IL “WALL STREET JOURNAL” BOCCIA SENZA APPELLO OBAMA E IL SUO PRIMO BUDGET FEDERALE (LA FINANZIARIA) – DAL MEDICAID ALL’ISTRUZIONE, SPESE FOLLI CHE NON POTRANNO CHE PORTARE AD UN AUMENTO DELLE TASSE – NON SONO FINANZIAMENTI PER GENERARE CRESCITA, QUINDI ANCHE LA SPERANZA DI RIDURRE IL DEFICIT SI FA SEMPRE PIÙ LONTANA…

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Articolo del Wall Street Journal - Da "Milano Finanza"

Una delle regole per analizzare il budget federale è guardare quanto spenderanno i politici nell'anno in corso e non la moderazione che promettono per il futuro. Da questo punto di vista, il bilancio presentato lunedì scorso dal presidente Obama per l'anno fiscale 2011 è uno dei maggiori documenti di «spesa finché si può» della storia americana. Adesso sappiamo perché la Casa Bianca ha fatto trapelare la notizia del congelamento triennale di alcune voci di spesa prima di rendere noto questo fantasmagorico bilancio.

ObamaObama

Nessuno avrebbe notato una promessa così vaga in mezzo a una valanga di spese di tali proporzioni. In base al bilancio, la spesa federale complessiva raggiungerà i 3.720 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2010 e salirà a 3.834 miliardi nel 2011. Quest'anno la spesa segnerà, per la prima volta dall'inizio del secondo dopoguerra, il valore record del 25,4% del pil.

obama dollaroobama dollaro

Si tratta di una nuova pietra miliare della spesa moderna, superiore al 21% sul pil registrato nell'anno fiscale 2008 e ben al di sopra della media degli ultimi quaranta anni del 20,7%. Per gli anni successivi al 2011 e fino a metà decennio, la Casa Bianca promette di tagliare la spesa al 23% del pil. Pur volendo credere a questa previsione politica, l'affermazione dimostra tuttavia da parte di Obama l'intenzione di fissare un nuovo tetto più alto per la spesa federale. E noi che pensavamo che gli stimoli dovessero essere temporanei.

Wall Street JournalWall Street Journalwall street journal ny times foto LaStampawall street journal ny times foto LaStampa

E questo avverrà prima che i baby boomer vadano in pensione, portando alle stelle i conti di Medicare e della Previdenza Sociale. Se questo bilancio è la prima chiara dimostrazione di quali siano le priorità a lungo termine di Obama, allora è difficile non arrivare alla conclusione che questo boom di spesa abbia un fine deliberato: si tratta del tentativo di porre in essere programmi e impegni di spesa che richiederanno nuovi enormi aumenti fiscali e daranno alla classe politica il diritto di avanzare pretese sempre maggiori sul patrimonio privato degli Stati Uniti.

Barack Obama mentre percorre in solitudine uno dei corridoi della casa bianca - Dal Corriere della Sera (Ansa/Epa)Barack Obama mentre percorre in solitudine uno dei corridoi della casa bianca - Dal Corriere della Sera (Ansa/Epa)

Nonostante le «scelte difficili» di cui parla il documento diffuso lunedì scorso, l'amministrazione Obama ha deciso di destinare 25 miliardi di dollari della nuova spesa pubblica a Medicaid, 100 miliardi a un ennesimo «stimolo» per l'occupazione e nuovi stanziamenti per finanziare i programmi per i nuclei famigliari a basso reddito, per la ricerca medica, per i sussidi per il riscaldamento e per l'istruzione. Se le priorità di Obama dovessero diventare legge, la spesa federale aumenterebbe di un incredibile 29% rispetto ai valori del 2008.

casa biancacasa bianca

Come prova ulteriore, la Casa Bianca propone di convertire la spesa «discrezionale» consolidata, che richiede stanziamenti annuali, in programmi di assistenza permanenti. Un esempio specifico è il programma Pell Grant per gli studenti dei college, la cui voce passerebbe nella colonna delle spese fisse, per un costo di 307 miliardi di dollari in 10 anni. In questo caso, l'obiettivo politico è rendere l'istruzione secondaria un nuovo tipo di assistenza universale, come la previdenza sociale. Questa spesa dovrà essere finanziata, perciò si devono mettere in conto aumenti sia del deficit sia delle tasse, che raggiungeranno entrambi livelli record.

Quest'anno il disavanzo toccherà il 10,6% del pil, ben al di là di quanto avesse mai sognato di fare Ronald Reagan, per poi diminuire nel resto del decennio, secondo le stime della casa Bianca, appena al di sotto del 4% del pil. Non ci preoccuperemmo di queste cifre se si trattasse di finanziamenti per sgravi fiscali intesi a stimolare la crescita.

reganregan Ronald ReaganRonald Reagan

Ma la realtà è che perfino questi deficit elevati si basano sulle ipotesi di crescita e delle entrate da aumenti fiscali record a partire dal 1° gennaio 2011. E che aumenti (almeno 2.000 miliardi nell'arco dell'intero decennio)! La tabella riporta alcuni degli aumenti principali, che secondo l'amministrazione Obama e i suoi economisti avranno poco o nessun effetto sulla crescita. Se si sbagliano, rischiamo di avere un disavanzo anche maggiore.

L'eufemismo che più ci piace è quando si dice che, secondo le stime dell'amministrazione, si otterranno 122,2 miliardi di dollari di nuove entrate da una «riforma» del «sistema statunitense dei tributi internazionali». In genere, la parola «riforma» vuol dire tappare alcune falle in cambio di minori aliquote fiscali. Questo, invece, sarà un enorme aumento fiscale per le aziende americane che operano all'estero e non prevederà nessuna riduzione compensativa sull'aliquota Usa del 35%, che è tra le più alte del mondo.

L'anno scorso l'amministrazione aveva accettato di mettere da parte questa idea perché aveva bisogno del sostegno di Confindustria per l'approvazione della riforma dell'assistenza sanitaria. Ma la musica è cambiata, perché adesso la Casa Bianca ha bisogno di fondi. Gli aumenti delle tasse non basteranno in ogni caso a finanziare interamente l'uragano di spese che l'amministrazione sta scatenando in questi suoi primi due anni di governo.

 

 

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