni di annunciare subito una finanziaria "light", che indichi le risorse utili a sterilizzare l' eventuale aumento dell' Iva. Il risultato sarebbe duplice: cancellare il tema dalla campagna elettorale e consentire al Parlamento anche senza maggioranza certa di votare comunque il provvedimento, evitando l' esercizio provvisorio e il rincaro dell' Iva.

 

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