TE LA DA IO LA RENZINOMICS - LA GERMANIA CRESCE DELL’1,6, LA FRANCIA DELL’1,5, LA SPAGNA DEL 2,6, SOLO L’ITALIA E’ IN STALLO - CADE IL PARAVENTO DELL’AUSTERITY, IL PREMIER SENZA PIU’ ALIBI: ALTRO CHE RIFORME COSTITUZIONALI, MANCANO LE RIFORME STRUTTURALI! -

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RENZI PADOAN RENZI PADOAN

Roberto Petrini per “la Repubblica”

 

L’Italia è in stallo e il deficit cresce. A pochi giorni dalla pausa estiva l’economia torna a destare preoccupazione. Effetti del Brexit, terrorismo internazionale, crisi turca, frenata del commercio mondiale riempiono di piombo le tasche del nostro paese. Meno Pil significa meno entrate e più deficit: di conseguenza i margini del governo Renzi per anticipare la riduzione delle tasse e per le altre misure in cantiere si fanno strettissimi.

 

Finita la stagione dei bonus, a settembre quando il ministro dell’Economia Padoan ricalcolerà stime del Pil e obiettivi della manovra, si troverà di fronte un conto salato: al netto della flessibilità concessa da Bruxelles dovrà trovare almeno 8 miliardi per disinnescare il temuto aumento dell’Iva, 4-5 dovuti al calo del Pil, e se vorrà mantenere fede ai vari annunci, dovrà arrivare almeno a 20 miliardi.

renzi merkel hollande renzi merkel hollande

 

L’EFFETTO BREXIT

L’effetto Brexit ci penalizza più degli altri. L’Fmi ha già fatto i conti: la crescita dell’Italia quest’anno sarà dello 0,9 per cento, meno dell’1 stima la Banca d’Italia, +0,8 la Confindustria mentre il centro studi Ref si attesta addirittura allo 0,6 per cento. Il referendum britannico ci ha fatto perdere un decimo di Pil:

renzi come merkel e hollande renzi come merkel e hollande

 

un impatto peggiore rispetto alla Euroarea che nonostante il «leave» ha incrementato il tasso di crescita dello 0,1 e registrerà quest’anno un Pil in aumento dell’1,6%. Il governo italiano è invece fermo ad una crescita, valutata nel Def dell’aprile scorso, all’1,2% ormai non più raggiungibile.

 

IL PIL E BANKITALIA

Gli occhi degli osservatori italiani sono tutti puntati sul risultato del Pil del secondo trimestre del 2016, aprile-giugno, che sarà diffuso il 12 agosto e sarà cruciale per definire l’andamento dell’anno. Già la Confindustria nel suo «Congiuntura flash» ha decretato che l’aumento sarà inferiore a quanto previsto: 0,15% invece di 0,25 ma anche Bankitalia ha parlato recentemente nel suo Bollettino di «rallentamento» nei mesi primaverili confermato dai dati negativi di ordinativi e fatturato di maggio. Il segno sembrerebbe chiaro.

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E’ vero che l’Italia nel 2014 era in piena recessione, ed è vero anche che attualmente il Pil risulta in risalita per il quinto trimestre consecutivo (dal 1° del 2015), ma è vero anche che l’Italia, come nota la Bankitalia, «si colloca ancora 8,5 punti percentuali al di sotto del picco ciclico raggiunto all’inizio del 2008».

 

Gli altri partner, come al solito, fanno meglio di noi: la Germania quest’anno crescerà dell’1,6%, la Francia con tutti i suoi problemi dell’1,5% e la Spagna del 2,6%. «Forse bisognerà cominciare a pensare che non sia solo l’austerità europea il problema, visto che impatta differentemente tra un paese e l’alto», spiega Fedele De Novellis, direttore del centro studi Ref.

 

RENZINOMICS AL BIVIO

Il 2015 ha subito l’effetto positivo della Renzinomics: decontribuzioni per lavori stabili, bonus 80 euro e coda nel 2016 con l’abolizione della tassa sulla prima casa, hanno dato fiato ai consumi che, nella prima parte di quest’anno, avevano ancora un buon ritmo.

 

RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015 RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015

Tuttavia il clima di fiducia dei consumatori rallenta: si dovrebbe compensare con l’export, ma purtroppo il commercio mondiale sta frenando. Le imprese sembrano ancora stare alla finestra e diventa cruciale la partita del credito che si sta giocando in questi giorni con la priorità del «salvataggio » Mps.

 

MARGINI STRETTI PER LE TASSE

Il governo si rende conto che la partita che si giocherà nei prossimi sessanta giorni può modificare le sorti della nostra economia: la legge di Stabilità sarà presentata il 12 ottobre e il referendum costituzionale dovrebbe svolgersi a cavallo di quella data.

 

Senza contare che a novembre Bruxelles farà una ulteriore verifica sul nostro debito e vorrà sapere, per concederci ulteriore flessibilità di bilancio nel 2017, quali tagli alla spesa intendiamo fare. Con il primo impegno, riaffermato da Padoan, di sterilizzare l’aumento dell’Iva di due punti, le risorse sembrano ridotte al minimo e la partita di autunno si fa complicata.

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