TUTTI A CENA DA MARINA – FRANCESCHINI RIUNISCE I SUOI A CASA DELLA SERENI. C’E’ LA PINOTTI E UNA PATTUGLIA DI SOTTOSEGRETARI. PIATTO FORTE: STOPPARE RENZI. “SE CONTINUA COSI’ ANDREMO A SBATTERE” – ORLANDO STRIZZA L’OCCHIO ALL’INIZIATIVA. LA MINORANZA DEM ASPETTA LE MOSSE DI PISAPIA, MA SOPRATTUTTO DI PRODI 

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Tommaso Ciriaco per La Repubblica

 

franceschini e moglie franceschini e moglie

Due sere fa, nel centro di Roma. Cena a inviti a casa di Marina Sereni, l' unico requisito è essere "franceschiniani" doc, la principale corrente del Pd dopo quella renziana. Ci sono due ministri - Dario Franceschini, appunto, e Roberta Pinotti - e gli inviti vengono recapitati anche alla pattuglia più vicina al ministro: tra gli altri, sottosegretari e parlamentari come Antonello Giacomelli, Francesco Garofani e Gianclaudio Bressa, Francesca Puglisi e Piero Martino.

 

 «Una cena tra amici, nulla di politico», fanno sapere. Ma è chiaro che sempre a parlare di politica si finisce. E la linea del leader è netta, riferiscono: «Su alcuni nodi Matteo deve correggere la rotta - è il ragionamento - o rischiamo di andare a sbattere».

roberta pinotti roberta pinotti

 

Per fortuna che agosto è alle porte, perché il clima nel Pd è quello gladiatorio dei momenti più infuocati. Renzi è certamente sotto pressione, ma da segretario del partito decide incarichi e prepara candidature. E non sembra intenzionato a eccedere in generosità, come ricorda Matteo Orfini: «Per fare un grande Pd bisogna essere generosi - spiega in Transatlantico - Non partiremo dalla tutela degli equilibri interni, ma dal coinvolgimento di pezzi di società». Più chiaro di così, impossibile. E al Nazareno antichi equilibri vanno in frantumi.

marina sereni marina sereni

 

Nell' ultima tornata di qualche giorno fa, per dire, il segretario ha penalizzato nella distribuzione dei dipartimenti soprattutto i franceschiniani. Ma non basta. A Montecitorio in molti fanno notare che della "fabbrica del programma" non fa parte il ministro, mentre partecipano big del calibro di Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maurizio Martina, Andrea Orlando, Michele Emiliano e Sergio Chiamparino.

 

Non è certo un problema di poltrone, per Franceschini. Il nodo è politico e ruota appunto attorno alla linea politica di Renzi. Il ministro da tempo si batte per allargare il campo del centrosinistra - contro le tentazioni di autosufficienza renziane - con un premio di coalizione nella legge elettorale. «Non esiste», ribatte Orfini. E però l' idea del ministro è la stessa di Orlando.

ANDREA ORLANDO ANDREA ORLANDO

 

Nei colloqui con i suoi, il Guardasigilli è stato esplicito. «Matteo - è la sintesi del pensiero - deve aprire a sinistra. E prendere atto che non è un candidato premier. Se poi sceglie di fare il partito personale, e altrove nasce il Pd, allora noi staremo dove sta il Pd». Schermaglie, per adesso. Anche perché Renzi punta a spaccare il fronte mandando segnali proprio a Orlando, in questa fase.

 

ORLANDO PISAPIA PRODI ORLANDO PISAPIA PRODI

Ma è chiaro che proprio lo schema del futuro centrosinistra sarà il terreno della sfida che si riapre a settembre. Le minoranze del Pd, così come i renziani scettici, osservano con attenzione le mosse dell' avvocato. E dialogano - da tempo - anche con Romano Prodi. Il Professore ieri ha smentito di voler partecipare a un evento pubblico con l' ex sindaco di Milano dopo la pausa estiva e ha negato un suo «coinvolgimento politico », confermando però «i sentimenti di stima e di amicizia nei confronti di Pisapia». I due, in effetti, si confrontano in continuazione. E il rilancio del progetto ulivista, pronto a dialogare con i dem, ribalterebbe lo scenario.

CASTAGNETTI DELRIO CASTAGNETTI DELRIO

 

Pisapia ci lavora da tempo. E le difficoltà nei rapporti con Mdp non frenano il progetto. Ieri, intanto, è fallito un nuovo tentativo di mediazione: in una caffetteria della Capitale si sono confrontati l' ambasciatore bersaniano Maurizio Migliavacca e Ciccio Ferrara, vicino all' ex sindaco di Milano. Poi Ferrara ha fatto il punto con Roberto Speranza. Nulla di fatto, l' idea di un incontro riparatorio fallisce già dopo il primo sorso di caffè. E non ci sarà modo di rimediare per un po', visto che Pisapia è in partenza per alcuni giorni lontano dalla politica.

 

«La verità - giura l'"arancione" Filiberto Zaratti - è che Mdp deve decidere se puntare al bacino grillino, come fa Sinistra Italiana, o a quello del Pd, come noi». In effetti, senza lo scioglimento di Mdp nessun matrimonio sarà possibile. Ma il vero punto di snodo resta Prodi. «Non guardate il dito - scrive su Twitter Pierluigi Castagnetti, che conosce il Pd come pochi - Dietro la mossa di Pisapia c' è molto di più. Si vedrà a settembre».

 

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