SALTARE L'ARATA - L'IMPRENDITORE ARRESTATO CHIAMAVA SIRI ''IL MIO UOMO'' E PER IL GIP ''PORTAVA IN DOTE I RAPPORTI CON LA LEGA'', E METTE IN MEZZO ANCHE IL FORZISTA MICCICHE' - IL TREMENDO LEGAME CON IL MONDO DI MESSINA DENARO ATTRAVERSO NICASTRI, CHE PER I GIUDICI USAVA ARATA COME PRESTANOME VISTO CHE ERA AI DOMICILIARI - ''QUESTI SONO STATI TUTTI PAGATI''. I FUNZIONARI CORROTTI

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PAOLO ARATA

1. «QUESTI SONO STATI TUTTI PAGATI» GLI ARATA E I FUNZIONARI CORROTTI

Felice Cavallaro per il “Corriere della sera

 

Li hanno arrestati per corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni, ma il contesto è ancora più inquietante perché nel precipizio di Paolo e Francesco Arata, ex deputato di Forza Italia ed ex consulente della Lega il padre, rampollo lanciato nel mondo dell' eolico il figlio, campeggiano i rapporti con quel mondo a metà tra affari e mafia dove si muove come un' ombra inafferrabile perfino Matteo Messina Denaro.

 

«Ha portato in dote gli attuali influenti contatti con la Lega», scrive il gip. Rapporti mediati da altri due pilastri di una serie di società piegate, secondo l' accusa della Procura di Palermo, agli oscuri interessi di Vito e Manlio Nicastri, bollati come presunti prestanome del superlatitante, anche se il Gip ha escluso l' aggravante dell' aver favorito Cosa nostra.

 

E questo nonostante la stessa aggravante fosse stata contestata al capofamiglia dalla Procura che ha recentemente chiesto la condanna a 12 anni. Un patrimonio confiscato da un miliardo e 300 milioni al primo, il padre. Sotto inchiesta da tempo il figlio, spinto in una avventura industriale fondata sui contributi pubblici e sui presunti favori chiesti insieme con gli Arata al sottosegretario costretto alle dimissioni, Armando Siri.

 

francesco arata con manlio e vito nicastri

Con otto società sequestrate, otto scatole cinesi per drenare finanziamenti, sembra chiudersi definitivamente un' era per i Nicastri, sotto il mirino della Dia dal 2013. Anche se il padre già l' anno scorso stava ai domiciliari, ricevendo gli amici affacciato al balcone. Compreso uno sprovveduto Paolo Arata che si è sempre definito esperto in relazioni.

 

Capace di insinuarsi negli assessorati della Regione facendo brillare la tentazione di una tangente sottobanco. Relazioni in doppiopetto, ma anche in maniche di camicia gridando dal marciapiedi parole d' intesa al cosiddetto «re dell' eolico» affacciato a quel balcone di Alcamo. A farlo precipitare nel burrone dell' inchiesta sono state le sue stesse parole pronunciate nei corridoi degli assessorati, senza immaginare di rivelare in diretta alla Dia quanto captato dalle cimici.

 

«Questi qua sono stati tutti pagati», ripeteva al figlio Francesco, fiero delle mazzette elargite. «Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?», interrogava sottovoce indicando il dirigente che si occupava delle autorizzazioni per i parchi eolici, Alberto Tinnirello, ai domiciliari per corruzione. E ancora, parlando di un altro funzionario, Giacomo Causarano, accusato di avere intascato 11 mila euro: «Quello è un corrotto. Un amico, una persona a noi vicina».

ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI

 

Si indaga a Roma sul caso Siri. A Palermo invece la tranche sulla corruzione che provoca inquietudine nel mondo della politica. Perché Arata tira in ballo anche il presidente dell' Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché per un primo contatto con l' assessore all' Energia, Pierobon. Un contatto partito da una telefonata del fratello di Marcello Dell' Utri.

 

Con Micciché che si tira fuori: «Nessun rapporto, se non una vaga indicazione sugli uffici competenti». Dove Arata qualche porta chiusa poi la trova. Compresa quella degli assessori Pierobon e Cordaro. Categorico il governatore Nello Musumeci: «Arata veniva alla Regione a cercare complici e trovava solo dei "no". Dove lui voleva impianti privati noi abbiamo fatto partire impianti pubblici». Poi, risoluto: «Se ci sono responsabilità dei funzionari che finiscano in galera».

 

 

2. "HA USATO I CONTATTI POLITICI PER INTRODURSI NEGLI UFFICI INCARICATI DELLE RINNOVABILI"

Claudia Fusani per “la Stampa

 

Le carte dell' inchiesta: l' imprenditore ha portato in dote i suoi canali Nelle intercettazioni definiva l' ex sottosegretario Siri "il mio uomo"

 

Gianfranco Micciche Grande Sud

Sono 221 le pagine dell' ordinanza che ieri mattina hanno portato in carcere Paolo Arata, ex consulente del Carroccio ed ex deputato di Forza Italia, il figlio Francesco, l' imprenditore Vito Nicastri (finanziatore della latitanza del boss Matteo Messina Denaro) e il figlio Manlio per corruzione, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, corruzione con l' aggravante dell' associazione mafiosa.

 

"Il mio uomo"

Scrive il gip di Palermo Gugliemo Nicastro a pagina 6 dell' ordinanza: «Paolo Arata ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al bio-metano».

 

I canali, in questo caso, sono per lo più riconducibili al presidente dell' Ars Gianfranco Miccichè, plenipotenziario di Forza Italia nell' isola. Poche righe sotto si legge che dalle attività di indagine è emerso anche che «Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con gli esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati dall' Arata medesimo e di cui informava puntualmente il Nicastri».

VITO NICASTRI

 

Vale una su tutte l' intercettazione in cui Arata al telefono con il socio palermitano definiva «il mio uomo» l' allora sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri. Ecco perché l' inchiesta di Palermo arriva dritta come un fendente nel già tremolante equilibrio di governo.

 

Attenzione di Cosa Nostra

L' inchiesta muove i primi passi in Sicilia, tra Trapani e Palermo. Gli investigatori della Dia spiegano nell' ordinanza che «il settore delle energie rinnovabili è stato oggetto in tempi recenti di particolari attenzioni da parte di Cosa Nostra e degli imprenditori a questa vicini e/o contigui».

 

giuseppe pignatone

Nicastri, già ai domiciliari eppure attivissimo nel gestire il business tramite il figlio e altri prestanome, si è dedicato nel tempo «alla plurima creazione illecita di società dietro cui celarsi e continuare ad operare anche attraverso il suo prestanome Arata». Questa è la parte siciliana dell' inchiesta che ha fatto il «salto politico» il 12 aprile, quando il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha trasmesso ai colleghi di Roma - è ancora procuratore Pignatone - gli atti dell' inchiesta da cui emergono «gli accordi corruttivi tra Arata e il senatore Armando Siri».

 

Il filone romano è ancora in divenire. Sono venuti fuori uno dopo l' altro Arata padre e figlio, gli emendamenti poi respinti in favore dell' eolico, i 30 mila euro che sarebbero stati trasferiti al sottosegretario, i legami profondi degli Arata con i vertici della Lega.

 

lo voi 5

Salvini ha difeso fino all' ultimo Siri. Il sottosegretario Giorgetti ha assunto a palazzo Chigi l' altro figlio di Arata, Federico, che è anche il contatto di Steve Bannon in Italia. Si tratta ora di capire, spiega un investigatore, «cosa stabiliva lo scambio tra Lega e la famiglia Arata».