QUIRINALOTTO - LA PROFEZIA DI MINZOLINI: ‘’AL CAV, INDECISO TRA CASINI E AMATO, HO SUGGERITO DI PUNTARE SU PRODI MA ALLA FINE SI VOTERÀ DE SIERVO, L’EX PROF. DI RENZI’’ – ‘’DAL TAFAZZISMO AL PUPAZZISMO”

Minzolini: “Voglio vedere cosa farà Renzi se alla prima votazione spunteranno 40 o 50 schede per Prodi - Veltroni? È un nome che nessuno ci ha fatto. Renzi è come Nerone. Sospetta di tutti. Alla fine chi rimane? Uno come De Siervo». E Fi? “Siamo passati dal tafazzismo al pupazzismo. Qualunque cosa il premier chieda, noi diciamo di sì”...

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Sebastiano Messina per “la Repubblica”

 

SILVIO BERLUSCONI GABRIELLA GIANMANCO AUGUSTO MINZOLIN SILVIO BERLUSCONI GABRIELLA GIANMANCO AUGUSTO MINZOLIN

Oggi tutti vanno di fretta, a Palazzo Madama, e il salone Garibaldi è attraversato prima dai senatori del Pd che vanno alla loro assemblea e poi da quelli di Forza Italia che tornano dalla loro riunione: due rese dei conti parallele. Anche se ha perso la sua battaglia tra i berlusconiani, Augusto Minzolini è il più sorridente di tutti.

 

Minzolini in bermuda Minzolini in bermuda

Un sorriso che nasconde un’ira bipartisan. Perché l’ex direttorissimo, passato da squalo del Transatlantico a sabotatore di Palazzo Madama, ce l’ha sia con Renzi, «che ha voluto fare una prova di forza sulla legge elettorale perché non si fida dei suoi», sia con Berlusconi, «che gliel’ha lasciata fare, anche con il Quirinale vuoto».

 

chi05 casini veltroni amato chi05 casini veltroni amato

E visto che è stato lui a citare il palazzo presidenziale, gli domando chi vorrebbe mandarci Berlusconi. Lui non si tira indietro. «Al momento il dilemma è tra Casini e Amato» risponde, spiegando che Alfano spinge per Casini ma l’ex Cavaliere vuole pensarci su. A Minzolini piace sparigliare, e infatti è stato lui a suggerire a Berlusconi di eleggere Prodi, «l’unico che riuscirebbe a tener testa a Renzi». Non era una provocazione, e lui non dispera che la sua idea prenda consistenza quando si comincerà a votare, «e voglio vedere cosa farà Renzi se alla prima o alla seconda votazione spunteranno quaranta o cinquanta schede con il nome di Prodi».

 

UGO DE SIERVO UGO DE SIERVO

Eppure anche Minzolini - che ha assistito da giornalista a quattro elezioni presidenziali, prima di partecipare alla quinta come grande elettore - sa che nove giorni sono un’eternità, nelle grandi manovre per il Quirinale. «Ci saranno ancora morti e feriti, prima che si cominci a votare» dice. Ma voi, gli domando, vi aspettate che Renzi vi offra una rosa di candidati, o che si presenti con un nome secco? «E chi ci propone, come nome secco? Mattarella?».

 

Ugo De Siervo Ugo De Siervo

Non vi piace Mattarella? «Io ho una mia idea, un altro nome. Un uomo che ha un profilo identico a quello di Mattarella, però non è un politico e non lo è mai stato».

Tre colleghi si avvicinano, incuriositi. E chi sarebbe, gli domanda uno, un altro giudice costituzionale? «Un ex giudice costituzionale». Un avvocato? «Un ex presidente della Consulta». Il nome? «Ugo De Siervo. Voi dovete andare in Toscana. Dovete cercare le radici del renzismo. Dovete tornare a Matulli. Quello è il giro. De Siervo non solo è toscano come Renzi, ma è stato il suo professore.

 

E poi, diciamoci la verità, bisogna vedere se Renzi cede o no. Se cede, si va su Amato. Se non cede, arriveremo a un nome del genere». E Veltroni, gli chiedo, lo scartate in partenza? «È un nome che nessuno ci ha fatto. Quello lì è come Nerone. Sospetta di tutti. Quello no, quello neppure, quell’altro neanche. Alla fine chi rimane? Uno come De Siervo».

 

Ugo De Siervo Carlo Nardello e in piedi con la camicia bianca Luigi De Siervo Ugo De Siervo Carlo Nardello e in piedi con la camicia bianca Luigi De Siervo

E voi lo votereste? «Noi siamo passati dal tafazzismo al pupazzismo. Qualunque cosa ci chieda, noi diciamo di sì. E così lui continua, per vedere dove può arrivare. Fa bene: ma perché dovrebbe fermarsi, se ogni volta trova un muro di pastafrolla?». Poi Minzolini si ferma. «Oh, stiamo parlando tra noi: non è che scriverai queste cose, vero?», mi chiede, lui che non ha mai lasciato una frase rubata sul taccuino. «Figurati, neanche una parola» gli rispondo. E ci salutiamo, sapendo entrambi che sto andando a scrivere questo articolo.

 

 

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