LO SAPEVATE CHE ESISTE IL \"CATTOLICESIMO DEMOCRATICO\"? LO SCRITTORE CIELLE LUCA DONINELLI CONTRO IL TEOLOGO VITO MANCUSO CHE SU “LA REPUBBLICA” HA SCOMUNICATO IL CARDINALE DI COMUNIONE & FATTURAZIONE ANGELO SCOLA ARCIVESCOVO DI MILANO - le \"istanze più aperte al cambiamento\" non avranno più nessuna possibilità \"di essere comprese come reali esigenze della vita concreta, senza essere bollate a priori come eresie\"...


Luca Doninelli per \"il Giornale\"

Il saluto al nuovo arcivescovo di Milano viene affidato, da parte del secondo maggior quotidiano del Paese, la Repubblica , alla scrittura insinuante di Vito Mancuso, che eleva un discreto monumento al cardinale Scola, ma piazza dentro il piedistallo la carica di dinamite destinata a distruggerlo.

Cardinale Scola

Il sunto dell\'articolo è il seguente: scegliendo Scola, Benedetto XVI pone sulla cattedra milanese un uomo di grande fede, carità e cultura, un intellettuale di grande prestigio: peccato che, scegliendo un uomo di formazione ciellina, abbia dichiarato pressoché chiusa l\'avventura del cattolicesimo democratico italiano.

Senza il cattolicesimo democratico, dice Mancuso, le «istanze più aperte al cambiamento» non avranno più nessuna possibilità «di essere comprese come reali esigenze della vita concreta, senza essere bollate a priori come eresie». Mancuso non dice di quali esigenze si tratti, ma si possono indovinare, anche perché il richiamo, fin dalle prime righe, alla vittoria di Pisapia nelle elezioni per il Comune di Milano basta da sé a fornire un elenco delle priorità sociali: divorziati, omosessuali, fine vita e così via.

Ma tra le priorità sociali ci sono anche e soprattutto gli stranieri: e l\'Italia in questo si aspetta qualcosa da Milano. Ora, la presentazione di Scola come «teologo sistematico» (espressione bruttina, che fa pensare a un erudito vagamente impolverato, con qualche ragnatela qua e là, tutto immerso nei suoi studi teologici e sdegnosamente lontano dalla «vita concreta») fa abilmente passare in secondo piano l\'impegno del nuovo Arcivescovo di Milano per il dialogo interculturale e interreligioso, cui ha dedicato molti importanti interventi nonché un\'intera rivista, Oasis.

VITO MANCUSO

Tenuto conto del fatto che a Milano la voce del cardinale Tettamanzi è stata una delle poche a levarsi con forza in difesa dei diritti degli stranieri, sarebbe stato giusto osservare che la nomina di Scola, che a questo tema si è dedicato anche a livello di modelli teorici (e la teoria è, mi si permetta, una delle cose che mancano di più, nella cultura odierna, laica o cattolica che sia), appare in perfetta continuità con l\'opera e il pensiero dell\'Arcivescovo uscente.

Ma il pezzo forte arriva quando Mancuso dubita che una Chiesa come questa- che egli ritiene ormai a senso unico- sia secondo la volontà dello Spirito, «che ha sempre amato il pluralismo visto che di Vangeli ne ha ispirati quattro, e non uno solo».

Verrebbe voglia di liquidare un\'affermazione come questa con un semplice sfottò, ma non sarebbe giusto. Difficile stabilire le preferenze politiche dello Spirito Santo. Difficile interpretare lo Spirito. Il metodo - duro, durissimo ­ che Dio, incarnandosi,ha suggerito all\'uomo si chiama Storia: è nell\'adesione alla realtà concreta di tutti i giorni che si rivela la volontà dello Spirito, il quale ha molti doni, però è uno solo. Dura cosa da comprendere: dura e splendida.

stra08 Luca Doninelli

Conobbi, anni fa, un vecchio parroco che litigava tutti i giorni con lo Spirito Santo: «Lui, ripeteva il vecchio canuto, fa un sacco di cose, crea, inventa: poi però tocca a noi parroci gestire il tutto, e mi creda che col tetto che ti piove in casa, i lavori dell\'abside da completare, l\'impianto di riscaldamento da rifare, le beghe tra parrocchiani, la sciura che ce l\'ha a morte con quell\'altra sciura e i soldi che mancano sempre, stare poi dietro anche a Quello Là non è un bell\'affare». Il vecchio morì, questo va detto, in odore di santità. Né si permise mai di interpretare lo Spirito: ubbidì sempre, sia pure di malavoglia.

La mania di interpretare lo Spirito si chiama, invece, clericalismo. C\'è molto di clericale nelle parole di Mancuso, che accetta di fare la parte dello «scemo del villaggio», una parte che richiede in realtà molta accortezza, e che consiste nel dire in faccia a tutti quello che altri non oserebbero mai dire. Mancuso parla perché sa di non contare nulla se non a livello mediatico, non essendo né un uomo di gerarchia né un importante teologo. Ma parla, senza bisogno di patti segreti, a nome di altri, ben più posizionati di lui, che invece non lo faranno, e che anzi magari lo smentiranno pubblicamente, anche se la pensano come lui.

ANGELO SCOLA E FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - copyright Pizzi

L\'articolo di Mancuso è, insomma, una garbata dichiarazione di guerra, e la sua lettura mette tristezza. Immagino che il Card. Scola sapesse già chi troverà al proprio fianco e chi dovrà cercare di conquistare, vincendo una posizione inizialmente ostile. È nell\'ordine delle cose.

Ma questa immagine di una Chiesa fatta di bande non è veritiera. Esistono correnti, posizioni anche distanti tra loro, ci sono i ciellini e i cattolici progressisti, i neocatecumenali e i tradizionalisti, i catto­comunisti e i cattofascisti, e così via. Ma la Chiesa, con il suo perenne miracolo, non si riduce certo a questo.