“È STATA FATTA UNA STRONZATA”, PAROLA DI NOTAIO – PAUL-LOUIS AUREGLIA, CHE HA STIPULATO I PASSAGGI DI PROPRIETÀ DELLA CASA DI MONTECARLO SI LASCIA SCAPPARE DUE FRASI GALEOTTE E “IL GIORNALE” PRENDE NOTA: “C’È STATA UNA - COMME ON DIT? - TRUFFA IN QUESTA STORIA”…

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Stefano Lorenzetto per \"Il Giornale\"

ElisabettaElisabetta Tulliani e Gianfranco Fini a Mirabello IlIl notaio monegasco Paul-Louis Aureglia

Ho trascorso un paio d\'ore con Paul-Louis Aureglia, in questo momento il suddito più blindato del Principato di Monaco. È il notaio nel cui studio, al numero 4 di boulevard des Moulins, l\'11 luglio e il 15 ottobre 2008 avvennero i due passaggi di proprietà dell\'appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14 lasciato in eredità da Anna Maria Colleoni, la contessa nostalgica del fascismo che nel testamento aveva nominato erede universale dei beni mobili e immobili «il partito Alleanza nazionale nella persona del suo attuale presidente onorevole Gianfranco Fini come contributo per la buona battaglia».

finifini tulliani

Il notaio Aureglia è tenuto al segreto professionale. Non può e non vuole né farsi intervistare né rilasciare dichiarazioni sull\'intricata vicenda. Tuttavia nel corso del nostro incontro informale ha pronunciato un icastico giudizio circa il fatto che l\'abitazione rogitata nel suo studio sia attualmente affittata a Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna di Fini: «È stata fatta una stronzata». E s\'è anche lasciato andare a un\'affermazione che mi sento in obbligo di riferire: «C\'è stata una - comme on dit? - truffa in questa storia». Forse non era il termine più appropriato che voleva dire. Ma rende l\'idea.

GIANCARLOGIANCARLO TULLIANI

L\'incontro con Aureglia, a conoscenza della mia professione, è avvenuto domenica sera fra le 21 e le 23, alla presenza di otto testimoni, in una villa fra Romagnano e Azzago, frazioni del Comune di Grezzana (Verona), dove il professionista monegasco ha poi trascorso la notte con la moglie. Considerato che ero stato invitato in una casa privata, per riservatezza non dovrei darne conto.

Però la Carta dei doveri del giornalista sancisce che il cronista «ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse» e che «la responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra». Per cui derogo alle regole del bon ton privato e mi attengo alla priorità dell\'interesse pubblico.

GIANCARLOGIANCARLO TULLIANI

Il dottor Aureglia non è un professionista qualsiasi. Su designazione del Consiglio della Corona, fa parte dell\'Alto Consiglio della Magistratura presieduto dal ministro della Giustizia, Philippe Narmino. È una persona dai modi molto gioviali, di bassa statura, lo sguardo guizzante, una mimica facciale che ricorda quella dell\'attore Louis de Funès e una vaga somiglianza col generale Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di finanza.

MONTECARLOMONTECARLO TULLIANI

Nato nel 1941, è sposato con una milanese di padre trentino e di madre friulana. Ha fatto il notaio per 40 anni. Nel 2008, praticamente subito dopo aver registrato il primo passaggio di proprietà dell\'immobile ereditato da An, s\'è ritirato e ha lasciato le redi­ni dello studio alla figlia, Na­thalie Aureglia Caruso.

Il pubblico ufficiale finito involontariamente al centro del caso Fini è figlio di Louis Aureglia (1892-1965), insigne giurista studioso di diritto costituzionale, che fu sindaco di Monaco dal 1933 al 1944, presidente del Consiglio nazionale, membro del Consiglio della Corona e presidente dell\'Union démocratique nationale.

SILVIOSILVIO BERLUSCONI

Il Principato ha intitolato alla memoria del padre una strada che, ironia della sorte, dista 250 metri dalla casa dove abita Giancarlo Tulliani. La nonna paterna proveniva dalla Valle di Blenio, precisamente da Aquila, minuscola località in Comune di Dangio, dove il notaio ha una casa di vacanza, 70 chilometri a nord di Lugano.

feltrifeltri

«Oggi sembra impossibile, ma agli inizi del Novecento nel Canton Ticino si moriva di fame», racconta Aureglia. «Mia nonna emigrò giovanissima, con altri parenti, per andare a lavorare negli alberghi in Francia. Di cognome faceva Cima. Un giorno è venuta da me con due bottiglie di grappa una signora Cima, legata a una distilleria veneta, reduce da infruttuose ricerche in quella sperduta vallata, dove s\'era spinta sulle tracce dei propri antenati».

 

 

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