SBOTTO SUL G8! - MUGHINI CONTRO "LA RETORICA" SULL'UCCISIONE DI CARLO GIULIANI: “A PIAZZA ALIMONDA ERANO IN AZIONE GLI ENERGUMENI I PIÙ TRUCI. AI LORO OCCHI IL MALE DEL MONDO ERA NELLA CAMIONETTA DEI CARABINIERI. E GIULIANI NON AVEVA L’ARIA DI SCHERZARE. NON RIESCO A CAPIRE QUALE SIA IL LEGAME TRA LA SUA ASPIRAZIONE A UNA SOCIETÀ PIÙ LIBERA E DEMOCRATICA E L’ESTINTORE CHE AVREBBE SCARAVENTATO ADDOSSO A PLACANICA” - “LE VIOLENZE DELLA POLIZIA A BOLZANETO E ALLA DIAZ, QUELLE SÌ, SONO UN’ALTRA STORIA”…

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Giampiero Mughini per "Libero"

CARLO GIULIANI E MARIO PLACANICACARLO GIULIANI E MARIO PLACANICA

Sono adesso dieci anni da quelle drammatiche giornate del luglio 2001 in cui andò in fiamme Genova e morì, colpito da una pallottola tiratagli da un carabiniere aggredito e terrorizzato, il ventitreenne Carlo Giuliani. Sono stati in tanti in queste settimane a ricordare quel dramma che è stato di tutti, quel lutto che non può non riguardate tutti. Mi è capitato di partecipare a una trasmissione televisiva in cui raccontavamo gli eventi cruciali del primo decennio del terzo millennio.

Uno degli ospiti ha cominciato a parlare di quelle giornate di luglio a Genova, giornate che ai suoi occhi erano soltanto giornate di una protesta vitale e legittima contro "la globalizzazione", le giornate in cui "era stato ucciso Giuliani". Confesso che a quest'ultima espressione mi sono impennato e ho reagito verbalmente.

GRAFFITO CARLO GIULIANIGRAFFITO CARLO GIULIANI

Vengo e cerco di spiegare. Quelle giornate di luglio furono un inferno. E non che tutti i partecipanti al corteo anti-globalizzazione volessero quell'inferno e abbiano concorso a crearlo. Nemmeno per sogno, solo un idiota potrebbe dir questo. E anche se l'atmosfera iniziale era molto pesante, erano numerosi i leaderini estremi da due soldi che promettevano di digrignare i denti, di violare i confini che erano stati imposti alla manifestazione.

(Spero di non annoiare i lettori dicendo che per motivi generazionali mi intendo molto di cortei che si annunciano furibondi, di momenti in cui i vincoli di percorso del corteo vengono violati da gang violente che partono all'attacco. A Roma nel marzo 1977 erano in 30mila, di cui 500 dei prototerroristi armati di pistola. Furono loro e non gli altri 29mila e 500 a dare il tono alla manifestazione.)

CARLO GIULIANI- G8CARLO GIULIANI- G8

Non so dire con esattezza, perché non conosco a sufficienza i documenti e le ricostruzioni, se a scegliere la via della violenza a Genova furono gruppi sparuti e molto ben identificabili di professionisti dell'assalto e della distruzione - i cosidetti black-bloc -, gruppi che la polizia non seppe o non volle stoppare, o se invece quei professionisti nuotarono nelle acque favorevoli di una predisposizione all'aggressione che era vociante e diffusa nella manifestazione.

Ognuno di voi ricorda le immagini di Genova all'indomani, i milioni e milioni di danni, le vetrine squassate, quell'ignobile simbolo del capitalismo che sono i bancomat sfrantumati. Protesta legittima, l'espressione di gente che vuole una società più giusta e più vivibile? Io non la vedo così.

GIANPIERO MUGHINI INMUGHINATOGIANPIERO MUGHINI INMUGHINATO

E arrivo alla tragedia della morte di Giuliani, tragedia che è tutt'altra cosa dal dire che "e stato ucciso", e a meno che le parole non siano volatili e irresponsabili. Se io leggo di qualcuno che "è stato ucciso" durante un corteo, mi viene subito in mente l'immagine della bellissima ragazza iraniana, la ventisettenne Neda, uccisa da un cecchino della polizia iraniana a Karengh Street il 21 giugno 2009. In tutto e per tutto, e mentre prese in pieno petto la pallottola che la uccise, Neda stava camminando e sorridendo, armata solo del suo velo e dei suoi jeans. «È stata uccisa», non lo si può dire altrimenti.

Diversa la situazione in cui muore Giuliani, e cerco di dirlo con il massimo garbo verso il lutto della sua famiglia. A Piazza Alimonda non c'erano ragazzi che scorrevano e sorridevano, a Piazza Alimonda avevano preso la parola gli energumeni i più truci. Ai loro occhi tutto il male del mondo era rappresentato da quella camionetta dov'erano un paio di uomini la cui unica colpa era l'indossare la divisa dei carabinieri. Contro quella camionetta si scaraventarono in tanti che non avevano l'aria di star scherzando.

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Non aveva l'aria di star scherzando Giuliani, e non riesco a intravedere neppure per un attimo quale sia il legame tra la sua aspirazione a una società più libera e democratica e l'estintore che avrebbe scaraventato addosso a fargli il maggior male possibile contro un carabiniere che non conosceva e di cui non sapeva null'altro se non che fosse un carabiniere. Un carabiniere che premé il grilletto, e una corte di giustizia europea lo ha assolto dall'accusa di avere fatto «un uso eccessivo della forza».

E dunque se è vero che abbiamo bisogno della verità e non di retorica anche di fronte alle tragedie, Giuliani non è stato "ucciso" e lo diciamo naturalmente senza che questo attenui di una virgola il lutto per la sua giovane vita stroncata. È morto all'interno di un episodio la cui tragicità aveva concorso a creare. Questo è il motivo - un motivo di verità - che mi ha spinto a inalberarmi nei confronti dell'ospite che mi sedeva accanto nella trasmissione televisiva di cui ho detto.

Genova G8Genova G8

Tutt'altra cosa e tutt'altra vicenda è quella, ai miei occhi gravissima, del comportamento delle forze di polizia nelle ore immediatamente successive alle giornate di Genova. Forze che prima alla scuola Diaz e poi nel carcere di Bolzaneto, hanno violato i principi fondamentali della deontologia professionale e della lealtà democratica e hanno colpito alla cieca ragazzi e ragazze che non avevano alcuna colpa e responsabilità individuata, e non di trovarsi a Genova in quelle ore roventi.

Genova G8Genova G8

Grave il comportamento delle forze di polizia e dei loro capi, più volte additati da sentenze di tribunali. Una pagina indecente della nostra storia democratica, e qui finisco perché altrimenti dovrei scrivere altri due articoli. Giuliani è una cosa, la caserma di Bolzaneto un'altra. Ma è davvero così difficile avere noi tutti una memoria condivisa che non sia tutta a favore di una parte o dell'altra? Una memoria in punta di verità.

 

 

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