PRESIDENZIALI FATTE A MAGLIE - TRUMP E I SUOI 'MISERABILI' SCALANO I SONDAGGI: PER RASMUSSEN LA CLINTON È AL 39%, DONALD AL 44% - E PURE NATE SILVER, ORACOLO PER I DEMOCRATICI, AMMETTE: LA CLINTON ERA VINCENTE AL 90%, ORA È CROLLATA AL 60%. E GLI STATI CHIAVE NON SONO PIÙ ASSICURATI - IL LIBERTARIO JOHNSON ARRIVA ALL'8% DEL VOTO POPOLARE

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

clinton trump secondo nate silver clinton trump secondo nate silver

Tre giorni al primo dibattito, e Rasmussen reports sgancia la bomba: Hillary Clinton al 39 per cento e Donald Trump al 44, più il solito fantasma del libertario Gary Johnson che si attesta all’8 per cento. Ma anche Nate Silver, il guru o almeno ritenuto tale da molti, delle previsioni elettorali, disegna un serpente che svela la fragilità del vantaggio della Clinton Stato per Stato.

 

Oggi è avanti per un solo Stato, il New Hampshire, ma gli altri necessari per vincere, che sono Colorado, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, sono tutt'altro che assicurati. Non solo, secondo Nate Silver, gli Stati incerti potrebbero alla fine andare a favore di Trump, perché i famosi “deplorables”, i miserabili stigmatizzati dalla Clinton nella sua gaffe peggiore della campagna, ora sembrano particolarmente eccitati dal candidato repubblicano. Sono di fatto nuovi elettori, scontenti che voterebbero per la prima volta.

nate silver nate silver

 

Donald Trump li chiama a gran voce come ha fatto ieri sera in Pennsylvania, a Chester Township, apostrofandoli così: “Miei cari miserabili, siete pronti a fare di nuovo l'America grande? Bene, siete nel posto giusto, io sarò la voce degli americani dimenticati in questo Paese. Lei dice che ha esperienza? Vero, una pessima esperienza”. Subito prima parlando a Pittsburgh dei disordini a Charlotte, spiegava che “ci vogliono opportunità economiche per ottenere ordine sociale”, e che “le vittime vere sono i neri che rispettano le leggi e che vogliono crescere i figli in pace e sicurezza”.

 

 I dibattiti sono sempre importanti perché nell'ultimo mese gli incerti prendono la decisione di iscriversi o no al voto e di votare chi, ma quest'anno la straordinaria incertezza generale assieme alla fantastica rimonta del candidato repubblicano, che è però non amato da tutti i repubblicani, e alle difficoltà crescenti della candidata democratica, che continua a non essere stimata da parte dei democratici, rendono i dibattiti protagonisti di una attesa convulsa che coinvolge anche il comportamento degli anchor.

 

clinton trump secondo nate silver clinton trump secondo nate silver

Sono i giornalisti che condurranno gli incontri e che devono dare prova di obiettività anche perché né Donald Trump né Hillary Clinton sono tipi da tacere se dovessero sentirsi svantaggiati e già hanno cominciato a fare un gran casino accusando i media di qualunque nefandezza li riguardi. Da parte di Trump ragione per lamentarsi per la verità c’è, mai vista tale levata di scudi da parte di cronisti che di solito rivendicano fair play, obiettività e fatti separati dalle opinioni; ma che la famiglia Clinton e la Casa Bianca accusino giornali e tv di sfavorire la candidata, come ha di recente fatto Obama in persona, è grottesco.

 

Le indiscrezioni sulla preparazione del dibattito non rivelano niente di veramente nuovo, ma sono intriganti, perché delineano un quadro di agitazione mai visto. Si prevede che il dibattito di lunedì sarà infatti importante come quello analogo tra Ronald Reagan e Jimmy Carter nel 1980.

 

clinton trump secondo nate silver 23 settembre clinton trump secondo nate silver 23 settembre

Si fa per dire, naturalmente, era un altro mondo, senza computer, internet, social, canali a migliaia, ma certo quel candidato repubblicano era stato screditato quanto l’attuale, e Carter, al secondo mandato, era dato per rieletto a tavolino e a furor di popolo. Il repubblicano era stato dileggiato per l’intera campagna come ignorante, inadeguato, un attore di serie b, “facciamo Reagan presidente, Jerry Lewis vice”, e non solo dai democratici, anche dal partito repubblicano il cui establishment non lo voleva; una volta vinta la convention, cominciò la propaganda del terrore, e i giornali del mondo si riempirono di previsioni sulla disastrosa guerra permanente, e nucleare, alla quale un presidenza Reagan avrebbe esposto l’umanità.

 

Di Carter si provava a tacere la figuraccia tragica alla quale aveva esposto gli Stati Uniti e il resto del mondo in Iran, lo smacco terribile dell’ambasciata americana occupata, una storia che ricorda la Libia e la strage di Benghasi del 2012. Andò come andò, non secondo le previsioni.

 

TRUMP TRUMP

Oggi Hillary Clinton starebbe studiando proprio citazioni di Reagan da contrapporre a Trump, e si prepara in modo maniacale ad attaccare in modo da irritare l'avversario rivelandone impreparazione e inadeguatezza, o almeno quelle che lei considera tali. Donald Trump guarda molti dibattiti con l’avversaria protagonista in Tv ma non si prepara in modo convenzionale. La vulnerabilità è la parola d'ordine e la Clinton ha fatto preparare al suo sterminato staff un dossier gigantesco alla ricerca di argomenti in grado di far perdere la pazienza L'avversario rifiuta dossier e conta molto sulla sua capacità di improvvisazione.

 

REAGAN E TRUMP REAGAN E TRUMP

E’ convinto che contino i grandi argomenti e non le minuzie, si sente forte sul terrorismo, la protezione delle frontiere, i posti di lavoro. I democratici avrebbero già preparato decine e decine di domande e risposte e lei le ha provate tutte per vedere quali funzionano meglio. A incursioni forti di lui sull'incredibile scandalo delle mail private destinate al Dipartimento di Stato, lei risponderebbe aggressivamente che lui non ha mai mostrato le dichiarazioni delle tasse. Più lei è maniacale più lui rifiuta di prepararsi con domande e risposte, e continua solo a guardare i momenti migliori e quelli peggiori della campagna elettorale della Clinton.

 

JIMMY CARTER JIMMY CARTER

Lei vuole ridicolizzarlo, al contrario lui vuole spiegarsi e non entrare in risse inutili con lei o col moderatore. Se ci riusciranno o no, è tutto da vedere. L’esperienza dice che alla gente non piace che mentre parla l'avversario l'altro faccia delle smorfie o reagisca troppo vistosamente, però questo è quel che succede regolarmente. Sono 90 minuti, un'ora e mezza nei quali si deve stare in piedi, parlare in modo appropriato, ascoltare tutto e non cadere nell'equivoco o nelle provocazioni.

 

hillary clinton e john podesta hillary clinton e john podesta

Bill Clinton ha partecipato a quasi l'intera preparazione ma tutto lo staff è di alto livello, da John Podestà a Ron Klein. Anche Trump non sta messo male, tra politici e tecnici, tra Rudy Giuliani e Chris Christie o suo genero Jared Kushner, e ha un arma segreta, l’ex grande capo di Fox, News Roger Ailes, costretto da scandali sessuali a dimettersi, ma una vera potenza della comunicazione per tremt’anni. Con lui dietro le quinte, presenza discreta, il candidato repubblicano parla e scambia mail.

 

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