STALLO ALL'ITALIANA - IL POLITOLOGO CAMPI: "CON LE PROSSIME ELEZIONI RESTEREMO SENZA GOVERNO". FAREMO LA FINE DI MADRID CHE HA VOTATO DUE VOLTE IN 24 MESI PER POI AVERE UN PARLAMENTO SENZA MAGGIORANZA. “DA NOI PERO' L'INTERA CLASSE DIRIGENTE E’ FRAGILE” - NADIA URBINATI: “SEMBRA CHE A NESSUNO CONVENGA FARE UNA LEGGE ELETTORALE”

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Alessandro Di Matteo per la Stampa

ALESSANDRO DI BATTISTA ALESSANDRO DI BATTISTA

 

Se fosse un film western si parlerebbe di «stallo alla messicana», volendo restare nel terreno della politica si può citare la Spagna, costretta a votare due volte in due anni per superare l' impasse di un Parlamento senza maggioranza. Di certo, più in Italia ci si avvicina alle elezioni, e più sembra concreto il rischio di un Parlamento bloccato. Come nel 2013, ma anche peggio perché stavolta persino le larghe intese, sondaggi alla mano, sembrano allo stato una possibilità remota.

 

Qualcuno, come Alessandro Di Battista del M5S, intervistato ieri da La Verità , non se ne preoccupa nemmeno troppo: «Pd e Forza Italia non avranno i numeri per fare inciuci. Si torna a votare e vinciamo noi». Una certezza, quella della vittoria M5S al «secondo tempo», che non hanno affatto alcuni dei principali politologi italiani, tutti convinti che non si uscirà facilmente dallo stallo, anche se per qualcuno non è necessariamente una catastrofe.

gianfranco pasquino (3) gianfranco pasquino (3)

 

È il caso di Gianfranco Pasquino, che prova anche a scherzarci su: «Se il principio è "uno vale uno" (lo slogan M5S, ndr), suggerirei di fare un sorteggio, anziché una nuova legge elettorale. Tanto il prossimo Parlamento sarà quasi sicuramente ingovernabile». Il professore non esclude un blitz dell' ultimo minuto di Pd e Fi sulla legge elettorale, almeno per alzare la soglia di sbarramento alla Camera al «4% o al 5%», ma anche questa correzione difficilmente basterà a garantire la formazione di una maggioranza. In ogni caso, aggiunge, «non credo sia il caso di fare allarmismo: un governo Pd-Fi non lo auspico, ma non dobbiamo averne paura. Esiste anche la possibilità di governi di minoranza», cioè governi che, ottenuta una fiducia «tecnica», vanno avanti cercando i voti provvedimento per provvedimento.

 

Alessandro Campi Alessandro Campi

Molto meno ottimista è Alessandro Campi. L' ipotesi del Parlamento senza maggioranza è concreta e «c' è anche chi dice, guardando proprio il caso della Spagna, che alla fine non è un gran danno. È il concetto liberista della società che si auto-regola. Ma il ragionamento funziona quando c' è un sistema Paese in grado di supplire, mentre in Italia non abbiamo solo una politica debole, ma una fragilità dell' intera classe dirigente: sindacati, imprese, la burocrazia, i funzionari di Stato Noi rischiamo di diventare una specie di Cenerentola europea. In questi giorni ne stiamo avendo prove evidenti (con le prese di posizioni francesi su immigrati e Fincantieri, ndr).

 

NADIA URBINATII NADIA URBINATII

In Francia, per esempio, dopo la competizione elettorale il Paese si ricompatta, in Italia no. È il nostro male storico». Il punto, secondo Nadia Urbinati, è che i partiti sembrano voler usare le prossime elezioni come «un test», una «prova generale per pesarsi in vista del ritorno alle urne» dopo pochi mesi. «Sembra che a nessuno convenga fare una legge elettorale, sembra che prima vogliano vedere come cadono i birilli». La mancanza di una legge elettorale che crea una maggioranza non sarebbe nemmeno un problema, per la Urbinati, ma ci vorrebbe la disponibilità al «compromesso», cioè a fare accordi in Parlamento. «I compromessi non sono il male assoluto, chiaro che c' è un limite, ma per avere un limite devi sapere da che parte stai.

PARLAMENTO SPAGNOLO PARLAMENTO SPAGNOLO

 

Ma non si vuole il compromesso perché nessuno si fida dell' avversario. Per cui la soluzione ultima è governare da soli. Ma non si può». Anche per la Urbinati «la situazione è peggio di quella spagnola, mancano elementi connettivi, è come dopo un grande incendio». Uno scenario «terrificante», conclude, ma «voglio pensare che qualche nuova proposta politica si formi di qui alle elezioni».

 

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