RESA DEI CONTI AL TG3! MANNONI DEMOLISCE GLI INDIGNATI SPECIALI DELLA SUA REDAZIONE E SCONFESSA LA BERLINGUER: “MA QUALE EDITTO BULGARO! NEI NOTIZIARI CI SIAMO INVENTATI I ‘PANINI’ AL CONTRARIO: GOVERNO-OPPOSIZIONE-OPPOSIZIONE NEL GOVERNO”

Lo storico volto di TeleKabul: “Non siamo un monolite, il Tg3 ha tante anime", "La tripartizione delle reti Rai, una alla Dc, una al Psi, una al Pci è dei tempi di Ceaucescu”. E Teresa Marchesi apre il caso dei “40 giornalisti profughi” cacciati da Bianca la Rossa...

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1. MANNONI SCONFESSA LA BERLINGUER: «NON VEDO NESSUN EDITTO BULGARO. I TRE TG NATI CON CEAUSESCU, UNO BASTA» 

MANNONI BERLINGUER MANNONI BERLINGUER

Giovanna Cavalli per “il Corriere della Sera”

 

«E che le devo raccontare?» 

Un sacco di cose. Cominci a dirmi che ne pensa dell’«editto Anzaldi», ovvero che a RaiTre non si è capito chi comanda. 

«No, guardi, io l’editto bulgaro di Berlusconi l’ho vissuto sulla pelle ed era un’altra cosa. Lì c’era un presidente del Consiglio che chiese la testa di alcuni giornalisti e la ottenne». 

 

E qui no? Le sedie di Bianca Berlinguer al Tg3 e di Andrea Vianello a Raitre non sono mica tanto salde . 

MANNONI BERLINGUER MANNONI BERLINGUER

«La vicenda è sconfortante, ma in fondo che sarà successo mai? Un componente della Vigilanza che parla e la fa un po’ fuori dal vaso, poi nemmeno tanto. Si agitano troppo». 

 

Maurizio Mannoni, 58 anni, conduce Linea Notte sulla terza rete. Entrò a Viale Mazzini nel 1986, era uno dei Curzi boys dello storico Tg3, noto come Telekabul. Quando si parla dei candidati alla prossima direzione, il suo nome ricorre spesso. 

 

MICHELE ANZALDI MICHELE ANZALDI

Sembra tenero con il «grande accusatore». Niente niente siete amici? 

«Ci conosciamo da una vita, da quando era portavoce di Rutelli. Ci incontriamo spesso sotto casa mia alla Balduina, a passeggio con i cani. Sarò un fesso, però credevo nell’alba di una nuova Rai. Nulla però che non si sia già visto». 

 

Il premier Matteo Renzi, intervistato proprio al Tg3 dalla Berlinguer, ha spiegato che non caccerà nessuno, che non fa liste di proscrizione. Gli crede? 

«Beh, ha spiegato che c’è un direttore generale che valuterà quello che va fatto per il bene dell’azienda ed è una risposta corretta». 

 

Le è parso sincero? 

«Non sto nella sua testa, però credo davvero che Renzi voglia riformare la Rai, togliendo il potere alla politica». 

 

Gli avversari sostengono che intenda imporre un pensiero unico, il suo. E magari un tg unico. 

SANDRO CURZI SANDRO CURZI

«Il tg unico potrebbe essere un’opzione. L’idea delle due newsroom prevista dalla riforma è un pasticcio, senza né capo né coda». 

 

Davvero le piacerebbe un tg uguale su ogni rete? 

«La tripartizione delle reti Rai, una alla Dc, una al Psi, una al Pci è dei tempi di Ceaucescu. Oggi non si differenziano mica tanto. Si potrebbe fare un prodotto solo, adattato per fasce di ascolto, orari, pubblico. Non è detto che corrisponda al pensiero unico». 

 

Le pressioni del Palazzo c’erano anche ai tempi di Curzi? 

«Eccome. Il Tg3 riceveva bastonate tremende, ci negavano mezzi e risorse. Lui era abile a difenderci e poi eravamo bravi, quindi era dura censurarci». 

 

Adesso però l’attacco arriva proprio dalla maggioranza pd che in teoria sarebbe quel che un tempo era il Pci/Pds/Ds, il partito di riferimento. 

Angelo Guglielmi Angelo Guglielmi

«Già Prodi se la prendeva con noi. Io, per un commento in diretta su Rifondazione, quando fece cadere il governo, ho rischiato il posto, volevano cacciarmi. Oggi il Tg3 ha tante anime, non è più un monolite. E nei notiziari si fanno i “panini” al contrario: governo-opposizione-opposizione nel governo». 

 

I talk show perdono colpi e ascolti, come non ha mancato di rimarcare Renzi. 

«Che i talk siano noiosi è sotto gli occhi di tutti, lo scontro a ogni costo non funziona più» . 

 

Lo dice anche il «padre» di RaiTre, Angelo Guglielmi . 

«Provarono a farlo fuori, ma era dura, la tv l’ha inventata lui». 

 

Lei già 20 anni fa si autodefinì un lottizzato . 

MICHELE ANZALDI COME GOEBBELS SUL BLOG DI BEPPE GRILLO MICHELE ANZALDI COME GOEBBELS SUL BLOG DI BEPPE GRILLO

«Veramente dissi che in Rai lo siamo tutti, un collega mi fece causa. L’ho vinta. Da sempre siamo incasellati, non ho visto intorno a me questa voglia di ribellarsi alla politica. In tanti si sono costruiti così le carriere, poi però non possono fare le vittime». 

 

La Berlinguer e Vianello, presi di mira, rischiano. 

«Magari si sono rafforzati, forse Anzaldi dovrebbero ringraziarlo». 

 

2. SANTO DELLA VOLPE, L’INVIATO DEL TG3 «CANCELLATO» PERCHÈ «DISSIDENTE». SIGNORA BERLINGUER, NIENTE DA DIRE?

Giovanni Fasanella per il suo blogFasaleaks.it

 

h mat37 santo della volpe ter marchesi h mat37 santo della volpe ter marchesi

Leggo nell’ultimo numero di Casagit Notizie un commovente ricordo del collega Santo Della Volpe, inviato del Tg3 e segretario della FNSI (il sindacato dei giornalisti), scomparso prematuramente qualche settimana fa. Lo firma la moglie, Teresa Marchesi, anche lei giornalista della testata di Bianca Berlinguer, la Direttora finita nella bufera a causa di improvvide dichiarazioni di un deputato renziano. 

 

Scrive Teresa: «Negli ultimi anni al Tg3 mio marito è stato cancellato. Doveva diventare invisibile. Noi giornalisti sappiamo bene come funziona: basta avere la spudorata onestà di dire quello che pensi e di argomentarlo. Diventi il “nemico”. (…) (Santo) è stato sepolto in uno stanzino da cui usciva per chiedere, con dignità e senza mai appellarsi ai soliti “santi in paradiso” con licenza di raccomandazione, che gli facessero fare qualcosa, qualunque cosa, purchè operativa. Un caso di emarginazione con la maiuscola, conclamato, ufficiale. A differenza degli oltre 40 colleghi profughi dal Tg3 negli ultimi sei anni, Santo è rimasto. Una testa dura che al suo giornale teneva parecchio».

SANTO DELLA VOLPE SANTO DELLA VOLPE

 

Leggo questa testimonianza. E se sono vere le cose che dice Teresa Marchesi, non posso trattenere un moto di rabbia per come è stato trattato un collega bravo, per bene e senza “santi in paradiso” (né veltroniani, né dalemiani, né bersaniani, né napoletaniani) nella redazione di una testata televisiva che si proclama libera e indipendente, e che ora si atteggia a vittima. Signora Berlinguer, niente da dire?

 

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