IO E ILARIA, "FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI" – UN BUFFON INNAMORATISSIMO DA COSTANZO: "UNA DONNA SPECIALE, IL NOSTRO RAPPORTO E’ STRAORDINARIO – LA SEREDOVA? HO PASSATO 10 ANNI VERAMENTE BELLI CON LEI E POI BASTA" – POI RIPERCORRE GLI ABISSI DELLA DEPRESSIONE (“IL NON RICONOSCERSI PIU’ E’ LA PEGGIORE DELLE COSE”) E SULL’ADDIO AL CALCIO RIVELA… (VIDEO)

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Stefania Saltalamacchia per Vanity Fair

 

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«Penso che Ilaria sia veramente una donna speciale e secondo me il nostro rapporto è un qualcosa di straordinario, e proprio per questo immagino che ci sarà una evoluzione in futuro, che durerà finché morte non ci separi». Gigi Buffon, 40 anni compiuti da poco, sceglie queste parole per raccontare ciò che lo lega ad Ilaria D’Amico, nella sua vita dal 2014 e mamma del suo ultimo figlio, Leopoldo Mattia, 2 anni. I due, passata la tempesta del divorzio del portiere da Alena Seredova (mamma dei suoi Louis Thomas e David Lee), hanno saputo trovare pace e costruire una famiglia allargata che si rispetta.

 

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Tanto che oggi il calciatore della Juventus e della Nazionale può anche parlare al passato: «Alena è una persona che ringrazierò sempre perché alla fine ho trascorso dieci anni veramente belli con lei», ha aggiunto ospite de L’Intervista di Maurizio Costanzo (in onda giovedì 15 febbraio in seconda serata,ndr) lei me li ha dedicati come penso di averglieli dedicati anch’io». E poi condividono la cosa più importante: «Abbiamo fatto due figli stupendi, molto educati e gran parte del merito va a lei, ma penso che alla fine come in tutte le cose c’è un dare e un avere e se io ho ricevuto tanto, penso di aver anche dato tanto… e poi basta».

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Nel corso dell’intervista con Costanzo, il portiere non si è risparmiato, aprendosi anche sugli abissi vissuti durante una carriera (e una vita) apparentemente perfetta: «Ci sono degli snodi nella vita, probabilmente nel momento in cui da giovane e superficiale entri in una dimensione di uomo un po’ più maturo, in cui devi fare i conti con dei buchi neri che fino a quel momento non hai preso in considerazione. E queste valutazioni ti fanno cadere in un limbo, in un’apatia che può sfociare nella depressione». Un brutto mostro con cui lui ha avuto a che fare per almeno sei mesi, dal dicembre 2003 al giugno 2004: «Il non riconoscersi più penso sia la peggiore delle cose».

 

E sull’addio al calcio? Il capitano della Juventus non si nasconde: «Devo incontrare il presidente col quale abbiamo questo patto tra gentiluomini prima della fine del campionato. Ci incontreremo, faremo il punto della situazione e prenderemo la scelta definitiva. La verità è che un giocatore non smetterebbe mai di giocare».

 

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