1. RENZI “BOYSCOUT DI GELLI”? MA PRIMA DI PELU’, GLIELE AVEVA GIÀ CANTATE RINO FORMICA 2.“DOPO 35 ANNI VEDO IL REALIZZARSI DEL PROGRAMMA DI RINASCITA NAZIONALE DEL ‘TOSCANO’ LICIO GELLI”, SCRIVEVA L’EX MINISTRO SOCIALISTA IL 14 FEBBRAIO SCORSO, PRIMA CHE NASCESSE IL GOVERNO. E “TOSCANI” SONO ANCHE DENIS VERDINI E I RENZI (LEGATISSIMNI) 3. FORMICA DESCRIVE L’ACCORDO TRA RENZI E IL PIDUISTA SILVIO BERLUSCONI COME UN PATTO DI “MAGGIORANZA OCCULTA”. ANZI “UNA MAGGIORANZA IN SONNO”, TANTO PER FAR CAPIRE CHE SECONDO LUI È PROPRIO ROBA DI CAPPUCCI E GREMBIULINI. UN PATTO CHE ARRIVA IN UNA FASE POLITICA IN CUI “NON ESISTONO PIÙ MAGGIORANZE CATTO-COMUNISTE, MA CATTO-MASSONICHE, E AL MOMENTO NON SONO MOLTO COESE TRA DI LORO” 4. DIFFERENZE E NO TRA IL PIANO DI RINASCITA NAZIONALE DI GELLI E IL GOVERNO RENZI


DAGOANALISI

UN GIOVANE LICIO GELLI

"Dopo 35 anni vedo il realizzarsi del programma di Rinascita Nazionale del "toscano" Licio Gelli". Parole che Rino Formica scrive il 14 febbraio scorso, ovvero una settimana prima della nascita ufficiale del primo governo Renzi, per ‘Critica sociale', la rivista fondata da Filippo Turati nel 1891.

L'ex ministro socialista denuncia una serie di gravi "offese" istituzionali che si sarebbero consumate durante le consultazioni al Quirinale e nell'ultima riga della sua breve nota
http://www.criticasociale.net/index.php?&lng=ita&function=newsletter&rid=0000292
tira fuori a sorpresa Licio Gelli, con quel "toscano" messo tra virgolette che aprono tutto un mondo, perché Gelli toscano lo è davvero (Arezzo) e allora forse si tratta di richiamare l'attenzione su una certa toscanità. La stessa di Denis Verdini e Matteo Renzi, legati da un solido e antico rapporto, e del Gran Maestro di Pistoia, appunto.

VILLA WANDA DI LICIO GELLI

Lo stesso Formica, intervistato da "il sussidiario.net" il 21 febbraio, proprio alla vigilia del giuramento del Rottam'attore,
http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2014/2/21/GOVERNO-RENZI-Rino-Formica-e-il-disegno-di-Licio-Gelli-con-Draghi-al-Colle/470754/
spiega meglio il concetto, descrive l'accordo tra Renzie e il Berlusca come un patto di "maggioranza occulta". Anzi "una maggioranza in sonno", tanto per far capire che secondo lui è proprio roba di cappucci e grembiulini. Un patto che arriva in una fase politica in cui "non esistono più maggioranze catto-comuniste, ma catto-massoniche, e al momento non sono molto coese tra di loro".

VERDINI E RENZI due

Il Renzi "boyscout di Licio Gelli" urlato ieri da Piero Pelù sul palco di San Giovanni, come si vede, viene da lontano. E' un modo più immediato per alludere a maggioranze "catto-massoniche". Si fonda anche su analisi un po' più ragionate e soprattutto ha a che fare con una rete di rapporti, massonici ma soprattutto molto "toscani", insomma tutto sommato locali, che nasce da lontano.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI
matteo-renzi-padre-cover

A rileggere oggi il famoso "Piano di Rinascita Democratica" della Loggia P2, sequestrato a Gelli nel luglio 1982, si resta però con poco in mano. Le linee di "aderenza" non mancano certo, per carità. Il Renzi che il 30 ottobre 2013 annuncia l'esigenza di "disciplinare la responsabilità civile dei magistrati" trova sicuramente conforto nel piano gelliano, che la indicava tra le priorità assolute. Ma arrivato a Palazzo Chigi per ora non se n'è occupato.
E comunque il tema è presente nel dibattito politico italiano da molti anni, indipendentemente dalla P2, come dimostrano i referendum e le battaglie dei radicali.

LICIO GELLI E ANDREOTTI

Nel Piano del 1982, si legge che le provincie vanno soppresse. E questo Renzi lo sta portando a casa. E si parla parecchio anche di fine del bicameralismo perfetto, con Montecitorio come "Camera dominante". A prima vista sembra un'altra analogia pesante, ma Gelli proponeva soluzioni assai diverse: voleva che il Senato esaminasse i bilanci dello Stato. Renzi invece vuole esplicitamente che le leggi di bilancio non siano mai più votate dall'assemblea di Palazzo Madama. E Gelli non osava pensare all'elezione indiretta dei senatori, prevista invece nella riforma di oggi.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Il Gran Maestro sognava poi una spaccatura dei sindacati, isolando la Cgil e puntando tutto su Uil e Cisl. Qui Pittibimbo eredita una situazione già molto "avanzata", anche per "merito" di Marchionne, e nei fatti mostra di volersene infischiare anche di Uil e Cisl.

Nel Piano gelliano c'era anche una riforma della tassazione con aumenti delle aliquote "sulle rendite finanziarie e sui redditi professionali". Renzi per ora ha messo in pratica la prima misura, ma non la seconda.

RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMA

Gelli chiedeva anche la fine di ogni meccanismo di sovvenzione pubblica alla stampa, che invece il nuovo governo ha per ora confermato, anche se per il futuro minaccia tagli robusti. Poi pretendeva la fine della Rai, che invece è assolutamente intoccabile.

 

RENZI BERLUSCONI COPIA ORIGINALE