Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"
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«Ha collaborato e cospirato con il governo russo». I documenti giudiziari, pubblicati dai giornali americani sabato 21 luglio, riportano le accuse dell' Fbi nei confronti di Carter Page, 47 anni, uno dei consiglieri di Donald Trump nel corso della campagna elettorale del 2016.
Ma secondo il presidente americano le carte, circa 400 pagine, «confermano senza il minimo dubbio» che gli agenti federali e il governo di Barack Obama «abbiano tenuto sotto sorveglianza» il comitato del candidato repubblicano.
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Ecco un tweet di ieri: «Come al solito queste cose sono compilate in maniera grossolana, ma confermano che il Dipartimento di Giustizia e l' Fbi hanno fuorviato le corti.
Una caccia alla streghe truccata».
E poco dopo: «Sembra proprio che il mio comitato elettorale sia stato spiato illegalmente a tutto vantaggio di Hillary Clinton».
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Il rapporto, ottenuto dai media grazie alle norme sulla trasparenza, risale all' ottobre del 2016. Gli investigatori chiedevano ai giudici dell' organo competente (il Fisa) l' autorizzazione a mettere sotto sorveglianza l' allora advisor di politica estera di Trump. Motivo?
«L' Fbi ritiene che gli sforzi del governo russo siano stati coordinati con Page e forse con altri individui associati alla campagna». Inoltre «Page è stato oggetto di un' azione di reclutamento da parte del governo russo».
I FILONI DEL RUSSIAGATE
L' iniziativa dell' Fbi è proseguita con ulteriori richieste, almeno fino al giugno 2017, firmate dal vice ministro della Giustizia, Rod Rosenstein e dal vice direttore dell' Fbi, Andrew McCabe.
Non sappiamo ancora se i sospetti degli investigatori abbiano trovato dei riscontri, delle prove oggettive. Solo a quel punto, naturalmente, prenderebbe consistenza l' ipotesi di collusione tra il Cremlino e il clan di Trump.
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Lo stesso Page si è difeso in un' intervista alla Cnn trasmessa ieri: «Non sono mai stato un agente al servizio di una potenza straniera - ha affermato -. È semplicemente ridicolo pensarlo».
Nel 2013, Page, un esperto di industria petrolifera, si accreditava anche come «consigliere informale» del Cremlino.
