TUTTA COLPA DI CAPITAN SCOGLIONE - I GIUDICI: “L’INCHINO DELLA CONCORDIA? UNA SCELTA CRIMINALE DI SCHETTINO” - “IL COMANDANTE IMPROVVISAVA, CON DE FALCO AL TELEFONO RECITO’ UNA PARTE, INVECE DI SALVARE I PASSEGGERI ABBANDONO’ LA NAVE”

Le motivazioni della condanna a 16 anni evidenziano errori, bugie e leggerezze del comandante della Concordia: “I 32 decessi non si sarebbero verificati” se avesse gestito l’emergenza “con perizia e diligenza” - Il comandante “dà ordini contraddittori, lascia i passeggeri in “una farsa” e questa “fuga dalla realtà” provoca ritardi decisivi...

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SCHETTINO SCHETTINO

Michele Bocci e Laura Montanari per “la Repubblica”

 

Tutta colpa di Schettino. «La scelta criminale», si comincia da lì, dall’inchino al Giglio, dalla rotta cambiata all’ultimo momento per fare un piacere al maitre e a un vecchio comandante della Costa che nemmeno era sull’isola.

 

«Scelta criminale » scrivono i giudici del tribunale di Grosseto che in 500 pagine spiegano la sentenza di primo grado che ha condannato Francesco Schettino a 16 anni per il naufragio della Concordia, 32 morti.

 

Di quella notte si rimettono insieme le bugie («era solo un blackout»), gli errori («che dobbiamo aspettare comandante per l’emergenza? »), le leggerezze («doveva finire la cena e ha fatto rallentare la nave»), le parole dei soccorritori assieme a quelle dei naufraghi e le paure che hanno segnato così tante vite. Tutta colpa di Schettino: «I 32 decessi non si sarebbero verificati » se avesse gestito l’emergenza «con perizia e diligenza».

 

LA CATENA DI ERRORI

schettino in lacrime schettino in lacrime

«Dobbiamo passa’ sotto ‘sto cazzo di Giglio, l’avevo promesso al comandante Palombo ». Sono le 18.27 del 13 gennaio 2012 e questa frase rivolta da Schettino all’ufficiale cartografo Simone Canessa segna l’inizio dell’incubo. Innescato da chi ha deciso «di portare una nave con quelle caratteristiche e a quella velocità così in prossimità dell’isola». Cioè di fare l’ormai tristemente noto inchino. Il tutto «senza programmare adeguatamente la manovra e navigando praticamente a vista».

 

Mentre la Concordia si avvicina al Giglio, Schettino è a cena, chiede anche di rallentare perché la sua ospite, l’hostess Domnica, finisca il dolce. Alle 21.34 sale sul ponte di comando. È tardi e questo fa sì che «il comandante, che non aveva una perfetta visione notturna del monitor del radar, non aveva avuto il tempo per abituare la vista alle mutate e ridotte condizioni di visibilità».

 

schettino e domnica schettino e domnica

Non solo, Schettino per i giudici di Grosseto non prende «le necessarie informazioni sulla posizione della nave, sulle correnti, sulle condizioni meteo e sulla situazione della navigazione». E poi sul ponte ci sono troppe persone estranee alla guardia, con le loro chiacchiere disturbano.

 

IN FUGA DALLA REALTÀ

Ritarda a dare l’ordine di evacuazione, anzi non lo dà nemmeno lui. Il comportamento di Schettino è una continua violazione delle regole per i casi di emergenza: usa il cellulare al posto della radio di bordo, racconta di un fantomatico blackout alla capitaneria di Livorno.

 

SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE

«Non dà l’allarme falla, ragion per cui, quando è stata data l’emergenza generale, la situazione a bordo era scivolata verso un’estrema confusione e assenza di univoche indicazioni, con conseguente caos» scrivono i giudici, che poi dicono di Schettino: «Non sa che con due compartimenti allagati non è più garantita la galleggiabilità ». Dà ordini contraddittori, lascia i passeggeri in «una farsa» e questa «fuga dalla realtà» provoca ritardi decisivi.

 

Fioccano annunci tranquillizzanti per esempio da «un’assistente al direttore di crociera in tacchi a spillo e abito da sera», dice di far ritorno alle cabine. «Ma ormai quasi tutti avevano capito si legge nelle motivazioni - che gli annunci agli altoparlanti erano credibili come Pinocchio ».

 

DA SOLO SULLO SCOGLIO

SCHETTINO TRIBUNALE SCHETTINO TRIBUNALE

«Ma lei adesso dove si trova?». «Sulla scialuppa, tra la terra e la nave». Falso. Schettino nella prima della serie di telefonate con Gregorio De Falco della Capitaneria mente. In realtà è su uno scoglio alla Gabbianara «deciso a non tornare più a bordo». Non coordina il lavoro dei suoi ufficiali, «non pensa affatto di ritornare sulla nave per aiutare i soccorritori».

 

Secondo i giudici «improvvisava, raccontando un film che scorreva solo nella sua immaginazione». Un insulto per le persone in difficoltà e soprattutto per quelle che moriranno. Il comandante non parla con gli ufficiali e «la situazione sul lato sinistro era drammatica. In quei momenti sarebbe stato necessario assumere decisioni cruciali da cui dipendeva la sopravvivenza di decine di passeggeri».

 

ASSOLTA LA NAVE

Schettino torna a bordo della Costa Concordia Schettino torna a bordo della Costa Concordia

La grande nave della Costa che trasportava oltre 4.200 persone viene assolta: “Era pienamente conforme, sotto il profilo del funzionamento e dell’efficienza dei sistemi di sicurezza per le fasi dell’emergenza, alle prescrizioni». E i problemi di funzionamento della scatola nera, delle porte stagne e del radar non si possono mettere in relazione con il naufragio.

SCHETTINO DOMNICA SU CHI SCHETTINO DOMNICA SU CHI SCHETTINO CON LA MOLDAVA SCHETTINO CON LA MOLDAVA

 

 

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