LA LUNGA MARCIA DI SCHWAZER: DA SANREMO A TOKYO! “NESSUNO MI RIDARA’ LA VITA CHE MI HANNO TOLTO PERCHE’ NON SI PUO’ TORNARE INDIETRO” – L’AZZURRO SUL PALCO DELL’ARISTON DOPO LA RIABILITAZIONE: "VOGLIO GIUSTIZIA ANCHE DALLO SPORT. HO VINTO IN TRIBUNALE, MA ORA VOGLIO TORNARE A VINCERE IN PISTA. SOGNO ANCORA L’OLIMPIADE, VORREI CHE MIA FIGLIA MI VEDESSE GAREGGIARE" - MA PERCHE' AMADEUS GLI HA DEDICATO SOLO TRE MINUTI?

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Renato Franco per il "Corriere della Sera"

 

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Le sedie riempite di palloncini, Fiorello pieno di piume (un Achille Lauro che non si prende sul serio), rimangono gli applausi finti, ma sparisce l' asettico e asintomatico carrello portafiori.

 

La seconda serata del Festival cambia ritmo, la gara inizia subito, apre Orietta Berti (perfetta quota Rai1), arriva immediatamente Laura Pausini (un' altra in target), pochi giorni fa premiata ai Golden Globe. L' impressione è quella di Festival più rassicurante per un pubblico abituato a certi codici di spettacolo, perché in fondo la televisione è soprattutto abitudine più che novità.

 

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Amadeus e Fiorello sono sempre più intimi («mia moglie mi chiama amorino, che è il Dio dell' amore, alato e nudo. La tua ti chiama patato, quindi per me il Festival può anche finire qua, caro Pat»). Il messaggio più importante è in apertura, sempre di Fiorello: «Bisogna organizzare una campagna vaccinale di quelle potenti, vogliamo vaccinarci tutti affinché questo incubo finisca».

 

Con Amadeus questa sera c' è Elodie, l' anno scorso in gara, oggi promossa conduttrice. Ma è Fiorello che si prende sempre la scena: prima scende in platea a far scoppiare un po' di palloncini, quando canta è sempre elegantemente retrò, poi improvvisa: lui al beat box, Pausini vocalist dance sulle note di «The Rhythm of the Night», Amadeus cubista.

 

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Cambia il registro con la vicenda di Alex Schwazer, il marciatore squalificato per doping, ma riabilitato dalla recente sentenza del Tribunale di Bolzano: «Ho provato tanta amarezza, la mia famiglia mi ha dato forza, ma nessuno mi ridarà indietro la vita che mi hanno tolto. Ora voglio essere giudicato dalla giustizia sportiva, perché non voglio perdere altre gare. Ho vinto in tribunale, ma ora voglio tornare a vincere in pista».

 

Dopo gli applausi finti, Sanremo si regala pure il brivido anestetizzato del cantante registrato, in gara ma senza esserci fisicamente. In quarantena a causa di un contatto con due persone del suo staff (parrucchiere e fonico) risultate positive al Covid, Irama si è «esibito» per ultimo con la messa in onda del video della prova generale.

 

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Il primo bilancio è quello degli ascolti. Amadeus non supera se stesso. Al contrario, niente record: la prima serata ha avuto una media di 8 milioni e 363 mila spettatori (46,6% di share) contro i 10.058.000 spettatori (52,2% di share) dell' anno scorso.

Scorrendo la serie storica dei dati sanremesi bisogna tornare al Festival del 2011 condotto da Gianni Morandi per trovare una media della prima serata inferiore: nel 2011 fu del 46,3%.

 

La matematica non è un' opinione, ma i numeri sì perché si possono leggere in modo diverso a seconda di come si scorporano. «Il primo bilancio è positivo - spiega il direttore di Rai1 Stefano Coletta -, c' è stata una piccola flessione, ma la comparazione è poco praticabile, perché siamo andati in onda un mese dopo e manca circa un milione e mezzo di teste sulla platea complessiva. Peraltro il 46,6% è in linea con la media degli ultimi 20 anni». Il risultato però è che sono volati via quasi 6 punti di share e più di un milione e mezzo di spettatori. Un dato che farà riflettere Rai Pubblicità che puntava invece a un aumento di 1 o 2 punti di share con un ricasco inevitabile sui ricavi.

 

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Un' emorragia di ascolti importante che è la combinazione di diversi fattori: un cast sbilanciato su cantanti poco noti alla platea abitudinaria di Rai1, una formula che ricalca quella dell' anno scorso (se Achille Lauro era una novità, quest' anno ha il sapore del già visto), un inconscio rifiuto collettivo ad abbandonarsi alla spensieratezza in un mondo dai contorni inaspettati che non riconosciamo come nostro.

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