VOLEVANO LA SHALABAYEVA? ALMENO POTEVAMO FARCI RESTITUIRE FLAVIO SIDAGNI, RINCHIUSO NELLE PRIGIONI KAZAKE DAL 2010 PER UNO SPINELLO

È un cittadino italiano di 58 anni, manager dell'Eni, rinchiuso da tre anni in Kazakhstan, dopo esser stato sorpreso a fumare uno spinello con amici - A Nazarbaev diamo quel che vuole, mentre noi non riusciamo a riportarlo a casa, nonostante l'intervento delle massime istituzioni della Repubblica…

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Beppe Servegnini per il "Corriere della Sera"

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D' accordo, lo dico: sono uno di quelli che ha fiducia nelle forze dell'ordine. Uno dei tanti italiani - la maggioranza, credo e spero - che quando vede una divisa si sente rassicurato, non minacciato. Ho conosciuto troppi bravi poliziotti e carabinieri in vita mia per non sapere che una società sana ha bisogno di loro: gente che per pochi soldi svolge un lavoro difficile e indispensabile. La stima e la considerazione sociale non vanno sul conto in banca; ma aiutano ad alzarsi al mattino e andare a lavorare per noi.

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Che dispiacere e che delusione, quindi, quando ho letto i dettagli del blitz guerresco per la cattura e la deportazione di una mamma e una bambina di sei anni. Alma Shalabayeva e Alua, moglie e figlia di Mukthar Ablyazov, oligarca e dissidente kazako. I giornali, in Italia e all'estero, hanno riportato il racconto della signora e quello dei cognati. L'avrete letto: uomini armati, urla e botte, minacce e nessuna spiegazione. È possibile che qualcuno dei fermati abbia esasperato i toni; ma la brutalità dell'intervento, e l'irrituale deportazione in Kazakhstan con jet privato, non sono in discussione.

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Sia chiaro: Mukthar Ablyazov non è un fiorellino di campo. È un oligarca in rotta con il suo ex protettore, Nursultan Nazarbayev, dal 1990 padre padrone del Kazakhstan. L'Alta corte, a Londra, gli ha congelato 3,5 miliardi (!) di euro di fondi e lo ha condannato a 22 mesi di carcere. La Bta, la banca che Ablyazov ha guidato fino al 2009, lo ha denunciato per essersi «indebitamente appropriato di 6 miliardi di dollari».

MUKTHAR ABLYAZOV E LA FIGLIA ALUA E LA MOGLIE ALMA SHALABAYEVAMUKTHAR ABLYAZOV E LA FIGLIA ALUA E LA MOGLIE ALMA SHALABAYEVA

La Gran Bretagna, nel 2011, gli aveva concesso lo status di rifugiato politico; oggi Ablyazov è introvabile. Ma questo non ha nulla a che fare con sua moglie e sua figlia. Deportarle significa fornire un formidabile strumento di pressione a Nazarbayev, non un campione di tolleranza. Storie già viste in Russia, certo. Ma le democrazie non operano così. Di certo, non la democrazia italiana.

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Non entro, di proposito, nel vorticoso scaricabarile che ha visto le dimissioni del capogabinetto del Viminale e le spiegazioni (si fa per dire) del ministro dell'Interno in Parlamento. Lo sappiamo: l'inno d'Italia ufficioso è «È stata tua la colpa!» (©Edoardo Bennato) e il motto nazionale «A mia insaputa» (©Claudio Scajola). Resta una considerazione, che Enrico Letta certamente condivide, anche se non lo può dire. Angelino Alfano dovrebbe accettare la responsabilità per l'accaduto: perché sapeva, se lo sapeva; perché non sapeva, poiché avrebbe dovuto saperlo.

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Per chiudere, ricordo questo. Un cittadino italiano, manager di lungo corso dell'Eni, laureato in Bocconi, è rinchiuso dal 2010 nelle prigioni kazake, dopo esser stato sorpreso a fumare uno spinello con amici. Si chiama Flavio Sidagni, ha 58 anni. Non riusciamo a riportarlo a casa, nonostante l'impegno di tre governi e l'intervento delle massime istituzioni della Repubblica. Poi ai kazaki facciamo questo tipo di favori. Si può dire che qualcosa non va?

 

 

 

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