1. E QUESTA VOLTA PER L’EX SULTANO DI ARCORE SI POSSONO APRIRE LE PORTE DEL CARCERE
2. AVREBBE PAGATO LE "OLGETTINE" PER ZITTIRLE SUL PROCESSO RUBY. UN REATO CHE PUÒ PORTARE A UNA CONDANNA A OTTO ANNI. (L’AUTOGOL CLAMOROSO: BERLUSCONI POTREBBE AVER COMMESSO REATI PER COPRIRE DEI NON REATI COME LE FAMOSE CENE ELEGANTI)
3. IN QUESTI QUATTRO MESI IL BANANA SI ERA ILLUSO DI POTER METTERE IN SCENA UN GRANDE RITORNO. UNICO DUBBIO: ERA SE LASCIARE IL POTERE A SALVINI O RIPRENDERSELO TUTTO PER SÉ E RIPARTIRE DA ZERO COME FOSSE IL 1994: ORA IL CAPATAZ LEGHISTA È IL NUOVO LEADER

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la polanco ha visto per due volte ruby che faceva sesso con berlusconi la polanco ha visto per due volte ruby che faceva sesso con berlusconi

1.L’EX CAVALIERE E L’ILLUSIONE DEL GRAN RITORNO
Ugo Magri per “la Stampa”

 

Nuovamente Arcore è sotto assedio. L’illusione di avere ricacciato indietro le procure ha avuto vita brevissima, nemmeno quattro mesi da quando la Suprema corte di Cassazione diede ragione a Silvio proprio su Ruby. Centodieci giorni, per l’esattezza, in cui l’ex Cavaliere è ritornato libero grazie al buon esito dei servizi sociali e ha ricominciato a coltivare propositi politici di «grandeur». Ma ora Berlusconi torna a sentirsi braccato, come nei suoi incubi più angosciosi.

 

ruby nud berlusconi ruby nud berlusconi

Tre colpi in rapida sequenza: il primo da Napoli, con la richiesta dei cinque anni di galera per la presunta (tale rimane fino a condanna definitiva) corruzione dei senatori ai tempi di Prodi; il secondo da Bari, con l’ordinanza di accompagnamento coatto davanti ai giudici, in piedi tra le guardie come Pinocchio; infine la mazzata di ieri, a sentire chi se ne intende quella più densa di cupi presagi, forse l’unica potenzialmente in grado di stendere al tappeto un combattente come Berlusconi e di spianare la strada al già lanciatissimo Salvini.

 

berlusconi ruby berlusconi ruby Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

Accusa che in parte poteva essere evitata, poiché fa leva su un peccato d’origine che, tornando indietro, l’uomo forse mai più commetterebbe: quello di presentarsi all’inizio della vicenda Ruby da Vespa e di giurare sui propri figli che solo di feste eleganti si trattò, nulla di «men che commendevole». Fu un errore tragico di «story telling», come usa dire adesso, perché il quattro volte premier così mise la propria parola e dunque la sua stessa reputazione nelle mani (e che mani!) di chi partecipava a quei festini.

L’ira
«Accuse basate sul nulla», è stata ieri la sua reazione a mezzo stampa, «un altro tentativo della procura di Milano» di costruire un teorema come tanti in passato. Berlusconi viene raccontato come è facile immaginare, cioè costernato e ferito, adirato e avvilito, ma anche pronto a reagire. Già confida «nell’imparzialità e nel buon senso dei magistrati giudicanti, che già», osserva speranzoso nel comunicato, «mi hanno assolto per le stesse vicende con formula piena».

MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA

 

Molto più vibrante il tono dei suoi capigruppo, Romani e Brunetta e Romani, che in una dichiarazione scritta a quattro mani denunciano la «vicenda grottesca», l’«ennesimo processo politico», la «violenza inaudita da parte della Procura». Tacciono gli avvocati Ghedini e Longo, che in passato sempre si erano fatti sentire: stavolta un atto di eleganza da parte loro, visto tra l’altro che i pm li scagionano dalle accuse. Anna Maria Bernini, numero due del gruppo senatoriale, coglie un segno di degrado nella conferenza stampa indetta dai pm: «Un tempo i magistrati parlavano per sentenza, adesso invece si pronunciano direttamente davanti alle telecamere...».

ruby ruby


Poca eco
Rispetto a occasioni analoghe, non si è udito il coro assordante dei «peones» berlusconiani che nessuno, stavolta, ha sollecitato a dichiarare. Un tweet del neo-governatore della Liguria Toti («Non riusciamo a diventare un Paese normale»), l’indignazione della Gelmini, la solidarietà da Ncd di Cicchitto e poco più. I tempi sono cambiati.

 

2. QUESTA VOLTA SILVIO RISCHIA IL CARCERE

Piero Colaprico per “la Repubblica”

 

ruby ruby

Questa volta, con il Ruby-ter, Silvio Berlusconi rischia il carcere. Quello vero, perché l’accusa che la procura di Milano gli muove, corruzione in atti giudiziari, prevede una pena pesante. Da tre a otto anni. E non sono possibili sconti a chi, come l’ex presidente del Consiglio, ancora incandidabile per la legge Severino, è “pregiudicato”.

 

Inoltre, impossibile dimenticarlo, questa accusa non è un inedito nel curriculum giudiziario di Berlusconi: c’è stato infatti il precedente dell’avvocato inglese David Mills, il costruttore delle «brocche » (le aziende fasulle) grazie alle quali Berlusconi (condannato poi per frode fiscale) è riuscito a nascondere al fisco italiano circa 360 milioni di dollari e ad avere negli anni una montagna di denaro nero, utilizzato, secondo le accuse, in vari processi, dalla corruzione per la sentenza Mondadori alla compravendita di senatori.

 

Marysthell Garcia Polanco Marysthell Garcia Polanco

Tutto questo, in sede di giudizio, conta. Come contano anche le dichiarazioni rese da Berlusconi. A cominciare dalla lettera di fine 2013, molto valorizzata dai media di famiglia, in cui l’imputato, che allora veniva condannato in primo grado a sette anni, annunciava alle ragazze di chiudere i rubinetti «visto che questo gesto di generosità — scriveva in sintesi — è stato male interpretato, e se andassi avanti porterebbe guai a tutti».

 

Perché, allora, Berlusconi è andato avanti — è la domanda della procura — a pagare «sino a ieri»?

Faggioli Faggioli

 

Le prime 41 pagine dell’avviso del deposito degli atti sono sufficienti a rimettere al centro della scena le bugie di chi, come Berlusconi, tentava disperatamente d’«impedire — queste sono esatte parole dei giudici della Cassazione ( sentenza numero 377) — che la divulgazione della minore età di Karima El Mahroug (Ruby) unita all’accertamento della sua pregressa partecipazione alle serate a sfondo sessuale di Arcore potessero offuscare la sua reputazione di uomo politico ». Da ieri torna dunque in primo piano la manipolazione di Berlusconi sull’«eleganza» delle sue «cene » e sul «bunga bunga» narrato come una barzelletta.

Faggioli Faggioli

 

Non è così. Lo «sfondo sessuale » e il «sistema prostitutivo» sono stati riconosciuti come verità storica da cinque sentenze, comprese quelle di assoluzione di Berlusconi dai reati di concussione (la telefonata in questura per far liberare la minorenne Ruby Rubacuori) e prostituzione minorile (lui cliente di Ruby baby-squillo). Anzi, in fin dei conti, sono le contraddizioni dell’assoluzione (si ricorderanno le dimissioni del giudice Tranfa a Milano), a portare oggi a tre nuove conseguenze giudiziarie.

barbara guerra barbara guerra

 

Una, chi ha mentito sul reale tenore della serate per proteggere il leader di Forza Italia si trova accusato di corruzione giudiziaria se ha preso i soldi. Due, altri invitati ad Arcore sono accusati di falsa testimonianza (come il giornalista Carlo Rossella, o la parlamentare Maria Rosaria Rossi) perché «non hanno visto» gratis. Tre, l’avvocato Luca Giuliante, ex tesoriere locale di Forza Italia, sembra essere diventato il tesoriere-badante dell’ex minorenne Ruby, la più pagata, con 7 milioni: pagata «per passare per pazza» e «smentire tutto ». Queste carte portano a una quarta conseguenza.

barbara guerra barbara guerra

 

Berlusconi emerge come un uomo che, persino durante i processi, non può sottrarsi a pretese da parte delle «sue» ragazze. Le quali sono di un’altra generazione: e a dispetto di ogni logica videoregistrano «l’amico Silvio», scambiandosi files e altre informazioni via Internet. Persino Ruby, che va ad Arcore lo scorso marzo, fotografa di nascosto il settantanovenne padrone di casa: lo per ricordo o per dimostrare — a chi? vai a sapere — che ancora si vede in privato con uno dei più ricchi, ma anche discussi protagonisti di quest’Italia.

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