STURM UND TRUMP - HILLARY CALA L'ASSO MICHELLE OBAMA NEI FEUDI REPUBBLICANI COME L’ARIZONA E IL TYCOON PARTE ALL’ATTACCO DELLA FIRST LADY: "ORA AMA LA CLINTON MA FU LEI A DIRLE: ‘SE NON SAI GESTIRE LA TUA FAMIGLIA NON PUOI FARLO COL TUO PAESE’"


Federico Rampini per la Repubblica

 

TRUMP

«Vedo che ora Michelle Obama ama Hillary, ma fu lei a lanciarle contro un’accusa: se non sai gestire la tua famiglia non puoi farlo col tuo paese». Donald Trump parte all’attacco della First Lady. Riesuma una frase del 2008, quando Barack e Hillary erano avversari nelle primarie, e qualcuno vide un’allusione di Michelle alle avventure extraconiugali di Bill Clinton. «Io esito a fare un attacco così feroce, Michelle no. Ma ora l’unica cosa che vuol fare è campagna elettorale», prosegue Trump.

 

Cosa spinge il candidato repubblicano ad alzare il tiro contro la first lady?

Polemizzare con lei è rischioso, vista l’altissima popolarità di cui gode. Il 59% degli americani ha un’opinione favorevole su Michelle, che sorpassa il marito (55% di consensi). Mentre solo il 29% ha stima di Trump. L’attacco è motivato dalla disperazione? Di certo rivela una novità di questa campagna: la scesa in campo di Michelle come una formidabile protagonista. In passato era impensabile. Ultima tappa, significativa: Phoenix in Arizona. Nella tana del nemico. L’Arizona è repubblicana da 20 anni, l’ultimo candidato democratico a conquistarla fu Bill Clinton: anno 1996.

al smith dinner donald trump hillary clinton 8

 

Michelle ha un impatto cruciale su tre categorie di elettori. Primo: alle donne può parlare dall’alto di un matrimonio esemplare; è lei ad avere regalato a Hillary uno degli slogan anti-Trump più popolari, «When they go low, we go high» (quando loro si abbassano, noi voliamo alto). Ha una presa enorme sui neri. E piace ai giovani, anche per le sue performance sui social media con Beyoncé e altre star.

 

La decisione strategica di spendere la first lady in Arizona la dice lunga sullo stato della campagna. Da aggiungerci un passaggio in Arizona di Bernie Sanders. A 17 giorni dal voto, i democratici cercano di ottimizzare l’uso delle loro risorse umane più pregiate. Inutile sprecare delle grandi star in luoghi dove non si è competitivi.

 

agnese landini matteo renzi michelle obama barack obama

Ma è proprio questa la novità. Lo dice la presidente dei democratici dell’Arizona, l’ispanica Alexis Tameròn: «Credevamo di poter sperare nella conquista dell’Arizona su tempi lunghi, magari nel 2020, contando sull’evoluzione demografica che fa crescere il peso degli ispanici e dei Millennial. Con Trump i tempi si stanno accelerando».

 

Tra gli errori di Trump che possono costargli cari in Arizona c’è la sua rissa “a puntate” con John McCain, il senatore anziano che rappresenta questo Stato a Washington. Tutto cominciò durante le primarie. McCain non appoggiava Trump e il tycoon si vendicò sbeffeggiandone il passato di eroe militare. McCain fu prigioniero in Vietnam e The Donald – renitente alla leva, imboscato – lo ha insultato così: «I veri eroi sono quelli che non si fanno catturare». Di polemica in polemica, si arriva all’altroieri: dopo le accuse di molestie sessuali, Mc-Cain è stato uno dei primi a ritirare ogni sorta di endorsement a Trump.

agnese landini e michelle obama

 

Questa guerriglia in casa repubblicana è un’occasione d’oro per Hillary. Improvvisamente qualche sondaggio comincia a dare l’Arizona come uno Stato in bilico, forse con qualche punto di vantaggio per la sinistra. Jennifer Palmieri, direttrice della comunicazione di Hillary, esalta la performance di Michelle a Phoenix: «Nessuno è più efficace di lei. È tanto più credibile perché non è percepita come parte del ceto politico». Ma se qualcuno volesse vedervi un segnale sul futuro di Michelle, l’ex consigliere di suo marito David Axelrod è categorico: «Non la vedremo mai candidarsi ».

 

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