SCANDALI E BUGIE, LA LUNGA ESTATE DI HILLARY - LE EMAIL SPULCIATE FINO ALL'ULTIMO DETTAGLIO: ECCO BERLUSCONI, COLPITO IN FACCIA DALLA STATUETTA, CHE USA L'EVENTO PER FARE LA VITTIMA. ''È PUR SEMPRE UN PREMIER ELETTO DEMOCRATICAMENTE, OBAMA DOVREBBE CHIAMARLO'' - 2 AMERICANI SU 3 PENSANO CHE LA CLINTON SIA BUGIARDA

Ma se il vecchio Bill volava sopra le proprie bugie sulle ali del proprio fascino, la moglie, che carisma non possiede, deve contare soltanto sulla fatica, l’organizzazione, la strategia. Aveva la Casa Bianca in tasca, ora persino Bernie Sanders l'ha superata nei sondaggi nello stato chiave del New Hampshire... -

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1. I SEGRETI NELLE EMAIL DI HILLARY «BERLUSCONI E LA STATUETTA? SI SERVIRÀ DI QUESTO ATTACCO»

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

 

Hillary Clinton e Berlusconi Hillary Clinton e Berlusconi

John Boehner, il capo della maggioranza repubblicana al Congresso giudicato dai collaboratori più stretti di Hillary Clinton un leader «pigro» e «alcolizzato», disprezzato dai suoi stessi colleghi di partito, coi deputati conservatori più giovani che vorrebbero liberarsi della sua leadership. E poi il rammarico per la sconfitta dell’amico e collega David Miliband, ex ministro degli Esteri di Londra, battuto dal fratello Ed nella corsa alla guida del partito laburista britannico.

 

Mentre per i collaboratori di Hillary il premier «tory» David Cameron non sarà mai un vero amico: alleato in superficie, ma poi, in privato, remerà contro. E anche un certo imbarazzo nella gestione dei rapporti con Silvio Berlusconi all’epoca (dicembre 2009) dell’aggressione subita dall’allora premier italiano in Piazza Duomo a Milano, dove fu colpito al volto da una statuetta lanciatagli contro da uno squilibrato, Massimo Tartaglia.

 

berlusconi hillary clinton berlusconi hillary clinton

C’è anche questo, e molto altro, nella nuova serie di e-mail scambiate dalla Clinton quando era a capo della diplomazia Usa e che il Dipartimento di Stato ha pubblicato, dopo accurata selezione, l’altra sera, eseguendo una disposizione impartita dalla magistratura Usa. «Il governo Berlusconi e il suo partito hanno usato l’aggressione fisica subita dal premier per trasformare l’immediata solidarietà nei suoi confronti in un vantaggio politico: accusano gli avversari politici di aver creato un clima di odio e puntano a screditare i procedimenti giudiziari nei suoi confronti.

berlusconi hillary clinton berlusconi hillary clinton

 

Detto questo, sarebbe comunque un gesto appropriato e di cortesia, per il presidente Obama, chiamare Berlusconi per esprimergli preoccupazione per l’accaduto, formulando auguri di pronta guarigione: è pur sempre un leader eletto democraticamente che ha subito una violenza ed è il capo del governo di un Paese alleato, un membro della Nato».

 

L’analisi e il consiglio sono di Sidney Blumenthal, il più ascoltato dei collaboratori di Hillary, anche se non impiegato al Dipartimento di Stato. Blumenthal, da sempre vicinissimo ai Clinton, consigliere di Bill alla Casa Bianca, è autore di più di 300 delle mail appena pubblicate. Messaggi sollecitati dal segretario di Stato e da lei commentati positivamente, conservati su un «server» privato della famiglia Clinton anziché su quello del ministero.

Berlusconi insanguinato in piazza duomo Berlusconi insanguinato in piazza duomo

 

Il sospetto che Hillary abbia così voluto tenere lontano da ogni controllo messaggi di interesse pubblico e che possa aver fatto circolare privatamente informazioni «top secret» ha provocato nei mesi scorsi una tempesta politica usata dai repubblicani per mettere in difficoltà il candidato democratico alla Casa Bianca. La Clinton è stata obbligata dalla magistratura a consegnare al governo tutta la corrispondenza di quei quattro anni passati a tessere la politica estera di Obama.

 

È lo stesso Dipartimento di Stato che, su ordine del giudice, esamina il materiale trasmesso dall’ex capo della diplomazia Usa (ben 54 mila pagine di messaggi), e pubblica le mail che non mettono in pericolo la sicurezza nazionale. Dopo quelle rese pubbliche a giugno e luglio, l’altra sera sono state messe a disposizione della stampa altre 4.368 mail per un totale di 7.121 pagine. C’è ancora molto da fare (complessivamente siamo a poco più di 13 mila pagine desecretate), ma per ora i repubblicani non sono riusciti a trovare alcuna «smoking gun», la prova di un comportamento gravemente scorretto, anche se dopo quest’ultima tornata il numero dei messaggi dei quali è stata proibita la divulgazione perché contenenti informazioni segrete è salito da 63 a 188.

Berlusconi Ferito in piazza Duomo Berlusconi Ferito in piazza Duomo

 

Per la destra è la prova che la Clinton ha commesso irregolarità e, comunque, non si è comportata da statista, ma il Dipartimento di Stato precisa che l’argomento di quelle mail è stato inserito tra quelli «classificati» solo di recente: la materia di quei messaggi non era, quindi «top secret» quando, nel 2009-2010 furono scambiate. Insomma nessun reato, ma imbarazzi sì, per un leader che oltretutto sta vedendo calare i suoi indici di popolarità tra gli elettori democratici. Non è un «emailgate» ma tanti piccoli episodi, come la pressione di Cherie Blair, la moglie dell’ex leader britannico Tony, per spingere Hillary a incontrare i suoi amici dei Paesi del Golfo, di certo non giovano all’immagine di statista che la Clinton cerca di proiettare davanti all’opinione pubblica americana.

Tartagli ascagli ala stationa del duomo contro Silvio Berlusconi Tartagli ascagli ala stationa del duomo contro Silvio Berlusconi

 

 

2. SCANDALI E BUGIE IL DESTINO DEI CLINTON NELL’ESTATE PIÙ LUNGA

Vittorio Zucconi per “la Repubblica

 

La lunga estate della signora che aveva già vinto la Casa Bianca in primavera e ora sente di poter perderla in autunno ha messo Hillary Clinton di fronte alla propria peggiore avversaria: se stessa. Anche lei, come il marito del quale porta il nome, l’eredità e la lunga ombra, deve lottare contro l’etichetta che accompagna da trent’anni la coppia “Billary”, Bill e Hillary, e che ora lo scandalo delle email ha rafforzato e che si riassume in una sola parola: bugiarda. Due americani su tre, indipendentemente dal loro colore politico, pensano che Hillary soffra di una cronica tendenza a mentire, come il coniuge, per ora tenuto a distanza.

huma abedin anthony weiner hillary e bill clinton huma abedin anthony weiner hillary e bill clinton

 

Ma se il vecchio Billy volava sopra le proprie bugie sulle ali del proprio fascino, la moglie, che carisma non possiede, deve, come faceva quando era una brillantissima, diligentissima studentessa di Giurisprudenza a Yale e poi avvocato per le Commissioni d’Inchiesta parlamentari, contare soltanto sulla fatica, l’organizzazione, la strategia. E il proprio autocontrollo.

 

Il problema che sta agitando l’ Autunno della Matriarca, e che i sondaggi implacabilmente fotografano dandola ormai vicinissima a concorrenti alle future primarie che ancora tre mesi or sono sembravano figuranti, è quello delle “Due Hillary”. Ci sono due donne, in quella signora di 68 anni che sogna di essere la prima Madame President della storia americana. C’è l’ Hillary pubblica, sicura di sé alle soglie dell’arroganza, visibilmente repressa nei gesti e nelle parole, capace di risposte sprezzanti come quella data a un giornalista che le chiedeva se avesse tentato di ripulire il computer usato per le email: “Sì, come no, con uno straccio...”.

hillary clinton huma abedin hillary clinton huma abedin

 

Poi c’è la “girl”, la ragazza, come la chiamano le donne della corte che le stanno a fianco. C’è la signora capace di sciogliersi metaforicamente i capelli pur tagliati corti. Di ridere di una risata che diventa giovane e cristallina nonostante gli anni e che porta alle riunioni ristrettissime nei suoi uffici privati un’atmosfera spontanea da dormitorio delle studentesse al college davanti a tranci di pizza fredda. È un dilemma, questo delle Due Hillary con il quale lottano ogni giorno il direttore delle operazioni e veterano del clintonismo, John Podesta, Jennifer Palmieri, capa del suo ufficio stampa, la stratega Mady Grumwald e l’amatissima spalla da ormai vent’anni, l’indopakistana Huma Abedin.

 

TheClintonWars sydney blumenthal TheClintonWars sydney blumenthal

Quale delle Due Hillary funzionerà meglio, ora che la passeggiata verso la “nomination” è diventata un sentiero di rovi insidiato da improbabili avversari come l’ultra settuagenario senatore del Vermont Bernie Sanders, che l’ha scavalcata addirittura nei sondaggi in New Hampshire, il primo Stato americano nel quale in febbraio si voterà sul serio. Il nodo di una crisi infastidita addirittura dall’inatteso Joe Biden, vice di Obama, che medita di buttarsi nella mischia per rispondere a quella vasta ala liberal dei Democratici che non si riconosce in una Hillary troppo vicina, fisicamente e ideologicamente, al mondo degli “Un per Cento” e di Wall Street.

 

BERNIE SANDERS BERNIE SANDERS

Il problema di coloro che la vorrebbero più se stessa e meno artificiale è che Hillary, all’estremo opposto del marito, non ama le folle e le teme. Per questo la squadra delle “Hillary Girls” evita le adunate oceaniche. Quanto il vecchio “Bubba” nutriva il proprio ego e il proprio appeal con il “feedback”, le vibrazioni di ritorno emanate dai fan adoranti, tanto la moglie si irrigidisce e si chiude nel copione scritto di fronte all’urto della folla.

 

In Iowa, lo Stato che per primo, nello stravagante meccanismo dei Caucus, la Clinton si è lanciata in una descrizione di come in 50 Stati lei stia creando un’organizzazione capillare e di quanti delegati al Congresso Democratico abbia già sicuri in borsetta. Una risposta da Amministratore delegato a un pubblico che le chiede passione, “fuoco nella pancia” come Billy e come Obama. La Hillary Pubblica risponde con organigrammi, ristrutturazioni e schemi.

clinton e sanders clinton e sanders

 

Questa, di nascondere se stessa dietro la maschera della secchiona distaccata e calcolatrice, è stata la formula che le permise di sopravvivere all’ignominia dell’Affaire Lewinsky, di proteggere la figlia Chelsea, il marito Capo dello Stato e soprattutto se stessa, dal ciclone di vergogne vere e di attacchi artificiali che i grandi elemosinieri della Destra finanziavano arrivando ad accusarle di avere avuto un amante alla Casa Bianca e di averlo fatto uccidere da sicari nel 1993. Difficile per lei abbandonare quell’armatura che la salvò e, dettaglio importante, salvò la sua famiglia.

 

joe biden joe biden

La lunghissima strada del suo riscatto, e della resurrezione dalla donna umiliata del 1998, è passata per un’elezione a senatore di New York, un seggio che le fu regalato dal partito come ricompensa alla sua lealtà politica e coniugale, e da un incarico alla Segreteria di Stato che Obama, anche lui in debito con Clinton per l’appoggio elettorale, le attribuì. Ma ora Hillary è sola, sospesa fra un’immagine pubblica che scandali molto gonfiati scrostano ogni giorno, e la propria personalità più profonda, che lei teme di rivelare. Pensa di dover fare la “dura”, di dover pagare ancora una volta il tributo sessista della donna che deve sembrare più uomo dei maschi per essere presa sul serio.

joe biden joe biden

 

E forse dimentica che il picco della sua popolarità fu raggiunto in un gelido febbraio del 2008, quando, dopo l’imboscata vittoriosa tesa da un semi sconosciuto senatore, Barack Obama, pianse di rabbia in diretta tv, lasciando che un po’ di mascara le scorresse sulle guance. Se la Falsa Hillary, che sembra falsa anche agli elettori, continuerà a vacillare, soltanto la Vera Hillary potrà salvarla.

 

 

 

 

 

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