UNA REPUBBLICA SFONDATA SUL LAVORO - L’OCSE BACCHETTA L’ITALIA: “CI SONO ALTI LIVELLI DI INSICUREZZA E POVERTÀ. LA DISOCCUPAZIONE, ALL’11,1%, E’ LA TERZA PIU’ ALTA TRA I PAESI INDUSTRIALIZZATI. TROPPO ALTO IL ‘GAP’ OCCUPAZIONALE PER I GRUPPI SVANTAGGIATI, COME LE MADRI CON FIGLI A CARICO, I GIOVANI CHE NON STUDIANO NÉ LAVORANO, ANZIANI, STRANIERI E DISABILI”

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Roberto Giovannini per “la Stampa”

 

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Non è affatto lusinghiero il quadro che l' Ocse, l' organizzazione dei paesi più industrializzati, delinea per l' Italia del lavoro. Nel consueto Employment Outlook , l' Ocse spiega che (anche grazie al Jobs Act) l' Italia compie qualche progresso; ma continua ad essere nelle posizioni di coda per quanto riguarda la quantità e qualità dell' occupazione disponibile. E registra elevati livelli di insicurezza e povertà.

 

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Secondo gli economisti dell' Ocse, bassa occupazione e alta disoccupazione sono affiancate da indicatori negativi in termini di inclusività, sicurezza nel mercato del lavoro, stress, rischio di povertà e disparità uomo-donna. Il rapporto rileva che in Italia la percentuale di occupati sulla popolazione tra 15 e 74 anni è tornata quasi al livello pre-crisi, ma con il 49,9% restiamo i terzultimi dell' area Ocse. Per i 15-64 anni l' occupazione (dati 2015) è al 57% contro la media Ocse di oltre il 66%. Quanto al tasso di disoccupazione, anche se diminuito nuovamente in aprile, con l' 11,1% l' Italia resta il terzo più alto tra i paesi industrializzati, 4,5 punti in più del pre-crisi.

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E per il Belpaese non è alle viste un miglioramento significativo. Nella media, i paesi dell' Ocse tra la fine del 2018 e l' inizio del 2019 dovrebbero tornare ai valori pre-crisi, con un tasso di disoccupazione del 5,7%. Per il 2018 il tasso di disoccupazione italiano è stimato, invece, all' 11,2%, con attese di un modesto miglioramento nei prossimi mesi (in parte anche per l' aumento del tasso di partecipazione).

 

Ma anche dal punto di vista qualitativo l'Italia del lavoro è nella retroguardia dei Paesi industrializzati. L'insicurezza nel mercato del lavoro, cioè la perdita monetaria attesa in caso di disoccupazione, è quasi il doppio rispetto alla media. Il 46,6% dei lavoratori accusano stress da lavoro (contro il 41,4% medio). La quota di persone in età lavorativa che vivono sotto la soglia di povertà (13,4%) e il divario di reddito tra uomini e donne (45,3%) sono più alti delle media Ocse (10,6% e 39% rispettivamente).

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Il «gap» occupazionale per i gruppi svantaggiati, come le madri con figli a carico, i giovani che non studiano né lavorano, i lavoratori anziani, gli stranieri e i disabili, è pari al 34% ed è il quinto più alto dell' Ocse (media 25,4%). Nell' ultimo decennio il divario occupazionale dei più anziani è diminuito, ma - è aumentata l' insicurezza nel mercato del lavoro e la quota di persone in età lavorativa che vivono sotto la soglia di povertà.

 

Per fermare l' aumento dei disoccupati di lunga durata, l'Ocse dice all'Italia di continuare nella strada intrapresa con il Jobs Act e rafforzare le politiche attive del lavoro, cioè quelle che permettono ai disoccupati di trovare un' occupazione qualificata. La creazione dell'Agenzia Nazionale per le Politiche Attive (Anpal) rappresenta un passo avanti significativo, «ma ora bisogna coordinare efficacemente le Regioni e assicurare standard minimi comuni».

POVERTA' POVERTA'

 

Il divario fra i redditi, del resto, non è mai stato così alto nei paesi dell' Ocse. Ieri a Berlino il segretario generale Angel Gurria, ha affermato di ritenere «a rischio la tenuta sociale». I dati attuali descrivono una realtà che non ha eguali negli ultimi 50 anni, ha detto nella capitale della locomotiva europea. Il reddito medio del 10% più ricco della popolazione nell' area Ocse è nove volte più alto rispetto a quello del 10% più povero, ha spiegato Gurria. Venticinque anni fa era sette volte maggiore .

 

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