Da ‘La Stampa'
CHIEVO FIORENTINAGli Stati Uniti vogliono mettere al bando il colpo di testa, inteso come azione nel gioco del calcio, almeno per i bambini. Niente più zuccate al pallone, perché danneggiano il cervello. Il dibattito è agli inizi, ma si sta già facendo strada nei media. I sospetti esistevano da tempo, però nel 2012 è avvenuto l'episodio che ha avviato la campagna: la morte di Patrick Grange, un giocatore semiprofessionista di college, colpito a 29 anni dal Lou Gehrig's Disease.
GILARDINOSecondo Ann McKee, la neuropatologa della Boston University che aveva esaminato il suo cervello dopo il decesso, non è certo che la malattia sia stata provocata dai colpi di testa, ma Grange li faceva molto spesso e aveva iniziato a praticarli quando aveva appena tre anni d'età. Finora l'attenzione si era concentrata soprattutto sui danni che i contrasti nel football generano nel cervello, ma ora si sta allargando anche al calcio. Soprattutto nel caso dei bambini, i medici sostengono che il loro fisico non è ancora abbastanza formato per sopportare tutte quelle botte ripetute. Le prove definitive sul piano scientifico ancora non esistono, ma i genitori iniziano a chiedere che il colpo di testa sia bandito.
(Paolo Mastrolilli)