SPORTELLO TAFAZZI – BERSANI, PERPLESSO SU CUPERLO, NON SA PIÙ CHE INVENTARSI PER FERMARE L’AVANZATA DI RENZI E PENSA A UN PIANO PER FAR SLITTARE IL CONGRESSO AL 2014 (CIAO CORE!)

Bersani fiuta la crisi di governo, prende tempo e conta sull’assemblea del 20 (dove si decideranno date e regole) per rinviare il congresso – Renzi stavolta non si vuole far fregare (“Spostare il congresso? Non esiste”) e continua a coltivare “i territori”: anche la costola emiliana dei bersaniani lo sosterrà…

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Giovanna Casadio per "La Repubblica"

PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI

«Se c'è una crisi politica, cambia completamente lo scacchiere». Pierluigi Bersani non lo dice esplicitamente, ma pensa a un piano per rallentare il congresso democratico. In queste ore l'ex segretario si dichiara del tutto «pessimista» sull'evoluzione della crisi politica, non è un caso se non si butta nella mischia congressuale.

Gianni CuperloGianni Cuperlo

È vero che ha mandato avanti i bersaniani di più stretta osservanza a sondare Gianni Cuperlo - e molti hanno già dichiarato di appoggiarlo. Tuttavia le sue perplessità nei confronti di una candidatura che rischia di creare un recinto di ex comunisti, per giunta in minoranza, restano. A Cuperlo ha infatti chiesto di lavorare «per allargare », di non farsi chiudere in una deriva identitaria.

Gianni CuperloGianni Cuperlo BERSANI luigiBERSANI luigi

Però per bloccare Matteo Renzi, che potrebbe fare cappotto nel partito, l'ex leader è convinto serva prendere tempo; avere la saggezza di aspettare cosa accade, stare a vedere fino al 2014. «Spostare il congresso? Non esiste, non ci provino neppure». È la reazione del sindaco di Firenze ormai in corsa verso la segreteria. «Traccheggiare, ecco quello che stanno facendo al Nazareno »: è l'accusa che i renziani muovono a Bersani e a Epifani. Il segretario "traghettatore" ha convocato ieri formalmente l'Assemblea nazionale del 20 settembre e oggi riunisce la prima segreteria post ferie con un ordine del giorno generico: «Ripresa dell'attività politica».

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

«Ma non può esistere ancora tutta questa incertezza sulla data del congresso», si sfoga Debora Serracchiani, renziana che porrà la questione sul tavolo del Nazareno stamani. È convinta, la "governatrice" del Friuli, che la vecchia guardia democratica abbia intenzione di portare il confronto per le lunghe. «Fissiamo il congresso, che è previsto il 7 novembre - dirà oggi Serracchiani -. Se c'è un'accelerazione della crisi, allora rivediamo le cose».
Il ragionamento fatto da Bersani con i suoi collaboratori è tutt'altro: «Se arriva uno sbrego sul governo, e prima o poi arriva, perché il Pdl non ce la fa a reggere questa situazione, allora tutto precipita».

MATTEO RENZI E DEBORAH SERRACCHIANI jpegMATTEO RENZI E DEBORAH SERRACCHIANI jpeg

A quel punto da mettere in conto ci sono anche i malumori del Pd: l'insofferenza verso le larghe intese oltrepasserebbe il livello di guardia. Scatta qui il "piano" del rinvio. Una partita interna giocata lentamente penalizza Renzi.

Anche D'Alema e Marini sarebbero tentati dal rinvio. Il «lìder Maximo» a Renzi lo ha sempre suggerito: «Corri per la premiership, lascia stare il partito». Se il governo è così fragile, se ogni giorno ha la sua pena, potrebbe essere l'evoluzione degli eventi a togliere le castagne dal fuoco agli anti renziani. La prima occasione per rallentare sul congresso sarà l'Assemblea del 20. È proprio lì che si decidono data e regole. Epifani a chi gli chiede con insistenza del congresso e di quando si farà, ha risposto per l'ennesima volta che il Pd non è una "monocrazia", e che sarà l'Assemblea appunto a prendere le decisioni. Qui Bersani ha ancora la maggioranza, nonostante le defezioni e i cambiamenti di casacca, perché quell'Assemblea fu eletta nel 2009 quando Pierluigi vinse le primarie. Quindi tutto si giocherà il 20. Le regole, ad esempio.

MASSIMO DALEMAMASSIMO DALEMA Franco MariniFranco Marini

Renzi è convinto che non ci sia nulla da cambiare, al massimo si può rendere permanente quella norma che Bersani volle transitoria e che permise a Renzi di sfidarlo alle primarie, ovvero che il candidato premier del centrosinistra non è automaticamente il
segretario del partito. Di un segretario ridotto però a semplice «amministratore» del Pd, Renzi non vuole sentire parlare. Né di una modifica dello Statuto che sganci i segretari regionali dalle primarie nazionali: il futuro leader resterebbe isolato, e magari ostaggio di un apparato che fa man bassa a livello locale.

Il "rottamatore" sta coltivando molto «i territori», ricevendo grandi soddisfazioni. La "costola" emiliana dei bersaniani si sta spostando su un sostegno alla sua candidatura: il segretario regionale Stefano Bonaccini non ha sciolto la riserva ma lo farà tra breve. L'avanzata del "rottamatore" non s'arresta.

 

 

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