RAI TARANTOLATA - IL PDL HA LA MAGGIORANZA DI UN CDA CHE NON CONTERÀ UN CAZZO E ROMANI MINACCIA: “UNA SPA NON SI COMMISSARIA. ILLEGITTIME LE SUPER DELEGHE” - IL BANANA OGGI TELEFONERÀ A MONTI E SCAMBIERÀ IL VOTO SUI VERTICI CON LA “PROTEZIONE” PER LE POLTRONE DEI BERLUSCONES IN RAI, DA LADY LEI A COMANDUCCI - PD E UDC MINACCIANO IL COMMISSARIAMENTO SE LA SITUAZIONE NON SI SBLOCCA…

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1 - RAI, CONTATTO MONTI-BERLUSCONI PER TOGLIERE IL VETO PDL SU TARANTOLA
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

ANNA MARIA TARANTOLAANNA MARIA TARANTOLA

Mario Monti difende le super deleghe che ha assegnato al presidente della Rai in pectore
Tarantola. «Sono il minimo indispensabile per dire che l'azienda ha un capo». Cioè per far funzionare Viale Mazzini come un'impresa normale. Il premier è infastidito per le accuse di illegittimità avanzate da alcuni dirigenti del Pdl. «L'azionista non può affidare la linea gestionale a una sua persona di fiducia? Ma scherziamo. Il governo non viola alcuna legge e rispetta le sentenze della Corte costituzionale», è la sua risposta piccata.

Come dire: sappiamo muoverci e abbiamo verificato i nostri poteri. Ma per sbloccare la situazione e non tenere ancora i nuovi vertici (indicati l'8 giugno scorso) a bagnomaria sentirà al telefono Silvio Berlusconi nelle prossime ore. Forse oggi, in una pausa dell'Eurogruppo. Al massimo, martedì. Prima della riunione di esordio del consiglio di amministrazione rinnovato.

mario montimario monti

A Palazzo Chigi sono sicuri che il contatto tra il premier e il Cavaliere sarà risolutivo. Monti non tornerà indietro sulle deleghe del presidente: firma esclusiva sui contratti fino a 10 milioni (star, programmi, fiction) e nomina senza passare dal vaglio del Cda per i dirigenti di primo e secondo livello della struttura operativa. Questo "superpotere" allarma il Pdl che controlla ormai da anni Viale Mazzini proprio in virtù dell'occupazione di quelle caselle.

SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI

Paolo Romani e Maurizio Gasparri sono stati i veri kingmaker di tutte le carriere della tv pubblica durante l'era berlusconiana e non ci stanno a perdere tutto. Monti però non ha indicato due nomi, Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi, per buttarli in pasto al consiglio di amministrazione, ovvero alla politica. Difenderà le loro prerogative fino alla fine. E Berlusconi, spiegano fonti del governo, «non potrà incrinare la maggioranza per una bega sulla Rai». I luogotenenti del centrodestra stanno dunque inseguendo altri obiettivi. Non quello di far saltare la Tarantola e l'esecutivo. Tirano la corda per trattare. Ma su cosa? La tecnostruttura operativa dell'azienda è nelle loro mani. Non vogliono perderne il controllo.

PAOLO ROMANI CON LA FIGLIAPAOLO ROMANI CON LA FIGLIA

Sono una decina le posizioni da salvare a tutti i costi, pur rientrando nelle nuove deleghe della Tarantola. L'arretramento tattico del Pdl prevede Lorenza Lei, dg uscente, a Raifiction (budget altissimo e controllo delle produzioni esterne), un ruolo per il pensionando Gianfranco Comanducci longa manus del Pdl a Viale Mazzini, un incarico a Rubens Esposito, ex capo dell'ufficio legale, l'inamovibilità di Carlo Nardello, uomo chiave delle intercettazioni Raiset (accordi tra Viale Mazzini e la concorrenza sui palinsesti) oggi direttore Strategia e sviluppo, e di Marco Simeon, braccio destro del cardinal Bertone in Rai e amico di Luigi Bisignani.

Si tratterà anche sulla conferma del contratto di Giovanni Minoli, alla quale la Lei voleva affidare il prime time su Raidue. Inoltre, in vista delle elezioni del 2013 il Pdl si rassegna a perdere il Tg1, ma tutelerà gli intoccabili Bruno Vespa (al quale il contratto riserva tre seconde serate settimanali su Raiuno più una prima serata e l'esclusiva sui grandi eventi) e Giuliano Ferrara che con Radio Londra "uccide" lo share della prima rete (gli ascolti sono molto deludenti) eppure può tornare utile alla vigilia del voto.

Il presidente della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli attende le novità dei contatti Monti-Berlusconi. Anche lui oggi avrà dei colloqui con il governo per valutare il calendario della commissione. Già mercoledì il Parlamento potrebbe riunirsi per votare, con i due terzi, la presidente Tarantola e avviare la stagione dei tecnici alla Rai. Le prossime 48 ore sono quelle decisive.

MAURIZIO GASPARRIMAURIZIO GASPARRI

2 - PRESIDENZA RAI IL PDL RIBADISCE "NON VOTIAMO LA TARANTOLA"...
Da "la Stampa"

Il metodo usato dal governo sulla Rai «collide con la legge»: la richiesta del Pdl di aprire «una verifica in tempi velocissimi», ribadita oggi da Paolo Romani, preannuncia una settimana incandescente per il futuro di Viale Mazzini.

Domani si riunisce il nuovo cda che dovrà nominare Anna Maria Tarantola, il presidente indicato dal premier Mario Monti. A seguire è attesa la convocazione della Vigilanza, che deve a sua volta ratificarne la nomina a maggioranza di due terzi: ma il Pdl, pur assicurando «stima» a Tarantola, ha minacciato apertamente di non dare il suo (necessario) via libera.

In caso di stop, Palazzo Chigi sarebbe pronto ad andare fino in fondo, senza escludere l'ipotesi commissariamento. E se già ieri il Pd ha evocato il commissariamento, dall'Udc Roberto Rao avverte: «Qualora non si dovessero completare i vertici dell'azienda per tutelare il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo e per evitare il dissesto finanziario si imporrebbe al governo la necessità di un intervento d'urgenza».

Gianfranco ComanducciGianfranco Comanducci


3 - ROMANI: "UNA SPA NON SI COMMISSARIA. ILLEGITTIME LE SUPER DELEGHE"
Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

Paolo Romani ripete come un mantra che è una questione di giurisprudenza. Non ce l'ha con il governo, non ce l'ha con Anna Maria Tarantola, ma l'ex ministro dello Sviluppo sostiene che il Pdl - anche davanti alla fermezza di Monti - non arretrerà. «Lasciare che sia l'esecutivo a decidere i poteri del presidente della Rai creerebbe un pericoloso precedente», spiega. Quanto alla minaccia di commissariamento: «Non credo proprio che sia percorribile».

Monti non torna indietro. Cosa farete?
«Penso che come partiti non si possa che essere dalla parte dei cittadini e delle regole che sono state codificate in legge e sottoscritte da tre sentenze della Corte Costituzionale. Non si possono modificare le deleghe del presidente Rai nei termini in cui è stato detto. E il direttore generale è espressione del cda, di concerto con il Tesoro, cosa che è stata
ignorata».

Marco SimeonMarco Simeon

Il centrosinistra spiega le cose in modo diverso: è stata la legge Gasparri a far divenire il governo l'azionista della Rai.
«L'azionista è il Tesoro, come in altre aziende, ma il Pd dimentica che c'è una commissione di vigilanza parlamentare, e che di 9 membri del cda ben 7 sono eletti da quella commissione. Una sentenza della Consulta dice: "Il legislatore ha definito la governance della concessionaria pubblica riconoscendo la centralità del Parlamento e limitando il ruolo e la possibilità di interferenza dell'esecutivo". E conclude che la completezza dell'informazione è garantita solo dal pluralismo della politica».

Quindi cosa farete? Non voterete la presidente Tarantola?
«Mi auguro che non si debba arrivare a una scelta di questo tipo, e che prima di dover scegliere ci sia un chiarimento ».

BRUNO VESPABRUNO VESPA

Se il governo decide per il commissariamento, siete disposti a farlo cadere sulla Rai?
«Non so su quali basi qualcuno invochi un commissariamento. La Rai è una società per azioni e mi sembra molto complicato. Qui si tratta di definire delle regole. Da un lato c'è la legge, da un altro una procedura un po' sbrigativa che ritiene di dare dei poteri a presidente e direttore generale senza che questo sia possibile».

Voi però eravate al corrente. Monti ne ha parlato presentando i nomi di Tarantola e Gubitosi. C'era stato un via libera?
«Non mi risulta un via libera sulle procedure. I nomi sono quelli di seri professionisti, non abbiamo nulla da dire sulla dottoressa Tarantola e sull'ingegner Gubitosi, che conosciamo e stimiamo moltissimo. La polemica è tutta giuridica».

C'è una trattativa in corso? Un dialogo con il premier?
«Sono certo che Monti terrà conto delle cose che stiamo dicendo. Chiediamoci cosa accadrebbe se, dopo questo precedente, un governo politico decidesse di agire in questo modo».

Sta dicendo che i tecnici stanno andando oltre le loro prerogative perché si considerano imparziali?
«Dico solo che si sta attivando una procedura che è un pericoloso precedente».

 

 

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