LEICESTER, CENERENTOLA A CHI? ALLE SPALLE HA UN MAGNATE THAILANDESE, HA UNO STADIO DI PROPRIETA’E FATTURA COME IL NAPOLI - IN SERIE A IL MIRACOLO DI RANIERI SAREBBE ANCORA PIU’ IMPROBABILE: LA PREMIER NON SOLO HA PIU’ SOLDI MA LI DISTRIBUISCE MEGLIO TRA TUTTE LE SQUADRE -

In Italia il sistema cristallizza lo status quo: quest’anno la Juve può incassare 103 milioni a fronte dei 22 di Carpi e Frosinone - In Inghilterra, le cinque big (Chelsea, City, United, Arsenal e Liverpool) sono alla pari mentre la Premier dalle tv incassa tre volte di più - Applicando il modello inglese si ridurrebbero le distanze fra i club in Italia...

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ranieri ranieri

Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”

 

L’invidia della Premier, il complesso d’inferiorità del calcio italiano verso il football di Sua Maestà, cresce dopo l’impresa del Leicester. Qui la noia, lì la gioia: la Juventus ha vinto il quinto scudetto di fila, con tre turni d’anticipo dopo averne dati dieci di vantaggio alle avversarie, in Inghilterra festeggiano il campionato più pazzo di sempre. E l’Italia si chiede: è possibile un Leicester in Serie A?

 

il proprietario del leicester vichai srivaddhanaprabha il proprietario del leicester vichai srivaddhanaprabha

Premessa d’obbligo: la Cenerentola di King Claudio non viaggia proprio a bordo di una zucca. L’anno scorso ha fatturato 104 milioni di sterline, circa 135 milioni di euro, sui livelli del Napoli: 98 milioni di euro da diritti tv, 26 milioni da ricavi commerciali, il resto dal botteghino. Ha uno stadio di proprietà, acquistato tre anni fa dalla controllante — in Italia ce l’hanno tre squadre — e 32mila spettatori di media: in A sarebbe al 6° posto.

 

E ha alle spalle il magnate thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, re del duty free: in A, gli imprenditori stranieri non hanno portato fiumi di denaro. Ma resta un dato: il 70% dei ricavi delle Foxes arriva dai diritti tv, la cui ripartizione, in Inghilterra, favorisce l’equilibrio.

abbraccio tra vardy e ranieri abbraccio tra vardy e ranieri

 

In Italia, per la legge Melandri, il 40% della torta è diviso in parti uguali, il 30% in base al bacino d’utenza, il 30% secondo i risultati. Per i tifosi, si contano i sostenitori (25%), via sondaggio, e i residenti nel comune (5%). Per i risultati, quelli dal Dopoguerra (10%), dell’ultima stagione (5%) e del quinquennio precedente (15%). Il sistema cristallizza dunque lo status quo. Per il triennio 2015-2018, la Serie A incassa 1 miliardo e 169 milioni: dedotte le commissioni a Infront (50,4 milioni), i premi per la Coppa Italia, il 10% che va alla mutualità e il paracadute per le retrocesse, restano 924,3 milioni.

VICHAI SRIVADDHANAPRABHA VICHAI SRIVADDHANAPRABHA

 

A ogni club andrà una quota fissa (18,4 milioni), per calcolare la cifra totale si attende la classifica finale: una simulazione proietta la Juventus a 103 milioni e inchioda le piccole, Carpi e Frosinone, a 22. Nel 2014/15, 94 milioni alla Juve, 76 a Inter e Milan, 62 al Napoli, 60 alla Roma, solo 17,9 all’Empoli. In Inghilterra, le cinque big (Chelsea, City, United, Arsenal e Liverpool) sono praticamente alla pari.

 

Se la Lega è un’associazione privata e si affida ad un advisor, la Premier è una società per azioni, i club ne sono soci, ha un management qualificato. Dalle tv, incassa tre volte di più. Nel triennio 2016-2019, 10,9 miliardi di euro, di cui 4 per l’estero, circa 3,6 miliardi a stagione (fin qui erano 2,2). E in diretta vanno meno della metà degli incontri: gli stadi sono pieni al 95,9%, in Italia al 48,8%.

JUVENTUS JUVENTUS

 

La torta, gigantesca, è divisa in porzioni più eque: il 50% dei diritti nazionali e il totale di quelli internazionali alla pari, il 25% in base al numero dei passaggi in tv con una quota egualitaria per le prime 10 partite. L’altro 25% dipende dalla classifica finale: in Inghilterra, una posizione in più vale 1,7 milioni, in Italia 200mila euro. In questo quadro, ogni club ha circa 75 milioni garantiti, diventeranno presto 110-120. L’anno scorso, considerando solo il campionato nazionale, il Leicester ha incassato più della Juve. Il Qpr, la più “povera” con 89 milioni, in A sarebbe al secondo posto.

 

MAHREZ MAHREZ

E’ solo un aspetto del gap fra i due Paesi. In Inghilterra pesano investimenti dei proprietari, ricavi commerciali e da stadio, introiti da competizioni europee: lo United fattura 553 milioni, quasi quattro volte le Volpi, il cui titolo resta quindi un miracolo. Ma in Italia, dove le tv alimentano un carrozzone stanco e incidono quasi per il 60% del fatturato, una diversa ripartizione di queste risorse può riequilibrare le forze.

 

Una simulazione di Calcio e finanza ha applicato il modello inglese alla Serie A 2014/15: la Juventus avrebbe incassato 52 milioni, poco più di Roma (50) e Napoli (49), con un gap fra prima e ultima di 19 milioni anziché 76. La riforma che il Governo si accinge a varare vuole portare la quota fissa dal 40 al 50% e oggettivare al massimo il calcolo dei tifosi.

 

CARPI FROSINONE CARPI FROSINONE

Sostiene Luca Marotta, commercialista esperto di bilanci sportivi: «Con un diverso metodo di ripartizione si ridurrebbero le distanze fra i club in Italia, con il rischio però di renderli meno competitivi all’estero. La torta, rispetto a quella inglese, non riesce a garantire abbastanza a tutti. A prescindere dai criteri di divisione, se la cifra totale fosse più grande sfamerebbe tutti a sazietà».

 

CROTONE CROTONE carpi in a carpi in a

L’aspetto economico non deve oscurare quello tecnico. Nessuno avrebbe investito un milione di sterline in Jamie Vardy per prenderlo dal Fleetwood Town in quinta divisione, cinque anni fa. E nessuno in estate avrebbe puntato su Claudio Ranieri. Beh, quasi nessuno: 47 scommettitori l’hanno fatto. Ventidue hanno resistito fino alla fine, portandosi a casa 4 milioni di sterline.

 

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