MONCHI, IL CASSIERE DI SIVIGLIA E' TORNATO A CASA! DOPO AVER SMANTELLATO LA SQUADRA SEMIFINALISTA DI CHAMPIONS E AVER BUTTATO IN 2 ANNI 264,7 MILIONI PER I VARI PASTORE, KLUIVERT, BIANDA & CO, L’EX DS DELLA ROMA SALUTA I GIALLOROSSI: “VADO VIA PER IDEE DIVERSE DA PALLOTTA. AVREI DOVUTO INFORMARMI DI PIU’ SUL CLUB” - LA REPLICA DEL PRESIDENTE: "SONO STUPITO. NON MONCHI NON AVEVA UN PIANO B"

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Filippo Maria Ricci per gazzetta.it

 

monchi monchi

Prima emozionato, e poi bombardato di domande. Monchi è tornato a Siviglia e ha parlato per 50 minuti. Se n’era andato poco meno di due anni fa dopo 17 stagioni da dirigente e una decina da portiere. Sembrava che da Roma fosse destinato a Londra, sponda Arsenal con l’amico Unai Emery, e invece il richiamo familiare è stato irresistibile. Monchi torna a casa sua. Lo fa convinto del progetto, “altrimenti non sarei qui”, usa tanto le parole ambizione e crescita e lo fa con un contratto a tempo indeterminato e la certezza di poter riprendere da dove aveva lasciato, successi economici e sportivi, “ma aspirando a fare un salto ulteriore”

 

Tra le tante domande a tinta biancorossa ce ne sono alcune giallorosse. La Roma ricorre nella conferenza stampa e le parole di Monchi sono di elogio e ringraziamento: “Sono stato due anni in un club importante nel quale ho appreso tantissimo e sono cresciuto professionalmente. Ora sono qui per reinvestire quanto imparato fuori nel club al quale voglio bene. Due anni fa me ne sono andato perché credevo che fosse il momento di andar via, perché mi sentivo un po’ anchilosato, mi sembrava che fossi rimasto indietro e sentivo il bisogno di motivazioni esterne per continuare a crescere”

 

di francesco monchi di francesco monchi

“Diciassette anni in un qualsiasi posto di lavoro sono tanti, t’infili in una voragine e da lì credi che quello sia il centro del mondo. Cercavo altre inquietudini per continuare a crescere e la cosa mi ha spinto a uscire. Avevo bisogno di aria, di conoscere un altro pezzo di mondo. Un mondo diverso. E per questo ho cercato un posto difficile: avevo tante possibilità e ho scelto il progetto che a mio avviso più mi poteva aiutare a crescere, e ho avuto ragione: al di là dei risultati a Roma sono sicuramente maturato a livello professionale”

 

“La pressione del ritorno? Ne sono cosciente, così come in questi giorni ho ascoltato tanta gente dirmi di non tornare qui, che le seconde volte non sono mai come le prime. Dico due cose: la prima è che vengo da un posto che se ha qualcosa questa è la pressione, l’ho maneggiata in questi due anni e penso di poter continuare a farlo. La seconda è che il Padrino 2 era meglio del primo”

 

totti monchi totti monchi

Hanno chiesto a Monchi di fare un ritorno al futuro e guardare a quando accettò la Roma: “I due anni vissuti a Roma non li cambio. E anche se potessi tornare indietro sapendo come finiva firmerei lo stesso. Ho commesso un errore da principiante perché era la prima volta che lasciavo Siviglia: avrei dovuto informarmi di più e conoscere meglio il club nel quale andavo. Mi sono trovato di fronte a una situazione che non conoscevo e sono stato colto di sorpresa. Però dei due anni a Roma non mi pento di nessuna decisione che ho preso. Mi sono serviti a crescere a livello personale e professionale e a conoscere un grande club al quale dopo il Siviglia vorrò sempre molto bene”.

 

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Gli ricordano la battuta sul Circo Massimo, e Monchi si difende: “Mi sembra assurdo e ingiusto usare quella che era una battuta con un tifoso trasformandola in una dichiarazione istituzionale, tutti sanno quando e come è stata fatta”. E sulle ragioni dell’addio, sulle divergenze con Pallotta e Baldini: “Sono andato via prima della fine del contratto per una semplice ragione: in un momento puntuale ho capito che la proprietà aveva idee diverse dalle mie. Il presidente pensava che fosse meglio andare a destra mentre io ero convinto che fosse meglio andare a sinistra. Continuare così, in queste condizioni, non mi sembrava giusto. Non è importante pensare chi aveva ragione. Il presidente rappresenta la proprietà e io posso solo parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che mi hanno portato lì. Da parte mia non sentirete mai una parola contro la società e contro la Roma. Semplicemente, in un momento puntuale ho capito che eravamo su strade diverse e allora era meglio fermarsi”.

 

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E cosa si porta via da Roma? “Tantissime cose. Per esempio l’esperienza di lavorare fuori da casa mia, in un ambiente molto pesante, esigente, caldo. Un ambiente che credo contribuisca a rendere più professionale e attenta una persona. Continuo a dire e a pensare che la mia esperienza a Roma a livello professionale è stata bellissima. Nel secondo anno, che comunque ancora non è finito, è vero che non abbiamo ottenuto risultati, ma il primo anno è stato bellissimo. E comunque ripeto, al di là dei risultati, l’esperienza di lavorare in una società tanto importante come la Roma mi ha fatto crescere tantissimo. La porterò sempre nel cuore”.

 

LA REPLICA DI PALLOTTA

Da www.ilmessaggero.it

 

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Il presidente della Roma Jim Pallotta non ha digerito le dichiarazioni rilascaite dall’ex ds Monchi, adesso al SIviglia dove oggi è stato presentato in conferenza stampa: «Il Presidente voleva andare a destra, io a sinistra», ha dichiarato il dirigente spagnolo ai cronisti. «Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse», sono le parole del presidente giallorosso affidate al sito del club.

 

«Mi fa piacere sapere che Monchi non avrebbe mai voluto fallire a Roma, ma voglio fare chiarezza su alcune cose. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi».

 

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Pallotta poi continua: «Ho da subito detto che avrei voluto allenatori di primo livello, preparatori di primo livello, staff medico di primo livello, addetti allo scouting di primo livello, assieme a un’organizzazione calcistica di primo livello. Ho consegnato a Monchi le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l'allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l'allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva alla Roma, non aveva un piano B. Questo accadeva a novembre: mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A».

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Pallotta poi conclude: «Quindi, quando leggo o ascolto certe interviste radiofoniche, in cui sostiene che la proprietà stesse intraprendendo una direzione diversa dalla sua e che questo è il motivo per cui se n’è andato, mi chiedo: cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014».

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