VERDINEXIT! - DENIS E ANGELINO MANDANO UN AVVISO DI SFRATTO A RENZI: MAGGIORANZA BATTUTA AL SENATO SU UN EMENDAMENTO DI FORZA ITALIA GRAZIE AI VOTI DI ALA E AP. IL CAZZONE BARCOLLA E I CENTRISTI SI PREPARANO A SCARICARLO DEFINITIVAMENTE -


1.GOVERNO SOTTO SUL DDL TERRORISMO. AP E ALA: NESSUN FATTO POLITICO, SOLO DIALETTICA

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera

 

maria elena boschi denis verdini

«Questa legislatura è nata con 101 franchi tiratori. E ora inizia a scricchiolare grazie a 102 senatori col volto coperto». A metà mattinata, nel corridoio di Palazzo Madama che porta alle stanze in uso al gruppo del Movimento Cinquestelle, c' è chi idealmente alza i calici verso il cielo. E sono le stesse scene che, a poche decine di metri di distanza, si vivono tra gli esponenti di Forza Italia.

 

Il «fronte del No» al referendum esulta per il primo incidente parlamentare post Amministrative del «fronte del Sì». Che si materializza apparentemente per caso quando il gruppo di Denis Verdini, insieme a nove senatori del Nuovo centrodestra, manda giù l' esecutivo in una delle votazioni sul ddl antiterrorismo.

Verdini Denis

 

A scardinare la maggioranza provvede un emendamento firmato dai forzisti Giacomo Caliendo e Francesco Nitto Palma, che alza da un massimo di dodici a un «minimo di quindici anni» le pene per l' utilizzo di ordigni nucleari, e che viene approvato con 102 voti favorevoli. L' avvertimento dei verdiniani ai renziani era arrivato negli ultimi giorni, con gli uomini più vicini al senatore toscano che si presentano ai vertici del gruppo pd per segnalare che «senza di noi andate sotto».

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Ma oltre l' apparenza c' è molto di più. Nonostante la tranquillità ostentata coi suoi da Angelino Alfano («Nessun fatto politico», segnala Renato Schifani), e nonostante i verdiniani si affrettino a derubricare il dossier a «normale dialettica parlamentare», dietro le quinte della maggioranza si respira un clima di inquietudine. Lo stesso che Brunetta e i Cinquestelle traducono facendo ricorso al medesimo vocabolario.

 

«Governo battuto in Aula al Senato su un emendamento di Forza Italia. Ala e parte di Ncd votano con opposizione? Primo pizzino di Verdini a Renzi?», scrive il capogruppo forzista in una nota. Identico canovaccio seguito dal profilo Twitter ufficiale del Movimento Cinquestelle. «Di fronte ai pizzini di Verdini, il presidente del Consiglio sta zitto».

 

MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE

Dentro Ala, infatti, lo scontro tra Verdini stesso e un pezzo del gruppo parlamentare (rimasto negli ultimi giorni anche orfano del tandem composto da Sandro Bondi e Manuela Repetti) sta salendo sopra il livello di guardia. I parlamentari malpancisti, tra cui molti campani, temono che l' esito delle elezioni amministrative spinga Renzi e i suoi a marcare le distanze dal senatore toscano, soprattutto nell' ottica della campagna per il referendum.

E vogliono garanzie.

 

angelino alfano 2

Diverso il discorso nella fazione del gruppo alfaniano che preme per prendere le distanze da Renzi e spera nel biglietto di ritorno verso Forza Italia. L'«operazione figliol prodigo», per i berlusconiani, si può fare. Ma a una sola condizione, che Brunetta mette nero su bianco: «Certo che offriamo biglietti di ritorno a chi ci aveva mollati e ora spera di tornare con noi», scandisce il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio. «Ma su quel biglietto», scandisce, «c' è scritto "No al referendum". Altrimenti l' obliteratrice lo sputa fuori e il controllore ti fa scendere dal tram».

 

Un messaggio, questo, con cui una parte di senatori di Ncd comincia già a fare i conti.

angelino alfano e pierferdinando casini

«Io, per esempio, mica sono sicuro che mi schiero con il Sì», commentava ieri pomeriggio con alcuni colleghi Roberto Formigoni. Per l' ex governatore lombardo, «o Renzi ci coinvolge tutti nell' azione di governo e della maggioranza e cambia l' Italicum oppure, per quanto mi riguarda, il referendum può andare a perderlo da solo». Una spia, l' ennesima, di come l' aritmeticamente pericolante Aula di Palazzo Madama sia pronta a traballare.

Sempre di più .

 

2.D’ANNA: DISSENSI TRA NOI? NO, MA LA DISCUSSIONE C' È E DENIS NON È IL CAPO

Daria Gorodisky per il “Corriere della Sera

 

Francesco Nitto Palma

Vincenzo D' Anna, senatore di Ala, ieri non era a Palazzo Madama mentre si votava la ratifica di accordi internazionali in tema di terrorismo. Dei 18 senatori del suo gruppo, erano assenti in 6 e i presenti hanno contribuito a mandare sotto il governo appoggiando un emendamento di Forza Italia. «Ma non c' è valenza politica rispetto alla nostra posizione nei confronti del governo», commenta subito dopo.

 

Eppure, a partire proprio da Forza Italia, c' è chi legge la cosa come un avvertimento a Matteo Renzi.

«No. Noi non facciamo parte della maggioranza, non abbiamo vincoli di governo. Abbiamo già detto che i nostri sì o i nostri no sono motivati dalla bontà o meno dei provvedimenti che l' esecutivo ci propone. E il collega Ciro Falanga mi ha spiegato quanto fosse opportuno l' emendamento per inasprire le pene in caso di utilizzo di ordigni nucleari».

 

Il clima con Renzi sembra deteriorato.

«In Italia la politica è caratterizzata da illazioni e dietrologie, usate strumentalmente da questo o da quello per tirare acqua al proprio mulino».

VINCENZO D'ANNA

 

Sta di fatto che i vostri voti hanno la capacità di reggere il governo.

«Siamo stati più volte determinanti per raggiungere la maggioranza qualificata dove richiesto. E quasi tutti i giorni la nostra presenza garantisce il numero legale».

 

C' è anche chi interpreta questo vostro voto al Senato come spia di dissenso interno, un messaggio al vostro leader, Denis Verdini. Lei recentemente ha dato segnali di disagio nei suoi confronti.

«Verdini non è il capo, è un primus inter pares . In Ala c' è discussione, anche scontro.

CIRO FALANGA

Però alla fine le decisioni vengono prese insieme».

 

Ma scelte e alleanze fallimentari delle ultime Amministrative...

«Abbiamo avuto risultati non esaltanti. Siamo nati solo da qualche mese, forse abbiamo pagato il prezzo all' improvvisazione. Comunque a Napoli, dove ci siamo presentati con il nostro simbolo, abbiamo preso l' 1,8%, più o meno come Ncd o Scelta civica. Ecco: se ci unissimo tutti noi centristi, potremmo sfiorare il 10%».

 

Lavora a questo?

GIACOMO CALIENDO MAURIZIO GASPARRI

«Per convincimento o per necessità, mi sembra un' idea accettata da tutti. Però è difficile far capire alla carica primaria di ciascuna compagine che deve fare un passo indietro. Anche se il concetto è semplice: 4 paia di calzini vecchi non ne fanno uno nuovo.

Va superata la resistenza per l' allocazione e la collocazione dei vertici».