“I SOCIALISTI ONESTI C'ERANO E IO SONO UNO DI QUELLI” - A 25 ANNI DA MANI PULITE UGO INTINI RICORDA CRAXI (“ERA CONVINTO CHE LA POLITICA VENISSE PRIMA DI TUTTO”) E GLI ULTIMI GIORNI DELLA PRIMA REPUBBLICA: “LA SECONDA NON MI SEMBRA VENUTA TANTO MEGLIO. OGGI IL FINANZIAMENTO DELLA POLITICA AI MARGINI DELLA LEGALITÀ CONTINUA...” -

Condividi questo articolo


INTINI CRAXI INTINI CRAXI

Salvatore Tropea per Il Venerdì - la Repubblica

 

Rivisitata con l' occhio della memoria, la stagione di Mani Pulite che segnò il turbolento passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, nel vento della revanche popolare (non si usava ancora il termine populista), accompagnata dal tintinnio di manette più qualche suicidio, un quarto di secolo dopo come la vede uno che ci è passato dentro senza danni e sempre con la convinzione che «quel sottosopra si sarebbe potuto evitare»? Ugo Intini non sembra avere dubbi:

 

«Penso ancora che fu fatto un uso illiberale della giustizia nel contesto di una campagna mediatica che portò alla fine della Prima repubblica senza che fosse stata costruita la Seconda».

 

intini ugo intini ugo

Classe 1941, politico, giornalista, saggista, esponente storico del Psi, sottosegretario agli Esteri nel governo Amato e viceministro in quello Prodi, Intini rifiuta la definizione di "socialista pentito". «Non mi piace» dice.

 

E quella di "socialista onesto"? Vorrà mica dire che tutti erano senza colpe.

«La stragrande maggioranza dei socialisti era onesta. Per loro come per altri c' era stato un periodo borderline durato 40 anni, un sistema che poi è degenerato. Oggi il finanziamento della politica ai margini della legalità continua e per giunta riguarda poco i partiti, che peraltro non ci sono più, e molto i singoli. Non mi pare un miglioramento».

 

DAVIGO DI PIETRO COLOMBO DAVIGO DI PIETRO COLOMBO

Ha avuto occasione di incontrare negli anni i compagni di partito di allora?

«Quasi tutti».

 

Anche quelli che hanno subito condanne?

«Ho incontrato sia quelli con i quali sono stato in sintonia sia quelli con i quali ci sono state polemiche. Alcuni di più altri di meno».

 

E avete parlato di quel 1992?

«Non sempre, e solo con alcuni. Con il tempo accade con minore frequenza. Anche perché oggi non faccio più politica attiva. Scrivo libri e articoli».

 

Il suo ultimo libro, Lotta di classi, è dedicato al rovesciamento della piramide che vede l' Italia trasformata in un Paese con molti vecchi e pochi giovani.

Ugo Intini e Martelli Ugo Intini e Martelli

«È un argomento che merita grande attenzione. Anche questo è un modo di fare politica, sapendo che un Paese con sempre meno giovani e sempre meno istruiti è un Paese che corre seri rischi».

 

Lei è stato vicino a Bettino Craxi anche quando fuggì a Hammamet per evitare l' arresto. Che ricordo ne conserva?

«Craxi viveva nel culto di Pietro Nenni, il leader storico del Partito socialista, e come lui, era convinto che la politica venisse prima di tutto. Questo spiega molte delle sue scelte. Oggi invece la politica non viene prima di tutto, anzi rischia proprio di sparire. Siamo alla privatizzazione della politica».

 

Craxi era considerato un duro, un tratto del carattere che, quando era premier, si tradusse nel suo decisionismo. Ma a Hammamet è apparso fragile.

Di Pietro, Gherardo Colombo e Borrelli Di Pietro, Gherardo Colombo e Borrelli

«Era un uomo di partito e, in quanto tale, non poteva non essere amareggiato da quella che lui giudicava un' azione che avrebbe portato alla distruzione non solo del Psi ma anche di altre forze politiche. È stato il suo cruccio nella solitudine di Hammamet».

 

Lei è andato a trovarlo qualche volta in Tunisia?

«Una sola. Se ricordo bene era il 2008. Era già molto malato. Parlammo prevalentemente di politica. Per lui era come se non si potesse parlare d' altro».

GIANNI DE MICHELIS UGO INTINI E MASSIMO PINI GIANNI DE MICHELIS UGO INTINI E MASSIMO PINI

 

Pensa ancora, venticinque anni dopo, che si poteva evitare «tutto quel sottosopra»?

«Diciamo che era giunto il momento di pensare a un cambio: lo si poteva fare in senso riformista e non violento. Si poteva e si doveva fare allora. E credo che si dovrebbe fare a maggior ragione oggi».

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...

DAGOREPORT – BENVENUTI ALLA PROVA DEL “NOVE”! DOPO LA COSTOSA OPERAZIONE SUL ''BRAND AMADEUS'' (UN INVESTIMENTO DI 100 MILIONI DI DOLLARI IN 4 ANNI), A DISCOVERY NON VOGLIONO STRAFARE. E RESTERANNO FERMI, IN ATTESA DI VEDERE COSA SUCCEDERA' NELLA RAI DI ROSSI-MELONI - ''CORE BUSINESS' DEL CANALE NOVE: ASCOLTI E PUBBLICITÀ, QUINDI DENTRO LE SMORFIE E I BACETTI DI BARBARELLA D'URSO E FUORI L’INFORMAZIONE (L’IPOTESI MENTANA NON ESISTE) - LA RESPONSABILE DEI CONTENUTI DI DISCOVERY, LAURA CARAFOLI, PROVO' AD AGGANCIARE FIORELLO GIA' DOPO L'ULTIMO SANREMO, MA L'INCONTRO NON ANDO' A BUON FINE (TROPPE BIZZE DA ARTISTA LUNATICO). ED ALLORA È NATA L’IPOTESI AMADEUS, BRAVO ''ARTIGIANO" DI UNA TV INDUSTRIALE... 

DAGOREPORT – L’INSOFFERENZA DI AMADEUS VERSO LA RAI È ESPLOSA DURANTE IL FESTIVAL DI SANREMO 2024, QUANDO IL DG RAI GIAMPAOLO ROSSI, SU PRESSIONE DEI MELONI DI PALAZZO CHIGI, PROIBI' AI RAPPRESENTANTI DELLA PROTESTA ANTI-GOVERNATIVA DEI TRATTORI DI SALIRE SUL PALCO DELL'ARISTON - IL CONDUTTORE AVEVA GIÀ LE PALLE PIENE DI PRESSIONI POLITICHE E RACCOMANDAZIONI PRIVATE (IL PRANZO CON PINO INSEGNO, LE OSPITATE DI HOARA BORSELLI E POVIA SONO SOLO LA PUNTA DELLA CAPPELLA) E SI È LANCIATO SUI DOLLARONI DI DISCOVERY – L’OSPITATA “SEGRETA” DI BENIGNI-MATTARELLA A SANREMO 2023, CONSIDERATA DAI FRATELLINI D’ITALIA UN "COMIZIO" CONTRO IL PREMIERATO DELLA DUCETTA, FU L'INIZIO DELLA ROTTURA AMADEUS-PRESTA…