WASHINGTON IN ALLARME CHIEDE A NAPOLITANO, VIA “CORRIERE”, DI RESTARE A FARE LA GUARDIA AL BIDONE ITALIA

L’ambasciatore Usa auspica la rielezione di Re Giorgio, le cancellerie internazionali pure - Berlusconi lo voterebbe, i montiani anche - Contro l’idea della riconferma c’è solo Bersani ( i due non si sono mai amati né stimati). Ma se il “padrone” vuole… - -

Condividi questo articolo


Francesco Verderami per "Il Corriere della Sera"

GIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALEGIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALE

Magari rimanesse Napolitano...». Come avranno valutato i partiti italiani le parole dell'ambasciatore statunitense: come un semplice auspicio o come un vero e proprio endorsement per la rielezione dell'attuale presidente della Repubblica?

FRANCO FRATTINIFRANCO FRATTINI

E quale reazione avranno suscitato nei vertici delle maggiori forze politiche: un senso di ingerenza o piuttosto un segno di attenzione e di coinvolgimento nelle faccende domestiche? Una cosa è certa, sull'altra sponda dell'Atlantico - e nelle più importanti capitali europee - è forte il desiderio di avere certezze da Roma e una linea di continuità nelle relazioni, in questa grave crisi mondiale.

PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI

E più si affacciano sui media nomi di possibili candidati al Colle, più sale lo sconcerto e il desiderio che il Parlamento italiano confermi quello che è considerato e riconosciuto come interlocutore solido. «È un mood molto diffuso nelle cancellerie», rivela l'ex ministro degli Esteri, Franco Frattini.

François Hollande baguetteFrançois Hollande baguette

Non è dunque un caso che David Thorne abbia pronunciato in vari colloqui riservati il nome di Napolitano. L'ambasciatore - che usa un linguaggio diretto in un mondo abituato alle sfumature lessicali - è molto legato al segretario di Stato. E proprio John Kerry, in visita a Roma all'indomani delle elezioni italiane, usò espressioni entusiaste nei confronti del capo dello Stato per il modo in cui aveva gestito la crisi. Al punto che a tavola - davanti a orecchie interessate come quelle di Massimo D'Alema, Gianni Letta e Romano Prodi - si spinse a dire: «Meno male che c'è Napolitano».

E non è un caso se nella settimana più difficile del suo settennato, dopo l'ultimo giro di consultazioni infruttuose per la formazione di una maggioranza di governo, il presidente della Repubblica si sia trovato costretto a manovrare tra Scilla e Cariddi, tra le regole del dettato costituzionale e la ragion di Stato, arrivando a rompere la prassi con la creazione della commissione dei saggi invece di dimettersi, come aveva pure meditato. Il fatto è che in un mondo globale non esistono più questioni locali, perché - come spiega un autorevole ministro - «le vicende interne sono ormai anche esterne. E la sovranità nazionale deve fare i conti con gli interessi comuni internazionali».

napolitano e merkelnapolitano e merkel

È vero che a suo tempo gli endorsement per Mario Monti non sortirono l'effetto voluto, ma è altrettanto vero che la corsa al Quirinale è diversa dalla competizione elettorale, che al momento non si vede soluzione allo stallo sull'elezione del prossimo presidente della Repubblica, sebbene si sia aperto uno spiraglio nelle trattative, con la ricerca da parte di Pier Luigi Bersani di un «metodo comune» da adottare, insieme a Pdl e Scelta civica.

Molto dipenderà dall'esito del colloquio tra il segretario del Pd e il leader del Pdl, previsto per la fine della prossima settimana. Molto, ma non tutto. Perché i giochi di interdizione sono in atto, e l'intenzione di Matteo Renzi di essere tra i grandi elettori del prossimo inquilino del Colle ne è la prova.

Andrea RomanoAndrea Romano

Il rischio è che le candidature si elidano, ed è chiaro il motivo per cui l'altra sera a Porta a porta Daniela Santanchè - interpretando Silvio Berlusconi - abbia detto: «Allora rivotiamo Napolitano». E ieri anche Andrea Romano, a nome di Scelta civica, ha definito la rielezione del capo dello Stato come «la soluzione migliore», qualora non si trovasse un accordo su un candidato dell'area moderata.

Il punto è che Napolitano continua a ripetere di voler lasciare il Quirinale. Lo fa in pubblico come in privato. «Non mi chiedete cose impossibili», ha detto venerdì alla delegazione dei montiani che - durante le consultazioni - lo sollecitava a restare come «scudo difensivo dell'Italia» nella tempesta dell'euro e dell'Europa.

E con Berlusconi, che nelle stesse ore lo ha lungamente lusingato, è stato altrettanto «gentile ma irremovibile», come racconta un testimone del colloquio. Non è un mistero che Napolitano confidi in una diversa soluzione, più volte lo hanno sentito spendersi sul nome di Amato. Ma il difficile gioco a incastro tra la scelta del suo successore e le alchimie politiche per la nascita di un governo, potrebbe far perpetuare lo stallo anche quando inizieranno le votazioni alla Camera.

Riuscirà Bersani a ottenere da Berlusconi un «appoggio esterno» al suo esecutivo, come hanno proposto ieri gli sherpa del Pd al Pdl? E Bersani - in tal caso - è disponibile all'elezione di un rappresentante «moderato» al Quirinale, come chiedono dal centrodestra? «Datemi retta, qui non se ne esce», ha detto il segretario dell'Udc Cesa a una riunione centrista: «Votiamo Napolitano subito. Non potrà dire di no».

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…