TUTTI CONTRO TRUMP PER LA SCELTA DI RIATTIVARE LE MINIERE DI CARBONE – PURE LA CINA, PAESE FRA I PIU’ INQUINATI AL MONDO, SI METTE A FARE LA PRIMA DELLA CLASSE: RISPETTEREMO GLI ACCORDI INTERNAZIONALI PER LA RIDUZIONE DEL CO2 – DESCALZI (ENI) SI TOGLIE IL GUSTO DI DARE UN BUFFETTO ALLA CASA BIANCA

Condividi questo articolo


 

1. DESCALZI, IL GAS COSTA MENO E CONTINUEREMO AD USARLO

 

Da Ansa

descalzi descalzi

 

"Siccome il mercato è libero e il gas continuerà a costare meno del carbone, continueremo a usarlo". Così l'ad dell'Eni, Claudio Descalzi, ha commentato il decreto clima firmato ieri dal presidente Usa Donald Trump, che prevede tra l'altro un rilancio del carbone.

 

Malgrado le leggi che si possono firmare, insomma, "una promozione del carbone, che è più costoso, a meno di incentivi non riuscirà mai a passare", ha concluso parlando a margine dell'Omc 2017.

 

2. DONALD: RIMETTEREMO I MINATORI AL LAVORO

 

Paolo Mastrolilli per la Stampa

 

TRUMP MINATORI TRUMP MINATORI

La Casa Bianca lo ha chiamato «Energy Independence Executive Order», ma è il passo con cui Donald Trump avvia la cancellazione delle politiche di Barack Obama sull' ambiente, partendo dal rilancio dell' industria estrattiva del carbone. Il testo è stato firmato ieri dal presidente e richiede all' Environmental Protection Agency di rivedere tutte le regole della precedente amministrazione, per cancellarle in modo da favorire la creazione del lavoro.

 

I problemi da chiarire adesso sono principalmente quattro: primo, quale effetto reale avrà questo provvedimento sulle attività minerarie e l' occupazione; secondo, che impatto avrà su un' industria già avviata verso le fonti rinnovabili per convenienza; terzo, quanto inciderà sul futuro dell' accordo di Parigi per fermare il riscaldamento globale; quarto, come sopravviverà alle cause legali che già vengono preparate dagli ambientalisti per bloccarlo.

 

TRUMP MINATORI1 TRUMP MINATORI1

Nel 2015 Obama aveva varato il Clean Power Plan, per ridurre entro il 2030 le emissioni di biossido di carbonio del 32% sotto il livello del 2005. Per raggiungere questo obiettivo chiudeva decine di centrali a carbone, e imponeva una moratoria di 3 anni alla concessione di nuove licenze estrattive. Il piano favoriva la sostituzione delle vecchie centrali con la produzione realizzata attraverso fonti rinnovabili (eolico e solare). Quindi limitava l' uso del fracking per recuperare petrolio e gas di scisto, imponeva all' intero settore di considerare i «costi sociali dell' inquinamento», inseriva il contrasto dei cambiamenti climatici tra le priorità della sicurezza nazionale.

 

Durante la campagna elettorale, Trump aveva definito questa politica di Obama come una «guerra al carbone», promettendo di fermarla, ciò gli aveva fruttato molti voti negli stati produttori, dalla West Virginia al Kentucky. Ieri, è venuto il momento di restituire il favore e mantenere la promessa. L' ordine firmato chiede infatti all' Epa di rivedere tutte queste regole e cancellarle. «Comincia - ha detto Trump - la rivoluzione dell' energia: la produrremmo sul nostro suolo, creando lavoro. In tutti i campi si torna al "Made in Usa"». Il primo e il secondo problema dell' iniziativa riguardano l' impatto sull' occupazione e sul settore energetico.

TRUMP 1 TRUMP 1

 

Negli Usa i minatori sono scesi da 87.755 nel 2008 a 65.971 nel 2015, ma secondo gli analisti la riduzione non è dipesa dalle regole. I posti sono diminuiti perché le compagnie estrattive hanno puntato sull' automazione, quelle energetiche sulle centrali a gas, meno costose. Qualche miniera ora resterà aperta, ma queste tendenze tecnologiche e di mercato non cambieranno a causa del decreto di Trump. Infatti diverse aziende hanno già detto che continueranno sulla strada tracciata. È incerto quindi il numero dei posti che verranno recuperati nelle miniere, a fronte delle 650.000 persone impiegate invece nel settore delle rinnovabili.

 

jared kushner ivanka trump jared kushner ivanka trump

Sul terzo problema, cioè l' accordo di Parigi, l' amministrazione Trump non ha ancora deciso se abbandonarlo. La figlia del presidente Ivanka e il genero Jared Kushner si sono schierati, per evitare che l' Energy Independence Executive Order prendesse posizione contro Parigi, ma se l' uso del carbone verrà rilanciato, per gli Usa diventerà molto difficile rispettare l' obiettivo volontario di tagliare entro il 2025 le emissioni complessive del 26% rispetto ai livelli del 2005.

 

Questo ci porta al quarto problema dei ricorsi legali. Il Clean Power Plan di Obama era stato temporaneamente bloccato dai tribunali, dopo le cause presentate contro il provvedimento da alcuni stati produttori di energia fossile. Gli ambientalisti ora ritengono che il decreto firmato da Trump viola la legge, quindi già si preparano a contestarlo davanti ai giudici, per cercare di bloccarlo come è successo col bando dell' immigrazione da sette paesi islamici.

 

 

 

3. E LA CINA CONFERMA I SUOI IMPEGNI DI PARIGI SUL CLIMA

 

Da Ansa

 

pechino pechino

La Cina conferma tutti gli impegni sul taglio dei gas serra nonostante il presidente Usa Donald Trump abbia allentato le restrizioni sull'uso dei combustibili fossili, in una sorta di passo indietro: il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, ha affermato che si tratta di "una sfida di fronte a tutto il genere umano" e Pechino ha tutta l'intenzione di tener fede e sostenere l'accordo sul clima faticosamente raggiunto a Parigi.

 

Dopo la decisione di Trump sulla forma del decreto per rivedere le norme della riduzione delle emissioni inquinanti delle industrie americane, contenute nel Clean Air Act (eredità di Barack Obama), la Cina ha ribadito che l'accordo siglato sotto l'egida Onu ha rappresentato una "pietra miliare" grazie allo sforzo congiunto dei due Paesi.

 

INQUINAMENTO A PECHINO INQUINAMENTO A PECHINO

Pechino "promette di mantenere i suoi obblighi al 100%", ha assicurato Lu, in conferenza stampa. "Non importa quali siano i cambiamenti di politiche degli altri Paesi sul clima, come grande responsabile Paese in via di sviluppo, la determinazione, i goal, la politica e le azione della Cina non cambieranno". Gli Usa sono i secondi produttori, dopo Pechino, di gas responsabili dell'effetto serra: l'ordine esecutivo di Trump, tuttavia, non dice se Washington debba ritirarsi del tutto dall'accordo di riferimento a causa delle differenti posizioni che sarebbero emerse nella stessa amministrazione.

 

industria vicino pechino industria vicino pechino

Gli Stati Uniti si sono assunti l'onere di tagliare i gas serra del 26-28% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005. La Cina ha invece promesso una brusca correzione sull'uso del carbone, tra i principali fattori inquinanti e di produzione di anidride carbonica. Proprio il cammino negoziale sul clima, tra i temi che più hanno avvicinato i presidenti Xi Jinping e Barack Obama, ha trovato il momento clou con la firma posta da entrambi in calce all'accordo "storico" di settembre 2016, a margine del summit G20 di Hangzhou, sotto lo sguardo dell'ex segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...