NOTTI TRAGICHE: COME SONO I MONDIALI SENZA TIFARE ITALIA? CRISTIANA CAPOTONDI: "È L' ESTATE PIÙ BRUTTA CHE RICORDI” – GEPPI CUCCIARI NON RINUNCERA’ ALLE GRIGLIATE: “MA SENZA PARTITE…” LO SCRITTORE JUVENTINO SANDRO VERONESI: "TUTTO SOMMATO NON È POI UN MALE CHE L' ITALIA NON SIA IN RUSSIA. CI AVREBBE DISTRATTI DA BEN ALTRI PROBLEMI”

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Elvira Serra per il Corriere della Sera

 

Altro che notti magiche inseguendo un gol. Sotto il cielo di un' estate italiana si respira la disfatta, e solo i più allenati all' ironia riescono a scherzarci sopra sui social (notevole la foto con la scaletta gremita di persone su una pista d' atterraggio deserta e la didascalia: «Gli azzurri che aspettano l' aereo per la Russia»). E hai voglia a dire che questo Mondiale merita lo stesso di esser visto perché ci sono i calciatori più forti del momento, perché possiamo seguire le partite senza rischiare l' infarto, perché per guardarlo di nuovo d' estate ci vorranno altri otto anni (nel 2022 la Coppa del Mondo tocca al Qatar, e si disputerà tra novembre e dicembre).

 

Siamo orfani azzurri. «Accenderemo la televisione con la morte nel cuore, questa è la verità. Come una bandiera col buco dentro sentiremo rinnovato e materializzato il senso di vuoto», ha scritto qualche giorno fa con tristezza formidabile Walter Veltroni sul Corriere dello Sport. E allora chi se ne importa se Portogallo e Spagna l' altro ieri hanno pareggiato o ieri Messi ha sbagliato il rigore. Cristiana Capotondi su Instagram posta una lavagna appesa con la scritta: «Vendo dvd mondiali 1982 e 2006 per grigliate estive 2018» e ammette che è «l' estate più brutta che io ricordi».

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Per concludere con un drammatico: «Sto male senza mondiale».

Ci manca il rito collettivo, appartenere a un progetto comune, tifare, o tifare contro.

Ma sempre con l' Italia nel pallone. E invece addio grigliate, vuvuzela e po-po-po-po-po-po, quest' anno non sventoleremo un bel niente. Perché «vedere i mondiali senza l' Italia è come bere la birra analcolica per dimenticare» (semicit. da Pinuccio su Twitter).

 

Piuttosto, meglio l' amarcord. La7 ha fatto un bel record di ascolti, giovedì, trasmettendo la finale dei Mondiali di Germania del 2006, quella della testata di Zidane a Materazzi, che ci consacrò campioni ai rigori al termine dei supplementari. Complice l' attualità, e il braccio di ferro tra Conte (il premier) e Macron (il presidente francese), la rete ha cambiato il palinsesto mandando in onda la partita in prime time, con l' introduzione di Enrico Mentana.

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Risultato: 5,20 per cento di share e quasi un milione di telespettatori medi, con picchi dell' 11,06 per cento. Anche se tutti sapevano come sarebbe finita. E non sarà un caso se pure Netflix ha aggiunto nella sua offerta la serie 2006 - Sul tetto del mondo, dove ripropone ogni settimana una delle sette partite che hanno visto gli azzurri vincere in Germania.

 

Certo, si può sempre decidere di tifare qualcun altro.

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Magari il Brasile di Neymar, per compensarlo di quell' entrataccia di Juan Camilo Zúñiga Mosquera che con una ginocchiata sulla schiena infranse il sogno di una nazione intera proprio ai Mondiali giocati in casa. «Non mi dispiacerebbe se si riscattasse», ci pensa un po' lo scrittore Sandro Veronesi, che simpatizza anche per la Francia, perché ha dato i natali a Platini, a Pogba e ad altri campioni della sua Juve. Ma niente più riti per lui. «Casomai la finale, o la semifinale, da guardare in casa con la mia famiglia», dice per telefono. E poi aggiunge, questa volta serio: «Tutto sommato non è poi un male che l' Italia non sia in Russia.

 

Ci avrebbe distratti da ben altri problemi».

Geppi Cucciari ancora non sa per chi tiferà: «Forse più avanti potrei affezionarmi alla meno favorita», racconta dal suo primo sabato libero dopo l' esperienza di Amici con Maria De Filippi. Ma alle grigliate non rinuncerà: «Senza partite, però». Nessuna partita per Saturnino Celani, che ancora non ha digerito l' epoca Ventura. Con molta gentilezza, liquida la nostra domanda in poche parole: «I Mondiali senza l' Italia non hanno senso di essere guardati».

 

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