CHE CI FREGA DI RONALDO, NOI CI ABBIAMO "QUAGLIAGOL" – A 36 ANNI IL BOMBER DELLA SAMP E’ IL NOME NUOVO - SI FA PER DIRE - DEL CALCIO ITALIANO (IL CT MANCINI LO CHIAMA PER LO STAGE AZZURRO) – GLI ALTRI ‘HIGHLANDER’: DA TOTTI A PELLISSIER, DA TONI A 'TATANKA' HUBNER CHE A 35 ANNI DIVISE CON TREZEGUET IL TRONO DEI CANNONIERI DI SERIE A – LA CLASSE SENZA TEMPO DI “MUMO” ORSI – VIDEO CON I CAPOLAVORI DI QUAGLIARELLA

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Furio Zara per “Avvenire”

 

Il lusso della giovinezza in serie A - dribblando serenamente l' anagrafe - se lo possono concedere in pochi, ma sono comunque tanti se li metti in fila e fai la conta.

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Bomber senza età, il più bello dei vizi è il gol. Fabio Quagliarella è l' uomo nuovo - si fa per dire - del calcio italiano.

 

Va a segno da undici partite consecutive, ha eguagliato il record di Batistuta in maglia viola, anno di grazia 1994-95.

Ha sempre fatto gol nella sua carriera, ma invecchiando è migliorato. Si è levato di dosso il superfluo, ha ridotto all' essenziale ogni giocata: è questa una prerogativa dei saggi. Con 16 gol - uno in più di Cr7 - è il capocannoniere del campionato. Fabio tra qualche giorno (31 gennaio) fa 36 anni, non ha mai giocato con tanta leggerezza, l' obiettivo è quello di superarsi: l' anno scorso si fermò a quota 19. Ora insegue il sogno della Scarpa d' oro, il riconoscimento che premia il miglior cannoniere d' Europa. Davanti a lui ci sono Mbappè e Messi, cioè un ragazzino e il migliore del mondo. Giampaolo, l' allenatore della Sampdoria, lo esalta: «È straordinario ». Il ct della nazionale Mancini non può far finta di niente. Il ritorno in nazionale, con queste premesse, diventa un' ipotesi concreta.

 

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Giovani si nasce e poi lo si diventa un po' alla volta. Cristiano Ronaldo il 5 febbraio compie 34 anni, lui dice di sentirsene addosso 21 e il fisico scolpito da ore di palestra gli suggerisce esattamente questo. Sergio Pellissier si ostina a giocare ancora come quando aveva vent' anni. Ad aprile ne fa 40, dategli un' occhiata quando piazza il guizzo. Ma il gol è democratico, non guarda al censo, si concentra invece sulla capacità che ha il piede di trasformare in gesto un' idea. Carlos Franca, 39 anni appena compiuti, attaccante del Potenza, noto con l' impegnativo soprannome di "Bomber di Dio", fa gol da una vita. Qualche anno fa ha sconfitto una brutta malattia e pure gli scettici che dicevano: non tornerà più a giocare. Eccolo, invece, a tentare ancora rovesciate e acrobazie e a svelare il suo segreto, la dieta a colpi di fettine di bresaola.

 

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Ricorda qualcuno? Pippo Inzaghi - esonerato dal Bologna - ha giocato (e segnato) fino alla soglia dei 39 anni, mantenendo sempre la stessa rapidità in area avversaria, la stessa ferocia, la stemma fame (placata con bresaola e biscotti Plasmon). L' evoluzione del calciatore in questi ultimi anni ha spostato in là la fine della corsa. Una volta si smetteva di giocare presto, ci si consumava i muscoli con allenamenti basati soltanto sulla forza fisica, si durava di meno, come pile che a un certo punto si scaricavano. Molte cose sono cambiate. Negli ultimi anni la scienza ha fatto passi da gigante, ogni calciatore viene monitorato, dalla dieta al sonno, svolge allenamenti specifici e viene aiutato a gestire le proprie risorse: chi si ferma è perduto, gli altri possono mettersi in fila, da qui all' eternità.

pellissier pellissier

 

Del resto un fuoriclasse come Francesco Totti ha giocato fino a quarant' anni, età che negli anni '80 era concessa solo ai portieri (vedi Dino Zoff); Ale Del Piero ha segnato la metà dei suoi gol in serie A dopo i trent' anni: a 38 salutava la Juventus, a 40 scattava ancora in India. Il Totò Di Natale migliore lo abbiamo ammirato nelle stagioni di Udine: a 33 anni ha raggiunto il suo record di gol in A (29), poi si è mantenuto sa quei livelli straordinari (28, 23 e 23 negli anni successivi). Luca Toni ha vinto la classifica dei cannonieri in Bundesliga (dopo aver trionfato in Italia) a 31 anni e il "Bisonte del gol", al secolo Dario Hubner indimenticato goleador di provincia con le maglie di Cesena, Brescia e Piacenza - nel 2002 divise con David Trezeguet il trono di cannoniere della Serie A: aveva la bellezza di 35 anni, fumava un pacchetto di sigarette al giorno, ciondolava per il campo con aria distratta eppure - appena partiva in contropiede - lasciava sul posto difensori che avevano la metà dei suoi anni. In passato la longevità era cosa rara, preziosa, meritevole di leggenda.

 

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Per anni si è raccontata la storia di Silvio Piola, che giocò in A col Novara fino a 41 anni, addirittura fece l' ultima in nazionale che ne aveva 39 (a Firenze nel '52, Italia- Inghilterra 1-1) e lo allenava Peppino Meazza, un altro che durò come una pila duracel, due volte di più.

 

È la dimostrazione che fare gol è un' arte, un vizio, la più meravigliosa delle dannazioni.

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Impariamo ad andare in bicicletta da bambini, poi non lo dimentichiamo più. L' attuale capocannoniere della serie B - Alfredo Donnarumma del Brescia - non è più di primo pelo, ha 28 anni e non ha ancora conosciuto la serie A. In serie C quelli che fanno gol hanno le rughe attorno agli occhi come l' inossidabile Ciccio Tavano (40 anni) della Carrarese e ginocchia cigolanti come il 37enne Luigi Castaldo della Casertana. Il monumento dell' eternità per anni è stato prerogativa unica di Sir Stanley Matthews, il baronetto, l' ala destra più vecchia del mondo, l' uomo che aveva fermato il tempo, con una finta di gambe: giocò la sua ultima partita con lo Stoke City all' età di 50 anni e nessun rimpianto. Oggi celebriamo invece il giapponese Kazu Miura, che da noi giocò nel Genoa di metà anni '90: un paio di settimane fa ha strappato un altro anno di contratto. L' età è un dettaglio, Miura ne ha compiuti 52.

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L' Italia del calcio è un paese per vecchi, c' è poco da fare. A dimostrazione che la giovinezza è un lusso da fortunati, ci resta solo da raccontare questa bellissima storia. L' italoargentino Mumo Orsi, dopo aver folleggiato con la Juve negli anni '30, finì la sua carriera per stanchezza e per amore (così voleva sua moglie Eva Caceres) in un posto assurdo, ai piedi delle Ande: aveva più di quarant' anni. Trent' anni dopo tornò in Italia per una premiazione. Lo portarono al Flaminio e uno dei dirigenti italiani, guardando la porta da fuori area e ripescando tra i ricordi gli chiese: "Orsi, si ricorda quando segnò il gol nella finale dei Mondiali del '34?"

 

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Il vecchio Mumo non disse niente, prese il pallone, fece tre passi indietro, alzò lo sguardo, tirò. Il pallone finì all' incrocio dei pali, come nel '34: stesso effetto, stesso angolo. Aveva aspettato trent' anni per dimostrare che la classe non ha età, e se ce l' ha, se la porta benissimo.

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