CAIRO FESTEGGIA DIECI ANNI DA PRESIDENTE DEL TORINO: “ALL’INIZIO PUNTAVO SUI NOMI FAMOSI COME NEI MIEI GIORNALI. MA NEL CALCIO I SANDRO MAYER DEVONO CORRERE. MEGLIO I GIOVANI" -"IL CAV? DA LUI HO IMPARATO COSA NON FARE"

Da un gol fantasma all’AlbinoLeffe all’attuale primo posto in classifica, Cairo racconta la felicità per le due promozioni in A e per il 7° posto del 2014 e “il trauma” per la retrocessione del 2009 - "Baselli al 50% del suo potenziale, mi rivedo in Darmian" - Giraudo disse: “A Torino basta una squadra”: “Ma lui è torinista. Forse si riferiva al Toro”...

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Estratto dell'intervista di Luigi Garlando per “La Gazzetta dello Sport”

 

URBANO CAIRO URBANO CAIRO

Non c'è un tratto di storia granata che non abbia palpitazioni regolari. È il suo fascino e forse la sua maledizione. Non potevano scivolare lisci quelli di Urbano Cairo che, dieci anni fa, diventava presidente del Torino. Da un gol fantasma all’AlbinoLeffe fino all’attuale primo posto in classifica, sfilando tra teste di maiale, lacrime di gioia e di retrocessione. Cairo ripercorre il suo appassionato cammino, sbirciando un orizzonte che promette bel tempo: buone idee e giovani di talento.

 

Toro primo a punteggio pieno, Juve ultima a 0 punti: naturalmente il regalo per i 10 anni in granata è questo.

profilo di cairo profilo di cairo

"Però dubito che la Juve lo abbia apposta fatto per me".

Il mondo capovolto: contestato il mercato bianconero, incenso su quello del Toro.

"Infatti mi sono preoccupato. Negli ultimi due anni ci hanno criticato e sul campo poi abbiamo fatto risultati. Vuoi vedere che ora... Invece siamo partiti bene e mi sono rasserenato".

 

Una parola sola, un sentimento, un’immagine per riassumere questi dieci anni.

"Rinascita. L’araba fenice. Io e De Biasi abbracciati il giorno della prima promozione in A".

 

URBANO CAIRO URBANO CAIRO

Ora sfida Berlusconi, decisivo nella sua avventura imprenditoriale. È stato prezioso anche per inserirla nel grande calcio?

"Andavo a pranzo ad Arcore, poi in elicottero allo stadio. Mi ha portato anche a Barcellona a vedere un Gamper. Aveva le sue idee, tipo quel Borghi. Diciamo che ho imparato a non fare certe cose che faceva lui".

Tipo?

"Parlare alla squadra. All’inizio lo facevo molto di più. Credo di essere un buon motivatore. Gestisco mille dipendenti. Ma ho capito che il calcio richiede un approccio militare: vanno rispettate autorità e gerarchie. Se scavalco tecnico e d.s., li delegittimo. Ora parlo ai giocatori solo se me lo chiede Ventura. Sto un passo indietro".

cairo cairo

 

Nel 2009 la retrocessione e l’inizio dell’inferno: contestazione, insulti, bombe carta, teste di maiale. Il momento più duro?

"Il momento più duro è stato la retrocessione, non la contestazione. Quella retrocessione è stata un trauma".

URBANO CAIRO URBANO CAIRO

Era necessaria una svolta. Per esempio comprare giocatori e non solo figurine: Recoba, Muzzi, Diana...

"È vero. All’inizio compravo soprattutto nomi, come facevo per i miei giornali e le televisioni. Tipo il giornalista Sandro Mayer, che con me ha fatto grandi cose. Stesso schema. La differenza è che nel calcio i Mayer devono correre. Invece i miei nomi il futuro ce l’avevano dietro le spalle.

 

Allora abbiamo svoltato gradualmente. Colantuono, bravissimo, pretese giustamente giocatori di categoria. Non si poteva risalire solo con i ragazzini. Poi arrivò Ventura, un maestro a lavorare con i ragazzi e con Petrachi è nato il gruppo di lavoro che ha riportato in alto il Toro".

 

Si parla della Lazio di Lotito e del Torino di Ventura. Non è che il mister le fa troppa ombra?

"No. È naturale. Pioli è alla Lazio da poco tempo, mentre Ventura è con noi da 5 anni. Ha fatto un grande lavoro. Ha dato tanto al Toro, ma dal Toro non ha ricevuto di meno. Non ha mai avuto una continuità di lavoro di 5 anni, al massimo un paio di stagioni. Non era mai arrivato a giocare l’Europa League. Non aveva mai chiuso un campionato di A al 7° posto".

cairo cairo CAIRO VENTURA CAIRO VENTURA

 

Anche senza Cerci e Immobile, il Toro espugnò il San Mames: 3-2 nella tana dell’Athletic. Che posto occupa l’impresa in Europa League nella sua hit della felicità?

"Al primo posto la promozione del 2006, la rinascita. Poi quella del 2012 e il 7° posto in campionato. Il podio è per le grandi corse a tappe. La notte del San Mames è stata un picco alto, ma non male neanche vincere il derby dopo 20 anni e battere l’Inter a San Siro all’ultimo minuto con un gol di Moretti".

Oggi danno picchi alti gli sbarbati: Baselli, Benassi, Maksimovic...

"Presto arriveranno anche Zappacosta e Belotti. Ho visto Zappacosta in amichevole contro la Pro Vercelli e mi ha impressionato. Lo aspetto".

 

Non le sembra curioso che le grandi le abbiano fatto così poca concorrenza per Baselli? Inter, Milan e Juve avevano bisogno come il pane di qualità lì in mezzo? Troppo italiano, forse?

CAIRO CONTESTATO CAIRO CONTESTATO

"Io credo che Baselli stia facendo buone cose perché ha giocato con continuità nel ruolo di mezzala dove può dare il meglio. In passato ha recitato diversi copioni. Però non esageriamo con gli elogi. Per me Baselli è solo al 50% del suo potenziale. Deve crescere atleticamente e nel lavoro difensivo. È giovanissimo, può completarsi e diventare un giocatore importante".

 

I giocatori più amati in questi 10 anni?

"Tutti quelli che ho adesso. Se mi volto indietro dico Cerci, con cui avevo un buon feeling, forse perché giocava ala destra come me... Ed è stato il primo acquisto importante dopo il ritorno in A. Poi Darmian, un ragazzo per bene, che ha conquistato ogni cosa poco a poco, con fatica, resistendo alle difficoltà. Come è successo nella mia carriera di imprenditore. Mi specchiavo in lui".

CAIRO CELEBRATION 1 CAIRO CELEBRATION 1

 

Giraudo disse: "A Torino basta una squadra".

"È torinista. Forse si riferiva al Toro".

pierluigi pardo urbano cairo giuseppe cruciani e carlo mondonico pierluigi pardo urbano cairo giuseppe cruciani e carlo mondonico

Nei prossimi 10 anni lo scudetto?

CAIRO CAIRO

"No. Ma possiamo puntare la Coppa Italia e tornare in Europa".

 

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