“VEDERE NEI SUOI OCCHI IL TERRORE È STATO DRAMMATICO” - ARIANNA MIHAJLOVIC A “VERISSIMO” RACCONTA LE ULTIME ORE DI SINISA A POCO PIÙ DI UN ANNO DALLA MORTE: “NON GLI ABBIAMO DETTO CHE STAVA MORENDO. PER NOI FINGERE È STATO MOLTO DOLOROSO, VOLEVO FARGLI PIÙ COCCOLE MA NON POTEVO: AVREBBE CAPITO - QUALCHE GIORNO PRIMA CHE LUI MORISSE, PERÒ, CI SIAMO DETTI…”

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sinisa e arianna mihajlovic

Estratti da corriere.it

È passato poco più di un anno dalla morte di Sinisa Mihajlovic e la moglie Arianna Rapaccioni oggi, domenica 21 gennaio, ha ripercorso una volta di più la sua storia con l'ex centrocampista e tecnico serbo: «È stato un anno difficilissimo — ha spiegato e a Verissimo di Silvia Toffanin —. I primi mesi ero scioccata e non riuscivo a fare nulla».

 

La loro storia d'amore è stata lunghissima e piena: «Ci siamo conosciuti che avevo 23 anni, poi ci siamo sposati e abbiamo avuto i figli. È stato un amore stupendo, durato 27 anni, e sono grata di avere vissuto la vita con lui».

 

Poi, la leucemia e gli ultimi anni, difficili. Una operazione, la guarigione. Solo apparente: «Dopo il primo trapianto lui si era ripreso. Poi, dopo due anni e mezzo, ha avuto la ricaduta. Lì ho capito che lo stavo perdendo, e da lì è stato tutto un crollo. I quattro anni di malattia sono stati devastanti. Devo ancora riprendermi da quello che ho visto negli ospedali. I medici hanno fatto il possibile ma purtroppo non c'è stato nulla da fare. Vedere negli occhi di Sinisa il terrore è stato drammatico».

arianna rapaccioni vedova di sinisa mihajlovic

 

In particolare, dopo una visita a Bergamo, poco prima della fine: «I medici mi hanno detto che non c'era più nulla da fare. Ma nel ritorno a casa lui mi disse "mi spiace non vedere crescere i miei figli". Così, insieme ai ragazzi, abbiamo deciso di non dirglielo. Era all'oscuro di tutto e fingere per noi è stato molto doloroso».

 

Quattro annui senza poter piangere («perché sapevo che lui se vedeva crollare me che ero la sua roccia...»), e quasi non poterlo coccolare, burbero com'era («mi avrebbe visto diversa»). Nemmeno «all'ultimo mese, quando sapevo che sarebbe morto: volevo fargli più coccole ma non potevo. Mi dispiace per questo. Qualche giorno prima di morire, però, ci siamo detti ti amo».

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Il lutto, e poi la ripartenza: «I nostri figli sono molto attivi, sono diventati molto forti. Con un papà come Sinisa, vogliono dimostrargli che anche loro sono forti e in grado di andare avanti. Provare che ce la possono fare. Loro sono la mia forza: senza di loro non ce l'avrei fatta. Ho sofferto tanto per mantenere questa calma, questa forza».

 

In casa Mihajlovic c'è però una gioia. La prima nipotina di Sinisa, figlia di Virginia.

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