ITALIA, DIMENSIONE AV-VENTURA – IL CT TORNA AL 3-5-2: IN ATTACCO CON IMMOBILE CI SARA' ZAZA E INSIGNE (IL PIU’ IN FORMA) FINISCE IN PANCA – BUFFON, CHE ESORDI’ IN NAZIONALE 20 ANNI FA NELLO SPAREGGIO VINTO COI RUSSI, VUOLE IL SESTO MONDIALE: "SE PASSIAMO, PER ME SARÀ LEGGENDA…"

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Mirko Graziano per la Gazzetta dello Sport

 

Ciro Immobile a pieno regime. Prime prove tattiche anti Svezia ieri pomeriggio, 3-5-2 come sistema base e il bomber della Lazio inamovibile là davanti. Superati tutti i test: affaticamento alla coscia destra smaltito, cancellato, dimenticato. A Solna giocherà da diffidato (come Chiellini, Verratti e Parolo), ma non dovrà fare calcoli: testa bassa e sportellate libere. Ventura punta infatti a chiudere subito i conti, e già da venerdì si aspetta gol pesanti dal toro 27enne di Torre Annunziata, bomber azzurro in queste qualificazioni mondiali: 6 centri in 10 gare.

 

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Prima dell' era Ventura, Ciro l' aveva buttata dentro una sola volta, in amichevole (2014) contro l' Olanda. Nella Lazio sta vivendo una stagione ai limiti del mostruoso: 18 reti in 15 gare ufficiali; spicca la doppietta in Supercoppa italiana, trofeo messo in bacheca lo scorso agosto dopo aver battuto 3-2 la Juve. «Sì, sono pronto e carico, a completa disposizione del mister e della squadra - ha detto domenica, appena arrivato a Firenze - Darò tutto me stesso, è la sfida più importante della mia carriera. Il Mondiale è la cosa più bella che ci sia per un calciatore, e in Russia l' Italia non può mancare. La responsabilità è tanta, lo sappiamo bene, bisogna però restare sereni, serve il cento per cento in ogni momento per non correre rischi».

 

FATTORE VENTURA Un feeling naturale con l' attuale c.t.: nel 2013-2014, al Torino appunto di Ventura, Immobile firmò 22 reti in 33 gare di campionato e si laureò capocannoniere assoluto; una vera e propria rinascita dopo la difficile e negativa parentesi col Genoa. Ebbe poi bisogno ancora della cura Ventura al termine di altre due stagioni così così nel Borussia Dortmund e nel Siviglia: nuovo incrocio in granata a gennaio 2016, sei mesi in prestito, cinque reti e una serie di buone prestazioni che convinsero la Lazio a organizzare una spedizione a Siviglia. Lotito versò agli spagnoli 8,5 milioni di euro per un attaccante che già oggi ne vale non meno di 30.

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IL BALLOTTAGGIO Venerdì sera, primo atto del playoff mondiale, Immobile dovrebbe fare coppia con Simone Zaza. O meglio, questo è l' attacco provato più a lungo nella seduta di ieri. Resta comunque in corsa pure l' interista Eder, a sua volta testato nella parte finale dell' allenamento. Zaza ha una gran fame di azzurro, nella testa e nel cuore fa ancora malissimo il rigore fallito nel quarto di finale europeo con la Germania: da allora ha giocato solo 10' in Nazionale, 9' contro il Liechtenstein e uno in amichevole con la Germania, gare disputate nel novembre di un anno fa. Il rientro in Nazionale è figlio di un impressionante cambio di marcia a Valencia: nove reti in undici gare di campionato, trascinatore di una squadra che può legittimamente sognare un posto in Champions League. La banda Marcelino è infatti seconda, a quattro lunghezze dal Barcellona di Leo Messi.

 

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 In azzurro Zaza non è titolare dal giugno 2016, 90' contro l' Irlanda all' Europeo in Francia. Un «digiuno» che a oggi potrebbe essere prolungato appunto solo per «colpa» di Eder. L' italo-brasiliano resta obiettivamente un gradino sotto, è comunque reduce dal suo primo gol in questo campionato (l' 1-1 al Toro) e a Coverciano ha mostrato una buona condizione fisica. «Io sono pronto - dice Eder - ma lo sono anche Immobile, Zaza, Belotti e tutti gli altri. L' unica cosa che conta è andare in Russia, il resto sono chiacchiere. La Svezia è un' avversaria durissima, squadra molto fisica, tosta. Servirà allora una grande partita».

 

REBUS INSIGNE Nel frattempo, c' è sempre uno spiraglio sul fronte Belotti. Ieri l' attaccante del Torino non è stato utilizzato negli esercizi tattici. È d' altronde appena rientrato da un brutto guaio a un ginocchio e lavora seguendo in parte un programma personalizzato.

 

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Verrà valutato fino all' ultimo momento utile, ma l' impressione è che a Solna partirà dalla panchina. L' obiettivo è quello di presentarlo almeno all' 80% nella sfida di ritorno, lunedì prossimo. Restano per ora ai margini i vari Insigne, Gabbiadini ed El Shaarawy. L' eventuale sacrificio del napoletano sull' altare del 3-5-2 sarebbe tatticamente inattaccabile, va detto.

 

Una volta scelto questo sistema, è indubbio che Lorenzo non rappresenti il miglior interprete là davanti. In ogni modo fa sempre un certo effetto pensarlo in panchina. Possibile un «ripescaggio» a Milano, in generale Insigne dovrà essere l' arma decisiva in caso di malaugurate «trappole» lungo questi fondamentali 180'. Dovesse essere infatti necessario rincorrere gli svedesi, il passaggio al 4-2-4 o 4-2-3-1 sarebbe praticamente automatico.

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2. GIGI 20 ANNI DOPO

Massimo Cecchini per la Gazzetta dello Sport

 

L' ultimo volo dovrà essere indimenticabile, visto che la Russia è nel suo destino. In questi giorni azzurri, immaginate Gigi Buffon come se fosse virtualmente ritto su un trampolino. In fondo c' è l' acqua del Mondiale, il sesto (nessuno come lui), solo che il capitano azzurro deve liberarsi da quel blocco di cemento chiamato Svezia, l' unico ostacolo che resta tra lui e la parola fine.

Poi, dalla prossima estate, sarà solo leggenda.

 

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«sarà leggenda» Nessuna sorpresa, visto che il portiere, oltre ad essere l' uomo record come presenze nella nostra Nazionale (173), è al 4° posto nella classifica assoluta di tutte le selezioni, dietro solo a il centrocampista egiziano Hassan (184), il portiere saudita Al-Deayea (178) e il difensore messicano Suarez (177). Gigi non vuole fermarsi. Non ora, non qui. D' altronde, se è vero che la storia è circolare, nulla sarebbe più perfetto di un Buffon che chiude la sua carriera al Mondiale di Russia, visto che proprio contro quella Nazionale - il 29 ottobre 1997 - Gigi esordì nel gelo di Mosca, anche lì in uno spareggio (vinto) che valeva il Mondiale. Vent' anni dopo, c' è una storia che prova a ripetersi. «Il ricorso è molto simpatico, ma ne avrei fatto volentieri a meno - dice il capitano azzurro a Rai Sport -. Se passiamo, per me sarà leggenda. È sempre un rischio, l' importante è che il risultato finale sia lo stesso di vent' anni fa». Il tempo, però, non fa sconti neppure ai miti.

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«Un po' mi manca quella spensieratezza, quella spavalderia tipica di chi è giovane e deve ancora prendere bacchettate sulle dita. Più vinci, più sbagli, più impari; poi maturi e impari a contare fino a dieci. Adesso sono più riflessivo, mi auguro che sia diventato anche un portiere migliore. Una volta combattevo l' ignoto con un eccesso di esuberanza che poteva sembrare irriverenza nei confronti e del mondo, adesso invece so bene a cosa vado incontro».

 

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ITALIA DA 7 Per questo la sua analisi è chiara. «Della Svezia fa paura la loro metodicità.

Fanno sempre le stesse cose, ma le fanno bene. Con queste squadre se giochi da sei perdi, se giochi da 6,5 pareggi, da 7 in su invece vinci. Perciò occorre fare una bella partita anche individualmente». I ricordi del «biscotto» all' Europeo 2004 sono lontani. «Il tempo passa.

 

L' uscita da quell' Europeo fu bruciante, ma se avessimo fatto meglio prima, non ci sarebbero stati problemi. Se ti ritieni un giocatore forte, sai che il destino passa dalle tue mani». La stessa sensazione di adesso.

 

«Non dobbiamo sentire la pressione esterna. Sappiamo già che andiamo incontro a due partite importanti per il nostro calcio e per l' Italia intera. Abbiamo fiducia in Ventura. Il confronto del Filadelfia tra noi azzurri è stato fatto passare come un qualcosa di eccezionale, invece è normale che dei professionisti, quando non riescono a esprimersi, debbano essere disponibili a qualsiasi confronto per superare gli ostacoli.

 

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Capita spesso sia alla Juventus che alla Nazionale, ma magari non si viene a sapere». Per i titoli di coda Buffon benedice Zaza («ingiusto all' Europeo farne un capro espiatorio»), Pirlo («gli ho scritto che deve essere orgoglioso della sua carriera») e Riva, a cui fa gli auguri per i 73 anni. Ma è l' ultima domanda, forse, che racchiude ogni cosa: l' Italia andrà al Mondiale? «Se me lo chiedevate vent' anni fa avrei risposto: "Siamo già al Mondiale"; ora dico: "Stiamo lavorando per andarci"». Vent' anni di Buffon, in fondo, sono tutti qui.

 

 

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