Alessandro Barbera per “la Stampa”
Nella patria di Machiavelli accade anche questo: l' istituzione di una delicata Commissione di inchiesta sulle banche a poche settimane dalla fine della legislatura. Non avrebbe dovuto andare così, a conti fatti il ritardo non spiace a nessuno. Per un motivo o per l' altro, più si avvicinano le urne e più aumentano i timori.
Renzi vorrebbe si facesse luce sui presunti legami inconfessabili di alcuni ex colleghi di partito in antichi scandali (vedi Mps o Banca 121), Mdp e il centrodestra vogliono tornare sul caso Etruria, i grillini discutere di tutto quanto insieme e addossare ogni responsabilità a chi ha governato negli ultimi vent' anni. Non è un caso se la scelta del presidente sia caduta sul navigato Pierferdinando Casini, nonostante fosse tra coloro i quali votarono no alla legge istitutiva dell' organismo. Solo questo è costato svariati giorni di trattative fra i partiti e con l' interessato per convincerlo ad accettare.
La prima grana della Commissione sarà decidere su cosa indagare. L' articolo 3 della legge che la istituisce è stato scritto apposta per contenere tutto e il contrario di tutto. Riportarlo per intero sarebbe troppo lungo. Basti qui citare alcuni passaggi: la Commissione verificherà «gli effetti sul sistema bancario della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell' aggravamento del debito sovrano», «la gestione degli istituti bancari rimasti coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto», «l' efficacia delle attività di vigilanza», «l' adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea».
Se la Commissione decidesse di affrontare tutti questi temi insieme non basterebbe una legislatura. Ecco perchè il primo atto dell' ufficio di presidenza (si riunisce oggi, i vice di Casini sono Mauro Marino per il Pd e Renato Brunetta per Forza Italia) sarà quello di scrivere il regolamento che dovrebbe (il condizionale è d' obbligo) circoscrivere il campo.
Secondo le voci più accreditate l' unica certezza è che prima dello scioglimento delle Camere (è molto probabile avvenga entro la fine di gennaio) venga chiamato a testimoniare il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco. Ma ciò avverrebbe solo a valle della sua riconferma alla guida di Palazzo Koch, probabilmente entro la fine di ottobre. A parole tutti (persino Brunetta) promettono di non fare della Commissione una tribuna per la campagna elettorale. Marino è convinto che si procederà «rapidamente» con il regolamento per entrare poi nel vivo della discussione.
C' è chi vorrebbe ascoltare Mario Draghi, ma le regole che sovrintendono al sistema europeo di banche centrali non permettono di chiamare i vertici dell' Eurotower di fronte a Commissioni di inchiesta di parlamenti nazionali. Il punto vero però è un altro: fra sessione di bilancio (impegnerà molti fra i quaranta membri della Commissione) e pausa natalizia il tempo a disposizione per lavorare è di un mese o poco più. Abbastanza per dire di averci provato, abbastanza per fare una passerella televisiva e raccontare agli elettori che si sarebbe voluta fare più chiarezza, ma qualcun altro ha remato contro. Se ne riparlerà nella prossima legislatura.