SCAFARTO INGUAIA WOODCOCK: ‘FU LUI A DIRMI DI SCRIVERE UN CAPITOLO SUI SERVIZI SEGRETI CHE PEDINAVANO CHI FACEVA LE INDAGINI CONSIP’, CHE POI SI RIVELÒ ESSERE UNA BUFALA - IL CAPITANO DEI NOE È STATO INTERROGATO A ROMA DA IELO, PALAZZI E PURE PIGNATONE, IL CAPO DELLA PROCURA: ‘AVEVO FRETTA DI CHIUDERE IL RAPPORTO DA CONSEGNARE AI PM. HO FATTO DEGLI ERRORI’


 

Edoardo Izzo per la Stampa

WOODCOCK

 

Il pm di Napoli Henry John Woodcock avrebbe suggerito al capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, di dedicare un capitolo dell' informativa Consip al presunto coinvolgimento di esponenti dei servizi segreti.

 

Personaggi sospetti, a loro dire, seguivano l' attività di indagine dei carabinieri nelle strade adiacenti piazza Nicosia, dove i militari recuperavano i famosi "pizzini" scritti da Alfredo Romeo. Ma l' uomo che «controllava le targhe dei mezzi parcheggiati» era in realtà E.R., un cittadino lì residente.

 

 

Un accertamento non riferito da Scafarto nel documento consegnato ai giudici. «Ho omesso la circostanza perché la ritenevo irrilevante», ha spiegato il capitano. Ma in tre telefonate intercettate lui stesso ammise che la scelta di omettere l' episodio era di natura investigativa. «Il concetto di scelta investigativa e operativa coincide nella mia prospettazione con quello di irrilevanza», ha risposto ai pm.

 

SCAFARTO

Resta che «la necessità di dedicare una parte della informativa al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock», come ha spiegato Scafarto nell' interrogatorio riportando le parole precise del pm napoletano: «al posto vostro farei un capitolo autonomo su tali vicende». Ad ascoltare la ricostruzione del militare c' era anche il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, oltre all' aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi, titolari dello spezzone dell' inchiesta.

IELO

 

Un affaire finito davanti al plenum del Csm per iniziativa del pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare insieme al Guardasigilli dell' azione disciplinare verso i magistrati, che contesta a Woodcock un' intervista in difesa del capitano del Noe a Repubblica, e che è a sua volta fatto oggetto di critiche per una sua presunta amicizia con Matteo Renzi, figlio di Tiziano, l' indagato che avrebbe subito danni dagli errori dell' inchiesta Consip.

 

TIZIANO RENZI

Ma al capitano i magistrati romani contestano l' intera serie di imprecisioni e omissioni evidenti che hanno di fatto compromesso l' indagine. «La discrasia non è contestabile ma escludo di avere avuto nella redazione dell' informativa consapevolezza di essa», si è giustificato ad esempio il capitano in relazione alla falsa attribuzione ad Alfredo Romeo di una frase pronunciata in realtà da Italo Bocchino sull' incontro con un imprecisato Renzi.

 

«Ho cercato di darmi spiegazioni - ha confidato Scafarto - e posso pensare di avere avuto solo una prima versione del file, relativa al sunto e di avere utilizzato questa per la redazione dell' informativa.

 

Era un periodo di forte lavoro, legata alla necessità di chiudere l' atto prima della prima decade di gennaio quando era in programma un incontro tra la procura di Roma e Napoli».

ALFREDO ROMEO

 

Sconcerta però che ci sia una falsa attribuzione anche dell' affermazione «il generale Parente è stato nominato all' Aisi da Tiziano Renzi», mentre la frase pronunciata era: «che l' ha nominato Renzi», inteso come Matteo che all' epoca dei fatti era il presidente del Consiglio. Non basta: il colloquio tra Alfredo Romeo e un suo collaboratore diventa, nell' informativa di Scafarto, un vertice con il colonnello Petrella in servizio all' Aisi, sul tema delle intercettazioni ambientali (all' epoca nemmeno iniziate) solo perché il collaboratore ha un cognome molto simile all' agente segreto.