SALVINI PROVA A STANARE DI MAIO: ‘SIEDITI AL TAVOLO CON BERLUSCONI’. IL LEGHISTA HA INVITATO PER OGGI IL GRILLINO A UN VERTICE ANCHE CON LA MELONI E SILVIO, CHE SI È FURBAMENTE DETTO DISPONIBILE A UN PATTO DI GOVERNO CON I 5 STELLE. ORA LA PALLA È NEL LORO CAMPO - IL CENTRODESTRA SE VUOLE PUÒ ELEGGERSI IL PRESIDENTE DEL SENATO DA SOLO, MENTRE ALLA CAMERA FICO NON PUÒ FARCELA SENZA UN (ROBUSTO) APPOGGIO ESTERNO

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Ugo Magri per la Stampa

 

 

DI MAIO SALVINI DI MAIO SALVINI

Siamo già alle prove d' amore. Quella che Matteo Salvini pretende da Luigi Di Maio è tale da mandare potenzialmente all' aria tutti i piani dello strano flirt: il leader dei Cinquestelle dovrebbe accettare di sedersi a un tavolo con i tre leader del centrodestra nessuno escluso, dunque anche con Giorgia Meloni e addirittura con tal Silvio Berlusconi.

 

L' incontro dovrebbe tenersi in giornata e per il momento sarebbe finalizzato a discutere soltanto le presidenze delle due Camere; ma siccome da cosa deriva cosa, l' eventuale rifiuto pentastellato verrebbe inteso come una sorta di pregiudiziale nei confronti del Cav, anzi di più: come pietra tombale su qualunque prospettiva di dialogo con Forza Italia perché, se non ci si parla per concordare le cariche istituzionali, figurarsi se sarebbe possibile su quelle ministeriali.

 

Salvini sarebbe il primo a prenderne atto. Se viceversa Di Maio accettasse di farsi riprendere dalle telecamere con Berlusconi, in quel caso scatterebbero le condizioni minime per cominciare a discutere di governo.

berlusconi salvini meloni berlusconi salvini meloni

 

Il cerchio di fuoco La svolta è maturata ieri a pranzo, durante il vertice di centrodestra tenuto come sempre chez Berlusconi a Palazzo Grazioli, e ha preso forma in un codicillo infilato proprio in calce al comunicato finale: «I leader del centrodestra invitano i rappresentanti delle altre forze politiche a un incontro congiunto». Pare l' abbia materialmente scritto Gianni Letta, anche per mettere sotto esame Salvini e misurarne il tasso di lealtà: se per caso Matteo avesse iniziato a svicolare, a sollevare perplessità e insomma si fosse rifiutato di sottoscrivere il testo, allora i suoi commensali avrebbero sospettato un inganno e magari un patto a due tra la Lega e i Cinquestelle.

 

mariarosaria rossi e paolo romani mariarosaria rossi e paolo romani

Invece Matteo è stato, per dirla con un testimone diretto, «assolutamente granitico e lineare, convintissimo che sia giunto il momento di mettere le carte in tavola con i Cinquestelle». La prova d' amore, appunto. Del resto da giorni, nella mente di Salvini, cresceva il seguente dubbio: «Posso io allearmi con Di Maio senza portarmi dietro l' intera coalizione di cui mi sento leader?». Ieri mattina aveva confidato ad amici che l' unica risposta è no, «io non posso diventare socio di minoranza dei Cinquestelle» che, in rapporto ai voti della Lega, sarebbero preponderanti.

 

FICO GRILLO DI MAIO FICO GRILLO DI MAIO

L' unico modo per contare ai loro occhi è ribaltare i rapporti di forza e presentarsi alla trattativa con l' intero il centrodestra. Tra l' altro Berlusconi, astutamente, si è reso pure lui disponibile a un patto di governo con i grillini, dunque la palla adesso passa a loro, tocca a Di Maio chiarire se accetta questo ménage allargato oppure no. E il capo politico pentastellato deve dirlo subito perché (come si è convenuto nel summit conviviale) «se non accetta di incontrarci tutti quanti adesso, Berlusconi compreso, figurarsi se lo farà un domani».

 

Minacce di rappresaglia Ieri sera dai grillini non erano ancora giunte risposte sull' incontro, soltanto segnali. Qualcuno tra i forzisti sostiene che, se Di Maio si tirasse indietro, vi sarebbero contraccolpi immediati sulla presidenza della Camera ambita dai Cinque Stelle: «Loro non parlano con Berlusconi? E noi non votiamo il loro candidato, chiunque sia.

 

Provino a eleggerselo da soli, se ne sono capaci». Fonti leghiste, viceversa, suggeriscono prudenza: una cosa, precisano, è il governo, altra cosa le cariche istituzionali. Il centrodestra potrebbe votare un grillino a Montecitorio perfino se l' incontro tra i leader dovesse saltare ma, certo, sarebbe molto più complicato convincere Forza Italia ferita nell' onore. Laddove una stretta di mano tra Berlusconi e Di Maio avrebbe l' effetto di spianare tutte le asperità, compresa la scelta del nome da mettere in Senato. In pole position c' è Paolo Romani, capogruppo «azzurro», ma il suo curriculum è sciupato da una condanna per l' uso improprio del telefonino.

elisabetta casellati elisabetta casellati

 

Nell' ottica a Cinque Stelle, tanto basta per considerarlo peggio di un appestato. Salvini ne ha preso atto, per cui la candidatura di Romani traballa. Però non è chiaro chi potrebbe farcela al posto suo. Circolano due nomi, entrambi al femminile: quelli di Anna Maria Bernini (52 anni, ex ministro, avvocato) e di Maria Elisabetta Casellati (71 anni, giurista, già membro del Csm). Nessuna delle due solleverebbe obiezioni grilline, tantomeno da parte della Lega. Decisive saranno, come al solito, gelosie e faide interne al partito berlusconiano, dove la capacità di farsi del male è pari soltanto a quella del Pd.

 

 

 

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