UN MENAGRAMO A CANESTRO - UN TIFOSO ACCUSA SUL BLOG UN CONSULENTE DI BASKET DI PORTARE SFIGA E GLI FA CAUSA: HA PERSO CONTRATTI IMPORTANTI CON L’OLIMPIA MILANO E DAN PETERSON

Il consulente Giampiero Hruby, a sostegno della propria tesi, nel processo presenterà una lettera dell’ex presidente dell’EA7 Proli: “Il messaggio negativo arriva al pubblico” e una mail di Dan Peterson che si diceva “molto preoccupato per la mia immagine e la mia carriera a causa del dispregio della tua reputazione (iattura, malocchio, ecc.)

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Roberto De Ponti per “il Corriere della Sera

 

Giampiero Hruby Giampiero Hruby

«Se ne vada, menagramo d’un menagramo». L’esclamazione del Duca Conte Semenzara, che accusa l’incolpevole ragionier Fantozzi Ugo di averlo fatto perdere al casinò con la sua sola presenza, resta una frase cult della cinematografia italiana, ma da oggi rischia anche di fare giurisprudenza. Perché il destinatario della citazione, comparsa su un sito gestito da un tifoso dell’Olimpia Pallacanestro Milano, se l’è presa non poco. E ha citato per danni il tifoso cinefilo.
 

Si chiama Giampiero Hruby, conosciuto nel mondo del basket per aver fatto l’allenatore (è stato assistente scudettato di Sergio Scariolo, ha vinto un campionato di serie A2 con l’Aurora Desio) e per essere diventato, col tempo, procuratore prima e consulente tecnico poi, ruolo che gli ha attirato invidie e maldicenze. Messe nero su bianco da tale Matteo Refini, che sul blog «Io e l’Olimpia» l’ha accusato — usando le parole del «Secondo tragico Fantozzi» — di essere un «menagramo». Di portare sfiga, insomma.
 

I legali di Hruby hanno quantificato in 145 mila euro la richiesta di danni, patrimoniali e non patrimoniali, sostenendo che quel «menagramo» ha causato «sofferenza e imbarazzo», nonché la rottura di contratti importanti con l’EA7 Olimpia Milano e con Dan Peterson, l’allenatore-commentatore-presentatore dall’italiano alla Don Lurio e la capacità di trasformare in oro qualsiasi cosa tocchi.
 

Dan Peterson Dan Peterson

Hruby, a sostegno della propria tesi, nel processo che comincerà il 23 settembre presenterà due documenti: una lettera dell’allora presidente dell’EA7, Livio Proli, che lo spostava ad altro incarico «con minore visibilità perché, pur non condividendo un solo rigo di quanto pubblicato, il prestigio del gruppo non può prescindere da ciò che in concreto, colpevolmente o meno, viene recepito da appassionati, addetti ai lavori e semplici tifosi», di fatto una diminuzione di mansioni, e un’email di Peterson che si diceva «molto preoccupato per la mia immagine e la mia carriera a causa del dispregio della tua reputazione (iattura, malocchio, ecc.)».

 

Gli avvocati di Refini replicano sottolineando la sorprendente tempestività di queste lettere. Sottinteso: si tratta di documenti prodotti ad arte (e concordati) per sostenere la tesi di Hruby.
 

Sarà naturalmente il giudice a decidere chi ha ragione, resta il fatto che, comunque vada, non sarà una sentenza a stabilire se Hruby porti sfortuna o meno. Di superstiziosi purtroppo è pieno il mondo, e se il gatto nero se ne frega di portarsi dietro una fama immeritata, un uomo di sport rischia davvero di veder compromessa una carriera, perché se la calunnia è un venticello, in tempi di internet e social network diffonderla è davvero un attimo. E schiodarsi di dosso la sinistra fama di iettatore poi diventa un problema.
 

Sergio Scariolo Sergio Scariolo

Quanti «innominabili» abbiamo incontrato nella nostra carriera professionale, o semplicemente nella nostra cerchia di amici? Perché poi spesso e volentieri le cose nascono così, con un «non ci credo ma non si sa mai».

 

Nel mondo dello spettacolo, che in quanto a scaramanzie non ha nulla da invidiare allo sport, è stata scandalosa (e dolorosa) la vicenda di Mia Martini, voce meravigliosa e rivalutata dopo la morte, carriera rovinata dall’accusa di essere una iettatrice (tutto cominciò quando «predisse» la caduta di un telone fissato male sul palco di un concerto); o quella di Marco Masini, cantante boicottato dai programmi tv perché i colleghi, quando passava, si davano di gomito dicendo «porta sfiga».
 

Il più furbo di tutti? Rosario Chiarchiaro, il protagonista della novella di Luigi Pirandello considerato un menagramo. Chiarchiaro si presentò davanti al giudice e anziché chiedere i danni, chiese la patente di iettatore. Mi considerate un portasfiga? Avete paura della jella? Siete così stupidi da pensare che io possa mandarvi malefici? E allora pagate. Il modo più subdolo di punire l’ignoranza umana.

 

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