VERSO UNA CULTURA DIPIETRIZZATA – L’INTELLIGHENZIA MOLLA IL PD E SI DIVIDE TRA IL NON VOTO E L’IDV – SUI MURI DELLA STATALE: “FIGA, È MEGLIO DI PIETRO” – GIORELLO: “NON ANDARE ALLE URNE È UNA SCELTA NOBILE, IL PD SON MORTI CHE CAMMINANO”…

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Jacopo Iacoboni per "La Stampa"

Sul lato della Facoltà di architettura che dà su via Schiaffino, alla Bovisa, hanno scritto con lo spray «figa, è meglio Di Pietro». Al riparo degli endorsement illustri alla Claudio Magris, una cultura diffusa si dipietrizza?

Di PietroDi Pietro

Luca Beltrami Gadola è un paradosso. Architetto, professore di estimo al Politecnico, proprio lui, negli anni di Tangentopoli indagato e poi prosciolto da Antonio Di Pietro, riflette, «io fui interrogato a lungo dall'ex pm, era molto duro, ma sapeva anche scagionare chi non c'entrava. Oggi lo stimo, più della gran parte dei politici democratici». Voterà ancora per il Pd, Beltrami Gadola, che assieme ad alcuni colleghi - tra cui Marco Ponti e Guido Martinotti - anima una piccola rivista chiamata arcipelagomilano.org, punto d'incontro degli architetti dislocati nella nuova Bovisa, in battaglia contro i possibili scempi per spartirsi la torta dell'Expo.

marco travagliomarco travaglio

«Del Pd moltissimi di questi futuri architetti se ne infischiano. E credo che tanti dei miei colleghi alle europee si asterranno», dice. I ragazzi che passeggiano nel cortile luminoso - fuori palazzine grigie che si prova a rianimare con il co-housing e il co-working, dentro prati da campus californiano - lo confermano. Una giovane assistente ammette, «Di Pietro è l'unico che ho sentito dire qualcosa contro le malefatte urbanistiche...».

In Statale, alla facoltà di filosofia un tempo divisa tra Mao e Cl, un indicatore utile può essere questo: dei dieci ricercatori meglio avviati usciti dalle tre scuole principali dalla Facoltà - quella di Carlo Sini, quella di Giulio Giorello e quella della destra estetizzante di Stefano Zecchi - «meno di un terzo, due o tre, ancora votano il Pd, con sofferenza; alcuni, senza dirlo, per Di Pietro», racconta uno di loro. Si tratta di trentacinquenni che saranno l'ossatura di case editrici, facoltà, giornali futuri.

MagrisMagris

Anche chi, come Federico Leoni, consulente di Feltrinelli, collaboratore di ItalianiEuropei, l'ha votato, riconosce che il Pd fatica ad assimilare l'idea di Miguel Benasayag, «L'elogio del conflitto». Così l'iniziativa di andare a spiegare agli operai della Bovisa (fabbrica Primabind, che fa rilegature di libri) René Girard e «la struttura mimetica del desiderio» è venuta a un industriale illuminato, che ha chiamato Leoni. Non al partito di intellettuali e popolo.

Carlo Sini, filosofo teoretico che quest'anno ha tenuto l'ultimo corso, è un po' il decano della facoltà. Studioso di Peirce, Heidegger, Spinoza, conferma in pieno: «Nell'Università c'è disaffezione, sfiducia, verso il Pd. Ma chi l'ha scritto che bisogna bere il calice fino in fondo? No, io credo che occorra inventare qualcosa di nuovo». Questo non lo spingerà a votare per Di Pietro, «per ragioni psicologiche, ma capisco chi lo fa, o chi si astiene».

Il suo allievo principale, il cinquantenne Rocco Ronchi, che pure collabora con ItalianiEuropei, difficilmente voterà il Partito. L'altro big dell'Università, Giorello, spiega «io mi asterrò, una scelta nient'affatto vergognosa. Voterei un partito che facesse una battaglia per la cultura scientifica, e per la laicità. Vi sembra il Pd? Franceschini ho letto che va sui treni di Lourdes, il posto giusto per lui. Fassino mi sembra come quel fagiano a cui sparano addosso ma continua a volare. Finché non ci liberiamo di questa classe dirigente, nulla di buono verrà a sinistra».

Giulio GiorelloGiulio Giorello

Se ci si sposta in città, si capisce che qualcosa come un dipietrismo latente si diffonde nella cultura. In via Guerrazzi c'è Chiarelettere, la casa editrice che fa battaglia civile non esattamente sulla linea morbida del Pd, guidata da Lorenzo Fazio, che raccontano incline all'astensione. La Garzanti pubblica libri come lo Stajano de La città degli untori. In via Cappuccini la Melampo, dietro la quale c'è la mano di Nando Dalla Chiesa, ha riattivato la battaglia culturale del network «Società Civile». A Roma la Meltemi di Luisa Capelli. Non sarebbe lontano da idee dipietriste il professor Grevi. Una parte del mondo delle professioni culturali, uomini come Corrado Stajano, o come Mario Fezzi, l'avvocato lavorista, alimentano queste discussioni nei circoli della borghesia intellettuale.

«Il voto al Pd», riflette Nando Dalla Chiesa, «quando regge è ormai un voto singolo, nessun intellettuale ingaggia più battaglie ideali, o firmerebbe appelli». E si affollano gruppi di under trenta - soprattutto nelle facoltà di giurisprudenza ed economia - che tornano a promuovere cicli di lezioni sulla Costituzione. Il 23 il prossimo. Se a Torino ci sono Gianni Vattimo e Nicola Tranfaglia, alla Sapienza Edoardo Ferrario, professore di estetica, con la moglie Marina Astrologo è stato in piazza Navona: una catena di sms coinvolgeva molti della sua cattedra. E a Villa Mirafiori, sede di Filosofia, un ricercatore della cattedra di teoretica confida: «L'astensione tira come non mai».
Letterati, filosofi, urbanisti. E gli scienziati? All'Università di Pavia, dove fu professore, raccontano che un sondaggio con Carlo Rubbia è stato fatto. Anche un raffinato come Tonino non può vivere solo di Kleist.

 

 

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