L’ASSO NELLA MANICA DEL CAV – L’EX PRESIDENTE DELLA CORTE DI STRASBURGO SPOSA IN PIENO IL RICORSO DI BERLUSCONI – SECONDO IL FRANCO-ALGERINO COSTA, LA LEGGE SEVERINO NON DOVEVA ESSERE APPLICATA RETROATTIVAMENTE. E SILVIO NON DOVEVA ESSERE CACCIATO DAL SENATO – GLI EX COLLEGHI GLI DARANNO RETTA IL 22? 

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Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

 

Jean Paul Costa Jean Paul Costa

Una delle carte giocate dalla difesa di Silvio Berlusconi davanti alla Corte europea dei diritti dell' uomo che mercoledì si riunirà per discutere il suo ricorso sulla decadenza da senatore della Repubblica italiana è nientemeno che un parere dell' ex presidente della Corte stessa; si tratta del francese Jean Paul Costa, che sembra condividere le ragioni giuridiche della inapplicabilità della «legge Severino» al caso dell' ex premier.

 

Parere sollecitato e presentato non dagli avvocati di Berlusconi, bensì dall' ex eurodeputato Maurizio Turco, per conto dell' Associazione «Lista Marco Pannella». I radicali a suo tempo votarono contro la «legge Severino», e in linea con quella posizione hanno deciso inviare a Strasburgo quello che in gergo si chiama amicus curiae , cioè un contribuito volontario offerto a chi deve prendere una decisione. Una sorta di parere «pro veritate» sottoscritto da Jean Paul Costa, giurista settantaseienne di origini tunisine, che ha guidato la Corte europea dal 2007 al 2011.

 

berlusconi con gli amministratori di forza italia 5 berlusconi con gli amministratori di forza italia 5

Sulla base della giurisprudenza che lui stesso ha contribuito a formare, è stato chiamato a rispondere ai tre quesiti fondamentali che costituiscono il cuore della eventuale violazione della Convenzione dei diritti dell' uomo: se l' incandidabilità (da cui è derivata l' estromissione di Berlusconi dal Senato) costituisce o meno una sanzione di tipo penale che non si può applicare retroattivamente; se la dichiarazione di decadenza ha tradito la volontà popolare nella composizione dell' assemblea parlamentare; se la decisione presa dal Senato senza possibilità di appello ad altri organismi violi o meno il «diritto a un ricorso effettivo» garantito dalla Convenzione.

 

Maurizio Turco Maurizio Turco

Le risposte di Costa ai tre quesiti sono molto articolate, ma la conclusione è un sostanziale «sì» a tutte le domande. Un esito che, nella prospettiva dei legali di Berlusconi, dovrebbe rafforzare le loro tesi. Prima fra tutte quella della irretroattività. La legge Severino è stata approvata nel 2012 e il decreto attuativo che stabilisce l' ineleggibilità per sei anni di coloro che hanno riportato condanne superiori a due anni di pena è stato varato dal governo il 31 dicembre di quell' anno.

 

Dunque è entrata in vigore nel 2013, ma nel caso di Berlusconi la sanzione è stata applicata in conseguenza di reati commessi tra il 1995 e il 1998. Cioè prima della norma sull' incandidabilità. Il Senato ha però sostenuto che quest' ultima è una sanzione amministrativa, che riguarda le condizioni soggettive di chi vuole entrare in Parlamento, e dunque nulla ha a che vedere con il principio di irretroattività delle leggi.

Jean Paul Costa Jean Paul Costa

 

Contro questa impostazione, l' ex presidente della Corte europea afferma che in ogni caso «la misura in questione implica che il parlamentare abbia commesso un reato penale e che per questo sia stato condannato, e lo scopo del decreto sembra chiaramente dissuasivo e punitivo»; proprio come una norma penale. Ne consegue, dice Costa, che la sanzione dell' ineleggibilità «costituisce una pena ai sensi dell' articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell' uomo», che vieta la condanna per un' azione commessa quando non costituiva reato «secondo il diritto interno o internazionale».

 

paola severino paola severino

Inoltre la privazione della possibilità di essere eletto per un periodo di sei anni, secondo l' ex presidente è comunque sproporzionata rispetto alla condanna da cui deriva (nel caso di Berlusconi quattro anni); anche ammettendo la legittimità dello scopo, dunque, questo divario eccessivo contrasterebbe con la volontà popolare espressa dagli elettori del parlamentare destituito.

 

Infine, il fatto che nella procedura di decadenza non sia prevista alcuna possibilità di rivolgersi a un organismo indipendente che ne verifichi la regolarità, sarebbe un' ulteriore violazione della Convenzione. Il parere di Jean Paul Costa quasi si sovrappone al ricorso e alle memorie presentate dagli avvocati Andrea Saccucci e Bruno Nascimbene, che guidano il pool legale di Berlusconi a Strasburgo. Ma i rappresentanti del governo italiano hanno già replicato a questi argomenti con controdeduzioni che arrivano a conclusioni opposte. E torneranno a farlo nell' udienza di mercoledì.

 

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