A. Gen. per il Messaggero
Per arginare la ruspa di Matteo Salvini, Luigi Di Maio scende in trincea. Il leader grillino ha intenzione di fare delle nomine in Rai e in Cassa depositi e prestiti l' argine per dimostrare che nel governo gialloverde non comanda solo il segretario leghista. I tempi sono stretti: il 13 c' è l' assemblea della Cdp e due giorni prima comincerà il valzer in Parlamento per i vertici di viale Mazzini.
Dopo Beppe Grillo - che è tornato a minacciare giornalisti, programmi, testate Rai e non solo: «Una dichiarazione ad Agorà? Agorà la chiudiamo». «Il Foglio? Gli togliamo i finanziamenti». La7 e Canale 5, non avvicinatevi. Rai1, state molto attenti...» - Di Maio ha lanciato una sorta di manifesto per la tv pubblica nel suo ruolo di ministro allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni: «Per l' azienda sarà fondamentale riuscire a rinnovarsi con nuove persone e nuove idee, inserendosi in una logica completamente diversa da quella seguita fino ad oggi. In Rai deve cominciare a trionfare il merito ed entrare aria nuova. Il primo passo è la fine della lottizzazione e la pretesa di avere editori». Il modello: «Una Netflix italiana», dalla tv on-demand americana.
Il primo banco di prova sarà l' insediamento della commissione di Vigilanza sulla Rai. Il termine fissato dai presidenti di Camera e Senato per presentare i nomi dei componenti scade domani. Ma il Pd frena: prima di dare la propria lista, i dem vogliono avere la garanzia di ottenere la presidenza del Comitato di controllo sui Servizi (Copasir). Così è probabile che la Vigilanza si insedi la settimana prossima e che slitti dall' 11 al 18 luglio il giorno in cui la Camera e il Senato eleggeranno i primi quattro membri del Consiglio di amministrazione scaduto a giugno.
beppe grillo con roberto fico e virginia raggi
Un altro componente sarà scelto dai dipendenti della Rai. E gli ultimi due saranno indicati dal governo: uno farà il presidente (nominato poi con una maggioranza dei due-terzi in Vigilanza: essenziale l' intesa tra 5Stelle, Lega e Forza Italia) l' altro sarà l' amministratore delegato. I nomi che circolano, graditi ai 5Stelle: Milena Gabanelli, Carlo Freccero e Ferruccio De Bortoli per la presidenza. Gianmarco Mazzi (socio di Luca Presta) e Fabio Vaccarono (direttore italiano di Google) per il ruolo di ad.
La partita per le direzioni dei tiggì e delle reti Rai si aprirà invece dopo l' estate. Con un problema: in base all' ultima legge, Di Maio non potrà attingere all' esterno dell' azienda. E mentre i grillini non hanno molte persone fidate dentro viale Mazzini, Salvini ne ha già reclutate in numero sufficiente per coprire gran parte delle caselle.
Tant' è che in casa 5Stelle - anche per onorare il principio del merito invocato pure dal presidente della Camera, Roberto Fico - non si esclude la riconferma di direttori che «hanno ben lavorato», come Luca Mazzà (Tg3) e Stefano Coletta (Rai3).
LA DOPPIA PARTITA
Per la Cdp il giorno della verità sarà il 13 luglio. Non è escluso un outsider, ma al momento in pole postition per la carica di amministratore delegato e per quella di direttore generale ci sono Dario Scannapieco (vicepresidente della Bei) e Fabrizio Palermo (attuale direttore finanziario della Cassa). La Lega dovrebbe prendersi la rivincita puntando su Ferrovie, dove Renato Mazzoncini è stato rinviato a giudizio e per statuto se non verrà riconfermato dall' assemblea, dovrà essere sostituto. Salvini punta per quell' incarico su Massimo Sarmi, già capo di Poste.