IMPARIAMO DA RANIERI! - IL PIU’ BRITISH DEGLI ALLENATORI ITALIANI NON PERDE L’APLOMB DOPO LA SCONFITTA E DA’ UNA SETTIMANA DI VACANZA AI CALCIATORI - DE BELLIS: “ANDREBBE ASSUNTO NELLE MULTINAZIONALI COME CAPO DEI CAPI DEL PERSONALE” - - -

De Bellis: “Uno come Ranieri è dimostrazione che si può essere autorevoli ma non autoritari. Neanche lui sa dove potrà arrivare il Leicester ma sa che l'unico modo per arrivarci è comandare senza fare il comandante” - Sorpresa Tottenham: la squadra più giovane della Premier si porta a meno due da Ranieri...

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1. RANIERI DALL' IMPRESA ALLA RABBIA: «MA QUELL' ARBITRO...»

LEICESTER RANIERI SIMPSON LEICESTER RANIERI SIMPSON

Federico Pistone per il “Corriere della Sera”

 

Il più british degli allenatori italiani, Claudio Ranieri, non perde l' aplomb nemmeno dopo la domenica più sciagurata. Si limita a un morbido: «Sono molto arrabbiato ma è stata una partita fantastica», per commentare la sconfitta incredibile del suo Leicester che a 20' dalla fine sul campo dell' Arsenal viaggiava a +8 verso la conquista della Premier, grazie all' 1-0 siglato Vardy su rigore.

 

RANIERI RANIERI

Poi, a inizio ripresa, il doppio giallo a Simpson («Nessuno dei due falli meritava l' ammonizione, strano per un arbitro internazionale», puntualizza Ranieri riferendosi ad Atkinson) e l' Arsenal che pareggia con Walcott nel finale e, a recupero già concluso, realizza il 2-1 con Wellbeck, riportando i Gunners a -2 dal Leicester. Come il Tottenham, che batte 2-1 il City a domicilio ed estromette dal titolo anche l' altra metà di Manchester. Ormai sembra una questione a tre: Leicester 53, Tottenham e Arsenal 51.

 

2. IMPARIAMO DA CLAUDIO RANIERI COME COMANDARE

Giuseppe De Bellis per “il Giornale”

RANIERI RANIERI

 

Claudio Ranieri è stato celebrato quando vinceva. Noi vogliamo celebrarlo ora che ha perso. 2-1 al 95' della partita che in Inghilterra era l' equivalente di Juventus-Napoli. Seconda contro prima. Arsenal-Leicester. L' allenatore, lo sapete, è l' italiano Claudio Ranieri che non recrimina, non polemizza, non si arrabbia, non si indigna. Arriva sereno in conferenza stampa e dice: «Non posso che sottolineare la grande prova della mia squadra e li voglio premiare con una settimana senza allenamenti. Andranno in vacanza a Dubai o altrove e potranno rilassarsi».

 

ARSENAL ARSENAL

Milionari viziati a cui si regala una settimana di altri vizi e di relax dopo aver perso, dirà qualcuno indignandosi della mancata indignazione del mister. Invece Ranieri andrebbe assunto nelle multinazionali come capo dei capi del personale. Perché uno così sa come gestire le persone, sa capirle, sa tirare fuori da loro il meglio. La dimostrazione che si può essere autorevoli ma non autoritari, ovvero ciò che un allenatore deve essere perché una squadra lo segua, anche nel fuoco.
 

Nessuno sa dove potrà arrivare il Leicester, neanche lo stesso Ranieri. Sa, però, che l' unico modo per arrivarci, ovunque sia, è comandare senza fare il comandante.

 

LEICESTER ARSENAL TOTTENHAM LEICESTER ARSENAL TOTTENHAM

PAZZA PREMIER - DIETRO IL LEICESTER DEI MIRACOLI IRROMPE IL TOTTENHAM YÈ-YÈ DI POCHETTINO

Francesco Persili per Dagospia

 

È la Premier delle sorprese. Dietro il Leicester dei miracoli irrompe il Tottenham yè-yè di Pochettino che passa sul campo del City (1-2) e si porta a meno due dalle Volpi di Ranieri. 

 

ERIKSEN ERIKSEN

I gol di Kane (su rigore) e di Eriksen lanciano i pischelli degli Spurs, la squadra più giovane della Premier, nella corsa al titolo che a White Hart Lane manca dal 1961. Notte fonda per i Citizens. Da quando è stato annunciato l’arrivo in panchina di Guardiola, il club dello sceicco Mansour sembra aver infilato un tunnel senza uscita.

 

All’Ingegner Pellegrini non resta che protestare contro la discutibile decisione dell’arbitro Clattenburg di fischiare un rigore per il tocco col braccio di Sterling sul cross di Rose. Inutile il pari di Iheanacho vanificato dal gol di Eriksen su assist dell’ex giallorosso Lamela (che piace al Milan).

 

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È la rivincita (postuma) dell’ex dg della Roma, Franco Baldini, fino a settembre direttore tecnico del Tottenham, che ha portato a Londra, oltre al “Coco” Lamela, il danese ex Ajax Eriksen, il belga Chadli, ma soprattutto il tecnico Pochettino, l’artefice dell’exploit degli Speroni. 

 

Con l’allenatore argentino, cresciuto al magistero del Loco Bielsa, Harry Kane (classe ’93) si è confermato il solito uragano e ha acuito i rimpianti di Aldo Spinelli che lo avrebbe voluto al Livorno. Insieme all’attaccante sono esplosi Dier (’92), Rose (’90) e Dele Alli (’96), la miglior giovane promessa del calcio inglese già paragonato Oltremanica a Gerrard.

 

La forza, e il limite, degli Spurs è in questa nidiata di giovani talenti, tutti sotto i 26 anni e già nel giro della nazionale di Hodgson ma ancora a corto di esperienza. La scelta di puntare sulla linea verde non è figlia del caso o della necessità ma il risultato di una precisa strategia che ha portato ad investire sui giovani i milioni incassati dalle cessioni di Modric e Bale al Real.

POCHETTINO POCHETTINO

 

Sangue fresco e conti in ordine: il club del quartiere ebraico di Londra ha chiuso il mercato con un attivo di 16 milioni e ora muove all’assalto della Premier con una squadra tosta e cattiva (sono quelli che commettono più falli).

 

«Siamo la squadra più giovane della Premier - ha spiegato Pochettino al termine della gara vinta col City- questa vittoria è importante per l’esperienza che lascia ai giocatori. Dobbiamo restare calmi e farci trovare pronti per l’Europa League». Ad aspettarli un’altra squadra sorpresa, la Fiorentina di Paulo Sousa. Nessuna fuga in avanti. Con Pochettino, dalle parti di White Hart Lane, hanno imparato che il futuro arriva un giorno, e una partita, alla volta.

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