SE SEI GAY IN ITALIA NON SOLO NON TI PUOI SPOSARE, MA NON PUOI NEMMENO AVERE UN SUSSIDIO PER COMPRARE CASA - UNA COPPIA OMOSESSUALE DI PORDENONE HA CHIESTO IL “CONTRIBUTO PRIMA CASA” CHE GLI SPETTAVA, VISTO CHE I DUE 35ENNI ERANO REGISTRATI AL COMUNE COME FAMIGLIA - MA LA REGIONE FRIULI SI È OPPOSTA E HA RESPINTO LA RICHIESTA PERCHÉ DICE DI NON POTER CONSIDERARLI CONVIVENTI MORE UXORIO...

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Paolo Berizzi per "Repubblica.it"

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Per raccontare questa storia conviene partire dall'anagrafe. Marco e Giovanni - Repubblica ne conosce la vera identità ma li chiameremo così, "almeno per il momento" - hanno 35 anni, stanno insieme da sette, e convivono. Per il Comune di Pordenone sono una "Famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo". In pratica: una coppia more uxorio ("come matrimonio"). Maggio 2011: Marco e Giovanni acquistano casa.

La Regione Friuli Venezia Giulia prevede un "Contributo Prima Casa". È un incentivo a fondo perduto per aiutare chi fa il primo investimento immobiliare. Si tratta di 17mila euro, che non è un patrimonio ma nemmeno una cifra trascurabile per coloro che, a 30 anni, decidono di mettere su casa. Chi può accedere al contributo? Lo spiega l'articolo 8 comma 3 del regolamento regionale: "... possono presentare domanda persone maggiorenni in forma singola oppure associate qualora si tratti di coniugi o di conviventi more uxorio, ovvero di coppia intenzionata a contrarre matrimonio o a convivere more uxorio".

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Essendo registrati all'anagrafe come "famiglia", Marco e Giovanni presentano la loro richiesta. Siamo a ottobre 2012. Con grande sorpresa la coppia riceve la lettera di Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia (titolare della convenzione con la Regione per l'erogazione di questi contributi): domanda respinta. Motivo? Nella missiva si cita proprio l'articolo 8 e si sottolinea che la coppia non risponderebbe al requisito di "conviventi more uxorio".

Di più: a rafforzare la convinzione di avere subito un torto, una discriminazione in quanto "coppia gay", c'è il fatto che ai due ragazzi, in Regione, viene spiegato che se la richiesta l'avessero presentata separatamente - cioè da singoli cittadini, cioè spacchettando la coppia - il finanziamento l'avrebbero quasi certamente ottenuto. Ma tant'è. La storia finisce sul tavolo di Giacomo Deperu, presidente di Arcigay Friuli. "Ci è sembrata da subito una discriminazione, oltretutto basata su una contraddizione evidente".

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La pratica viene affidata all'avvocato Francesco Furlan, presidente della commissione Pari Opportunità dell'ordine degli avvocati di Pordenone.

Il legale scrive a Banca Mediocredito e fornisce il documento dell'anagrafe che attesta la registrazione della coppia come "Famiglia basata su vincolo affettivo". Pare incredibile: il Comune di Pordenone considera Marco e Giovanni una famiglia, ma l'ufficio legale della Regione, tramite Banca Mediocredito, smentisce lo stesso Comune e risponde nuovamente picche. Niente da fare: per la Regione i due ragazzi non sono una coppia more uxorio, e per questo nega loro il diritto alla casa.

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Possibile? Possibile. Di fronte al doppio rifiuto che arriva da Trieste - sede della Regione - Arcigay Friuli decide di andare fino in fondo per difendere i diritti della coppia e di fare causa alla stessa Regione impugnando il documento davanti al Tar. "Confortati dalle interpretazioni di altri comitati Pari opportunità europei - spiegano Deperu e Furlan - sottolineiamo che sono ormai numerose le sentenze (Corte Costituzionale, Corte di Cassazione, Tribunale di Milano) che definiscono more uxorio - "come matrimonio" - il rapporto di unione affettiva tra due uomini o due donne che, non potendosi sposare, devono poter avere pari diritti rispetto alle coppie coniugate. E sottolineiamo anche che l'Unione europea e i regolamenti comunitari invitano ad agire in tal senso, proprio per non discriminare le coppie gay".

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Marco e Giovanni non si sono ancora rassegnati. Il sogno di una casa di proprietà non è ancora svanito. Qualora il Tar accogliesse il ricorso di Arcigay - circostanza, carte alla mano, tutt'altro che improbabile - la partita si riaprirebbe in loro favore. E a quel punto, se la giustizia bocciasse l'"interpretazione" della Regione, si creerebbe un precedente per tutti i casi simili.

 

 

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