RENZI CHI? SALTA IL BLITZ DI MATTEUCCIO PER MODIFICARE L’ASSETTO DEL GRUPPO DIRIGENTE DEL PD – IL DUCETTO DESCRITTO “COME UN LEONE IN GABBIA AL NAZARENO” – E SULLA LEGGE ELETTORALE CI RIPENSA: IL PROPORZIONALE DA’ UN PESO MAGGIORE AL PD – PER CERCARE VISIBILITA’ PENSA AD UNA GITA AD AMATRICE

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1. FRANCESCHINI STOPPA IL DUCETTO SULLA SEGRETERIA

Carlo Bertini per La Stampa

 

RENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI RENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI

La verità è che il primo blitz non gli è riuscito: la mossa che doveva dare il là al suo ritorno, un azzeramento della vecchia segreteria per farla ripartire con pochi nomi, nuovi incarichi e piglio molto operativo, è stata sventata dalla resistenza delle correnti. Tanto per citarne una, la corrente di Franceschini, a detta degli stessi uomini del ministro, ha subito fatto sapere di non gradire un gesto che avrebbe contraddetto con la volontà di costruire una gestione-narrazione più plurale e meno individuale del partito.

 

Quindi non stupisce che ora Renzi si sia preso altri tre giorni per ponderare la lista di nomi sul suo tavolo, che di ora in ora si aggiorna. Altro esempio: il tira e molla dell’ultim’ora del ministro Martina, leader di un’altra corrente della sinistra lealista, restio a entrare in segreteria senza incarichi di peso come l’organizzazione o un ruolo di vice unico.

 

ROSATO ZANDA ROSATO ZANDA

Anche per questo si era pensato ad allargare la segreteria a tutti i pezzi da novanta del partito, dai due capigruppo Zanda e Rosato (entrambi area Franceschini), al presidente Orfini dei «giovani turchi». Ma Renzi ci ha subito ripensato, «poi sembra uno dei soliti “caminetti”, non se ne fa nulla».

 

Per dare un’idea dell’inferno dantesco in cui riesce a trasformarsi il Pd quando c’è da nominare un qualche organismo, perfino per la ventilata nomina di Ciro Bonaiuto, sindaco di Ercolano e pupillo di Maria Elena Boschi, ci sarebbe stata una sollevazione di altri primi cittadini campani, gelosie locali che hanno sconsigliato però di procedere. 

BOSCHI BOSCHI

 

Si capisce dunque perché Renzi stia al Nazareno «come un leone in gabbia». Così lo dipingono gli amici, consci di quanto poco il segretario riesca a digerire le logiche dei bilancini. Anche per questo, per sottrarsi al gioco dei veti incrociati, Renzi non resterà tanto tempo nel suo studio di segretario al secondo piano del Nazareno: sempre più spesso farà altre uscite a sorpresa come quella a Scampia. Meglio uscire dal palazzo, anche da quello del suo partito.

 

2. RENZI IN MARCIA: UN VIAGGIO DEL PD IN ITALIA SU TRE PULLMAN . COME PRODI

Carlo Bertini per La Stampa

 

«Se si dovesse andare verso un sistema proporzionale, assume più forza il partito rispetto al leader». Dice solo questo Matteo Renzi, ma basta e avanza. Poche ore prima balla il solaio del palazzo rinascimentale che ospita la sede del Pd, balla al punto che viene evacuato dopo le prime scosse, tutti i dipendenti giù in strada, qualcuno vede pure scendere il segretario giù dai gradini di uno dei tre piani, ma alla fine restano a presidiare il Nazareno lui e il suo stato maggiore.

 

renzi felpa amatrice renzi felpa amatrice

In questo clima non è escluso che il prossimo blitz di Renzi fuori le mura sia proprio ad Amatrice, ma nulla è deciso, se non che a febbraio parte un «viaggio di ascolto» dei «ragazzi del Pd» su tre pullman: uno al sud, uno al centro e uno al nord, con gruppi di dirigenti mandati in giro insieme ai segretari regionali. Chiamati ieri a raccolta per suonare la carica della ripartenza sotto il tetto tremante del salone al terzo piano della sede Pd.

 

L' obiettivo è fare di loro «le antenne del territorio» e ripartire dai «luoghi simbolo del nostro Paese, da dove le cose funzionano e anche da dove non vanno», dice il capo del Pd lombardo Alessandro Alfieri. Un meeting per fissare il calendario delle prossime iniziative: i banchetti dei circoli, sabato prossimo, e l' assemblea degli amministratori locali il 28 e 29 gennaio a Rimini. Poi partirà «il viaggio per l' Italia del Pd. Siamo una squadra e insieme costruiremo i programmi futuri», garantisce Alfieri. Verrà anche inviato, «un questionario agli iscritti per ricostruire i circoli». Insomma l' idea è di coinvolgere, motivare, stare sul pezzo.

 

RITORNO AL PROPORZIONALE

 

RENZI BERLUSCONI RENZI BERLUSCONI

«Oggi non si parla di politica», è l' esordio di Renzi, che si lascia scappare solo «una vaga e timida apertura verso il proporzionale», racconta uno degli astanti. In questi termini: «Se dovesse esserci un ritorno al proporzionale, allora serve giocare con più punte», è l' esortazione ai suoi dirigenti locali. Ma nulla di più, se non un laconico «vedremo quando ci sarà la sentenza della Consulta, allora capiremo cosa fare, ma non siamo qui per parlare di legge elettorale». Punto. Nessun flusso critico sul passato prossimo da parte degli astanti, anzi qualcuno esorta a fare attenzione a dare la sensazione che possa cambiare linea.

 

berlusconi renzi berlusconi renzi

Il leader non tocca temi caldi, Europa, economia, o altro. Piuttosto mette l' accento sulla pluralità, su «cosa significa lavorare con gente diversa che parli a mondi diversi, perché il Pd non si può reggere solo sul suo leader ma ha bisogno di una coralità, di una squadra». Insomma, portiamo il partito fuori dal palazzo, nelle piazze, tra la gente». Commenti via sms, «si sta adagiando a fare il segretario, la linea è non rinnegare nulla ma non rifare gli errori di arroganza del passato».

 

ALLE URNE, GRAZIE ALL' UE

 

Ma il pensiero è sempre rivolto alle urne. Le voci su una sentenza della Consulta orientata ad annullare il ballottaggio uniformando di fatto i due sistemi elettorali richiedendo piccoli aggiustamenti, ringalluzziscono l' inner circle renziano e fanno risalire le quotazioni del voto a giugno. Il segretario ci spera ancora, conscio delle mille resistenze dentro e fuori il suo partito.

 

gentiloni merkel gentiloni merkel

Ma a sentire i suoi esegeti, ora ha una freccia in più nel suo arco, recapitata da Bruxelles: il richiamo sui conti pubblici, «aumenta la consapevolezza nel Pd che fare la prossima legge di bilancio diventa duro per un governo che andrebbe dopo pochi mesi al voto». Usano il termine duro, per non dire che sarebbe fortemente impopolare.

 

 

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